2012-05-01 19:42:50

Festa del Lavoro. Napolitano: ora la riforma. Ancora una morte bianca


Crescita, tasse, riforme. Sono i temi ricorrenti di questo Primo Maggio, festa dei lavoratori. Cerimonia al Quirinale con il capo dello Stato Napolitano. I sindacati confederali hanno manifestato a Rieti. In serata il tradizionale concertone in Piazza San Giovanni a Roma, presenti centinaia di migliaia di persone. Servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

Un Primo Maggio quest’anno davvero difficile da festeggiare. L’Italia è in recessione senza aver recuperato il terreno perduto nella crisi globale, ha detto Napolitano per il quale ora l’imperativo è la crescita per i giovani. Il capo dello Stato insiste sulla necessità delle riforme strutturali, a partire proprio da quella del lavoro all’esame del parlamento. Difesa naturalmente dal ministro Elsa Fornero, intervenuta alla cerimonia al Quirinale. Napolitano ha chiesto alle forze politiche senso di responsabilità e alle parti sociali di non arroccarsi più su conquiste del passato. Nei partiti della maggioranza il confronto è ancora aperto. Da parte loro Cgil Cisl e Uil hanno manifestato oggi a Rieti, mentre Ugl e Cisal hanno scelto località del sud. I sindacati chiedono al governo impegni concreti per la crescita, facendo leva sull’occupazione e sulla riduzione delle tasse, in primo luogo sulla tredicesima ma anche sulla prima casa. Momenti di tensione a Torino, dove un gruppo di giovani dei centri sociali ha contestato il sindaco Fassino. Nel frattempo è arrivata l’ennesima notizia di una morte bianca: un operaio rumeno di 51 anni, è infatti caduto da una impalcatura a Rocca di Cambio, in provincia dell’Aquila. L’incidente in un giorno che doveva essere di riflessione e di riposo.

In questo contesto, le Acli, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, promuovono a Roma, dal 3 al 6 maggio, il loro 24° Congresso nazionale sul tema “Rigenerare comunità per ricostruire il Paese, artefici di democrazia partecipativa e buona economia”. Un titolo che punta in alto, come afferma il presidente delle Acli, Andrea Olivero, al microfono di Federico Piana:RealAudioMP3

R. – Sì, abbiamo deciso di puntare alto con questo congresso, perché riteniamo che il tema della rigenerazione della comunità sia un tema cruciale, fondamentale per poi ridare respiro al nostro Paese e poter far sì che le tante riforme di cui sentiamo parlare in questi giorni trovino una loro cornice ideale in un progetto di società, in un progetto di crescita che non può essere soltanto, appunto, nei numeri del Pil ma deve vedere maggiore occupazione, deve vedere maggiori tutele e maggiori diritti per le persone.

D. – Rigenerare comunità per ricostruire il Paese: in che modo si possono rigenerare queste comunità, secondo le Acli?

R. – Bè, innanzitutto contrastando la deriva individualistica. Noi abbiamo, in questi anni, assistito – via via – allo sgretolamento della comunità a causa di questa ideologia potente che si è fatta strada e che anche nello stesso mondo del lavoro, in molti casi ha portato le persone a leggersi soltanto come soli, come atomi: lo stiamo vedendo drammaticamente anche in questi giorni, in queste ore, con i tanti casi di suicidio o comunque di disperazione individuale: non si crede più al fatto che si possano trovare soluzioni comuni. Invece, noi continuiamo a riaffermare che bisogna, all’interno della comunità, farsi carico collettivamente i problemi e cercarne le soluzioni.

D. – Quali sono le soluzioni, secondo voi?

R. – Innanzitutto, andare a costruire economia civile. Come ha detto Papa Benedetto XVI nella Caritas in veritate, è questa la grande sfida dell’oggi. Cioè, fare in modo che le imprese – le nuove imprese – si assumano le responsabilità sociali, siano connesse alla comunità e abbiano anche una ridistribuzione maggiore del reddito. Una seconda proposta che noi avanzeremo sarà quella di un piano straordinario per l’occupazione giovanile. Io credo che tutti siamo disposti ad assumerci ancora dei pesi, di fare ulteriori sacrifici se siamo certi che qualcuno ne trarrà beneficio, in particolar dei più giovani, le generazioni che, appunto, oggi stanno patendo più di tutti la crisi. Il terzo elemento è quello di vedere il welfare non come un costo ma come un investimento per la società. Noi sappiamo che senza coesione sociale non si cresce e, soprattutto, si vive male. Noi pensiamo che oggi, con una maggiore ridistribuzione del reddito, con scelte naturalmente coraggiose e – ci rendiamo conto – anche difficili, ma necessarie si può tentare di uscire dalla crisi.

Questo primo maggio sarà ricordato, in Italia, anche per l’alto tasso di suicidi tra gli imprenditori: 23 dall’inizio dell’anno secondo la confederazione degli artigiani di Mestre. Ma il fenomeno riguarda anche i lavoratori dipendenti: solo l’altro ieri, il caso di un portinaio che si è tolto la vita dopo esser stato licenziato. Alessandro Guarasci ha sentito l’opinione di Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori:RealAudioMP3

R. – Credo che il momento vada affrontato con un grande senso di responsabilità. Il Paese ha bisogno di riforme e ha bisogno di una ripresa economica, ma senza riforme credo che la ripresa si attarderà ancora di più.

D. – Lei ha parlato di riforme: basta quella sull’articolo 18 oppure serve qualcosa di più radicale, di più incisivo?

R. – Se vogliamo acquisire investimenti – e l’Italia di investimenti ne ha veramente bisogno – la riforma del mercato del lavoro va sicuramente fatta. Personalmente, credo che sull’articolo 18 abbiamo fatto troppe battaglie ideologiche, e credo che i posti di lavoro non si garantiscano solo con tutele legislative. C’è necessità di ripresa, c’è necessità di una grande ripresa, anche, della contrattazione e di relazioni industriali innovative.

D. – Finora siamo stati molto ancorati ai cosiddetti “sacrifici”. C’è chi dice che manca un piano di sviluppo concreto …

R. – Io credo che il governo fino adesso si sia mosso nella linea giusta. Però, adesso siamo veramente ad un punto di non ritorno. Credo che sia assolutamente indispensabile che ci siano investimenti anche pubblici per rimettere in movimento l’economia italiana. Vedo che, a livello europeo, su questo tema da qualche giorno ci sono posizioni più convinte e più unitarie.












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