La Sicilia ricorda Pio La Torre a trent'anni dall'uccisione da parte della mafia
L’Assemblea Regionale Siciliana ricorda il segretario del Pci siciliano Pio La Torre,
ucciso a Palermo il 30 aprile di 30 anni fa in un agguato mafioso insieme al suo collaboratore
Rosario Di Salvo. All’evento, organizzato dal presidente dell’Assemblea regionale,
Francesco Cascio, e dal Centro Studi Pio La Torre, guidato da Vito Lo Monaco, hanno
partecipato i familiari delle vittime e un centinaio di studenti provenienti da tutta
Italia, che hanno prodotto un questionario su come percepiscono la mafia e su come
pensano che si debba combatterla. Alessandra Zaffiro:
Una mafia
intrecciata con il mondo dell’economia e una scarsa fiducia nel mondo della politica.
Questi, i principali risultati dell’indagine condotta per il sesto anno dal Centro
Studi Pio La Torre che ha coinvolto quasi 1500 studenti di 94 scuole distribuite su
tutto territorio nazionale. Secondo il 73,5% dei ragazzi l’influenza della criminalità
organizzata incide “molto” o “abbastanza” negativamente sull’economia della propria
regione. Un giudizio che si riflette inevitabilmente sul grado di fiducia che i giovani
ripongono sul mondo della politica: lo Stato è percepito più forte della mafia solo
dal 14,27% degli studenti, mentre il 49,40% la pensa in maniera opposta e la restante
parte non sa. Persiste quindi un clima di sfiducia sulla effettiva sconfitta della
mafia: solo il 23,7% ha dichiarato che sì, la mafia potrà essere definitivamente sconfitta,
mentre il 37,19% ha risposto no; la percentuale dei sì sale però, in Sicilia, dove
cresce oltre il 26%. “La strategia vincente è il sequestro dei patrimoni, ma bisogna
rafforzarla con nuove tecnologie e nuovi strumenti giuridici’, ha dichiarato il procuratore
nazionale Antimafia Pietro Grasso, durante la seduta straordinaria all’ARS organizzata
per commemorare La Torre, considerato il padre della legge sulla confisca dei beni
mafiosi. Dal 2008, ha aggiunto Grasso, “abbiamo sequestrato beni per 40 miliardi e
confiscato beni per 4 miliardi. Il problema ora è che con quest’azione così forte
i beni fuggiranno all’estero. Adesso la nostra strategia va applicata per potere avere
collaborazione e cooperazione giudiziaria internazionale con gli altri Paesi europei
e del mondo”.