2012-04-30 16:31:54

Ucraina: la vicenda Timoshenko e le ricadute su "Euro 2012"


A una manciata di settimane dai Campionati di calcio di Euro 2012, e con il caso Yulia Timoshenko sempre più al centro dell'agenda diplomatica europea, cresce il rischio che negli stadi calcistici dell’Ucraina - al posto della prevista presenza delle massime autorità del Vecchio continente - ci siano solo sedie vuote. I parenti dell’ex premier ucraina, con testimonianze fotografiche, denunciano violenze fisiche subite dalla Timoshenko nella notte tra il 20 e il 21 aprile, mentre veniva trasferita in ospedale dalla prigione in cui è detenuta dall’agosto scorso, con l’accusa di malversazione ed evasione fiscale. Contro tale pestaggio, la Timoshenko ha iniziato uno sciopero della fame. Al suo fianco si sono schierati molti Paesi dell’Unione europea, Germania in testa: secondo il settimanale Der Spiegel, la cancelliera Angela Merkel sarebbe pronta ad annullare la prevista partecipazione a Euro 2012 se la Timoshenko non sarà rilasciata prima del fischio di inizio. Il ministro degli Esteri ucraino, Oleg Voloshin, ha già risposto che si augura che Berlino non voglia "fare dello sport un ostaggio della politica". Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha comunque fatto sapere che al momento non intende "andare o partecipare ad avvenimenti in Ucraina". Ma quanto possono pesare le pressioni europee su Kiev? L'opinione di Aldo Ferrari, responsabile ricerche sui Paesi dell’ex Unione Sovietica presso l’Istituto di politica internazionale Ispi di Milano e docente all’Università Ca' Foscari di Venezia. L’intervista è di Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. - Credo sicuramente possa pesare, ma non so se peserà nella direzione migliore. Il problema - a mio giudizio - è che l’Europa ha sempre avuto, per quel che riguarda le dinamiche di politica interna dell’Ucraina, un orientamento nettamente schierato dalla parte della Rivoluzione arancione e dei filo-occidentali. Questo è comprensibile, ma i risultati elettorali in diverse circostanze hanno dato l’esito opposto. Questo naturalmente non autorizza alcun governo a maltrattare i propri oppositori. Anche in questo caso, non sono sicuro che le pressioni esterne potranno avere un peso positivo. Di fatto, il presidente Viktor Yanukovich ha sostenuto recentemente che l’Ucraina ha sì bisogno di riforme, anche profonde, nel campo dei diritti umani e della democrazia, ma non di ingerenze e pressioni esterne che in Ucraina - come in molte altre aree dell’ex Unione Sovietica - vengono percepite in maniera del tutto negativa e spingono a reazioni opposte.

D. - Tra Unione Europea e Ucraina, che interessi ci sono?

R. - L’Ucraina, tra i Paesi post-sovietici emersi dalla dissoluzione dell’Urss, è quello che forse ha posizioni più delicate in quanto è spaccato non tanto e non solo tra la parte russa e ucraina - perché è chiaro che c’è una grossa minoranza di russi e di russofoni - ma tra una vocazione all’integrazione europea, soprattutto nell’area occidentale, e una invece che vede naturale la conservazione dei secolari rapporti con la Russia. Oltre a tutti i problemi economici e sociali derivanti dalla crisi post-sovietica, questo tema della dubbia collocazione dell’Ucraina nel sistema internazionale influisce pesantemente sulle dinamiche interne e su quelle internazionali.

D. - La questione delle risorse energetiche e del loro passaggio attraverso l’Ucraina che posto ha in questo quadro? E quella dei diritti umani?

R. - L’Ucraina - pur essendo un Paese culturalmente sviluppato, di grande superficie e di notevole popolazione - è priva di risorse energetiche. Le accoglie nel loro transito dalla Russia verso l’Europa e ne dipende profondamente, perché molti dei problemi tra Russia e Ucraina dipendono proprio dalla pressione che Mosca può esercitare a tal riguardo. L’Unione Europea riceve buona parte del suo bisogno energetico attraverso l’Ucraina, quindi anche la gestione di questo trasferimento di risorse energetiche è fondamentale per l’economia e per la politica dell’Ucraina e dell’Unione Europea. Il problema è che l’Unione Europea è politicamente ed economicamente in un momento difficile. Pure l’Ucraina non si sottrae a questa crisi. Bruxelles poi non dà la possibilità reale a Kiev di entrare nell’Unione e l’Ucraina continua a ondeggiare. Non so neanche se esista concretamente una scelta tra interessi economici e diritti umani. L’Unione Europea insiste direttamente - come è logico e come è sua caratteristica - sui diritti umani, ma naturalmente guarda anche agli interessi economici.

D. - Ci sono dei dati, delle informazioni sullo stato dei diritti umani in Ucraina?

R. - Gli attivisti, gli specialisti in questa materia esistono. Ci sono riscontri che sono abbastanza negativi, ma - come avviene in quasi tutti i Paesi post-sovietici che emergono da decenni di dittatura comunista - non ci sono uno status, una tradizione, un interesse sociale intesi come siano abituati noi in Europa occidentale. È una delle tante conseguenze negative del lascito sovietico.







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