Ciclo "Rileggere il Concilio": sulla "Dei Verbum" il quarto incontro
Si è tenuto al Centro culturale francese Saint Louis il quarto incontro del ciclo
“Rileggere il Concilio”, organizzato in collaborazione con l’Università Lateranense.
A essere presa in esame è stata la Costituzione dogmatica Dei Verbum sulla
Divina Rivelazione. Al microfono di Davide Maggiore, il decano della Facoltà
di Beni Culturali e Storia della Chiesa dell’Università Gregoriana, padre Norman
Tanner, docente di Storia della Chiesa nello stesso ateneo, esamina le connessioni
tra la Dei Verbum e il magistero precedente:
R. – Senz’altro,
il Concilio Vaticano II nel documento Dei Verbum segue in particolare il Concilio
di Trento, ma cerca di mettere un po’ più in collegamento la Bibbia e la tradizione,
in quanto insiste – e anche in questo segue il Concilio di Trento – che l’unica fonte
è Cristo, la persona di Cristo: il mistero di Cristo è trasmesso a noi attraverso
i due mezzi, la Bibbia e la tradizione. Ma la Scrittura e la tradizione sono intimamente
legati l’una all’altra: quindi, non sono due canali, due fonti indipendenti.
D.
– Perché questo tema è così importante nella Dei Verbum?
R. – Si pensi
soprattutto alla crisi dei modernisti, quando c’era tensione tra alcuni esegeti cattolici
e il Magistero della Chiesa. Lascia quindi una libertà idonea per gli studi scientifici
sulla Bibbia, agli esperti. Lì c’è un collegamento con i protestanti: il Vaticano
II ha creato ponti importanti con gli esegeti e con tutto il mondo accademico protestante.
D.
– Quale funzione la Dei Verbum attribuisce alla Chiesa?
R. – Senz’altro,
un ruolo importante di guida e, se necessario, di controllo, ma interpretato in senso
più "positivo". Si direbbe che il Vaticano II cerca di incoraggiare gli studiosi cattolici
della Bibbia. Ovviamente, il ruolo del Magistero è di tutela contro interpretazioni
false e sviluppi non adatti.
D. – Questo documento conciliare fornisce inoltre
indicazioni sul rapporto tra Antico e Nuovo Testamento…
R. – L’Antico Testamento
rimane fonte di rivelazione per la Chiesa. Ovviamente, ribadisce anche la pienezza
della Rivelazione, rivelata in Cristo e nel Nuovo Testamento. Quindi, abbiamo continuità
tra i due Testamenti, ma anche sviluppo.