Giornata internazionale del lavoro. Olivero: più tutele. Costalli: rilanciare gli
investimenti pubblici
Manifestazioni in tutto il mondo oggi per la Giornata internazionale del lavoro. La
crisi sta colpendo anche l’Italia che registra l’aumento del tasso di disoccupazione
al 9,7%. In questo contesto, le Acli, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani,
promuovono a Roma, dal 3 al 6 maggio, il loro 24° Congresso nazionale sul tema “Rigenerare
comunità per ricostruire il Paese, artefici di democrazia partecipativa e buona economia”.
Un titolo che punta in alto, come afferma il presidente delle Acli, Andrea Olivero,
al microfono di Federico Piana:
R. – Sì, abbiamo
deciso di puntare alto con questo congresso, perché riteniamo che il tema della rigenerazione
della comunità sia un tema cruciale, fondamentale per poi ridare respiro al nostro
Paese e poter far sì che le tante riforme di cui sentiamo parlare in questi giorni
trovino una loro cornice ideale in un progetto di società, in un progetto di crescita
che non può essere soltanto, appunto, nei numeri del Pil ma deve vedere maggiore occupazione,
deve vedere maggiori tutele e maggiori diritti per le persone.
D. – Rigenerare
comunità per ricostruire il Paese: in che modo si possono rigenerare queste comunità,
secondo le Acli?
R. – Bè, innanzitutto contrastando la deriva individualistica.
Noi abbiamo, in questi anni, assistito – via via – allo sgretolamento della comunità
a causa di questa ideologia potente che si è fatta strada e che anche nello stesso
mondo del lavoro, in molti casi ha portato le persone a leggersi soltanto come soli,
come atomi: lo stiamo vedendo drammaticamente anche in questi giorni, in queste ore,
con i tanti casi di suicidio o comunque di disperazione individuale: non si crede
più al fatto che si possano trovare soluzioni comuni. Invece, noi continuiamo a riaffermare
che bisogna, all’interno della comunità, farsi carico collettivamente i problemi e
cercarne le soluzioni.
D. – Quali sono le soluzioni, secondo voi?
R.
– Innanzitutto, andare a costruire economia civile. Come ha detto Papa Benedetto XVI
nella Caritas in veritate, è questa la grande sfida dell’oggi. Cioè, fare in modo
che le imprese – le nuove imprese – si assumano le responsabilità sociali, siano connesse
alla comunità e abbiano anche una ridistribuzione maggiore del reddito. Una seconda
proposta che noi avanzeremo sarà quella di un piano straordinario per l’occupazione
giovanile. Io credo che tutti siamo disposti ad assumerci ancora dei pesi, di fare
ulteriori sacrifici se siamo certi che qualcuno ne trarrà beneficio, in particolar
dei più giovani, le generazioni che, appunto, oggi stanno patendo più di tutti la
crisi. Il terzo elemento è quello di vedere il welfare non come un costo ma come un
investimento per la società. Noi sappiamo che senza coesione sociale non si cresce
e, soprattutto, si vive male. Noi pensiamo che oggi, con una maggiore ridistribuzione
del reddito, con scelte naturalmente coraggiose e – ci rendiamo conto – anche difficili,
ma necessarie si può tentare di uscire dalla crisi.
Questo primo maggio sarà
ricordato, in Italia, anche per l’alto tasso di suicidi tra gli imprenditori: 23 dall’inizio
dell’anno secondo la confederazione degli artigiani di Mestre. Ma il fenomeno riguarda
anche i lavoratori dipendenti: solo l’altro ieri, il caso di un portinaio che si è
tolto la vita dopo esser stato licenziato. Alessandro Guarasci ha sentito l’opinione
di Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori:
R. – Credo che
il momento vada affrontato con un grande senso di responsabilità. Il Paese ha bisogno
di riforme e ha bisogno di una ripresa economica, ma senza riforme credo che la ripresa
si attarderà ancora di più.
D. – Lei ha parlato di riforme: basta quella sull’articolo
18 oppure serve qualcosa di più radicale, di più incisivo?
R. – Se vogliamo
acquisire investimenti – e l’Italia di investimenti ne ha veramente bisogno – la riforma
del mercato del lavoro va sicuramente fatta. Personalmente, credo che sull’articolo
18 abbiamo fatto troppe battaglie ideologiche, e credo che i posti di lavoro non si
garantiscano solo con tutele legislative. C’è necessità di ripresa, c’è necessità
di una grande ripresa, anche, della contrattazione e di relazioni industriali innovative.
D.
– Finora siamo stati molto ancorati ai cosiddetti “sacrifici”. C’è chi dice che manca
un piano di sviluppo concreto …
R. – Io credo che il governo fino adesso si
sia mosso nella linea giusta. Però, adesso siamo veramente ad un punto di non ritorno.
Credo che sia assolutamente indispensabile che ci siano investimenti anche pubblici
per rimettere in movimento l’economia italiana. Vedo che, a livello europeo, su questo
tema da qualche giorno ci sono posizioni più convinte e più unitarie.