Da Cancun la Chiesa chiede di rendere il turismo “una realtà umana e umanizzante”
“Il turismo che fa la differenza” è il tema del VII Congresso Mondiale di Pastorale
del Turismo svolto a Cancún, in Messico, dal 23 al 27 aprile. Convocati dal Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e dalla Prelatura di Cancún-Chetumal,
con la collaborazione della Conferenza episcopale messicana, i partecipanti alla cinque
giorni provenienti da 40 Paesi di 4 Continenti – ecclesiastici e laici impegnati in
questo ambito pastorale e professionale – hanno elaborato una dichiarazione finale
dei lavori del Congresso, che si rivolge a quanti nella Chiesa hanno responsabilità
per l’evangelizzazione, e a quanti nel mondo s’interessano del fenomeno del turismo.
Il documento prende spunto dal messaggio d’apertura di Benedetto XVI, che ha invitato
i delegati a trattare il tema del turismo nel contesto dello sviluppo umano integrale,
per arrivare a proporre credibilmente “un turismo diverso” che rifletta chiaramente
“l‘altro itinerario, più profondo e significativo, che siamo chiamati a percorrere:
quello che ci conduce all‘incontro con Dio”. Partendo da queste indicazioni, si legge
nella dichiarazione, “abbiamo constatato con soddisfazione la crescente attenzione
della Chiesa a questo fenomeno, di cui sono esempio gli Orientamenti per la pastorale
del turismo pubblicati nel 2001 dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti
e gli itineranti. Vogliamo farci presenti nel settore del turismo – prosegue il testo
- per cercare di renderlo una realtà veramente umana e umanizzante. Accogliamo come
compito l’invito del Santo Padre a ‘illuminare questo fenomeno con la dottrina sociale
della Chiesa’”. A tal proposito vengono citati anche gli ammonimenti del Papa circa
“gli abusi del fenomeno turistico, soprattutto quello che sovente implica la tratta
di esseri umani, lo sfruttamento sessuale, l’abuso di minori e perfino la tortura”.
Il Santo Padre – aggiunge il documento - ci ha chiesto di articolare le coordinate
di un turismo “etico e responsabile, rispettoso della dignità delle persone e dei
popoli, accessibile a tutti, giusto, sostenibile ed ecologico”. La dichiarazione si
conclude con l’impegno dei partecipanti “ognuno nel proprio ambito e tutti insieme
al servizio della Chiesa, ad approfondire le conclusioni del Congresso, a farsene
interpreti nelle diverse singole situazioni e promotori a livello globale”. “Ci auguriamo
che il lavoro portato avanti in questi giorni possa stimolare una più diffusa riflessione
dentro e fuori la Chiesa – si legge infine nel testo -, intorno a una realtà che tocca
non solo il tempo libero dell’uomo, ma la sua stessa libertà, insieme al senso profondo
della sua vita nel mondo”. (M.G.)