Giornata vocazioni. Il teologo Ratzinger nel '70: la Croce è il fondamento del
sacerdozio
Domenica prossima, ricorre la 49.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
In tale ricorrenza, Benedetto XVI ordinerà nove diaconi della diocesi di Roma, durante
una Messa solenne in San Pietro. Per l’occasione, riproponiamo alcuni passaggi di
un articolo dell’allora teologo Joseph Ratzinger sul sacerdozio, pubblicato da L’Osservatore
Romano il 28 maggio 1970. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“La questione
del ministero sacerdotale nella Chiesa è diventata improvvisamente un problema scottante.
Esiste legittimamente il sacerdozio sacramentale?”. Inizia così, con questo interrogativo
fondamentale, un lungo articolo del futuro Pontefice, pubblicato nella primavera del
1970 da L’Osservatore Romano. L’allora professore di teologia dogmatica all’Università
di Ratisbona sottolinea da subito che “la crisi contemporanea dovrebbe spronarci ad
ascoltare con una vigilanza nuova il messaggio delle origini per lasciarci da esso
di nuovo fecondare e guidare”. Joseph Ratzinger accompagna il lettore in un’appassionante
analisi delle Lettere paoline per arrivare all’affermazione che non è “difficile dimostrare
che già lo stesso Nuovo Testamento dimostra l’unione tra l’apostolato e il presbiteriato”.
Questa struttura, aggiunge, “è presentata come una realtà permanente nella Chiesa”.
Un nesso che “appare già negli scritti di Luca”. Ecco dunque, scrive il teologo tedesco,
che “il sacerdozio della Chiesa non è contrario alla testimonianza del Nuovo Testamento”,
ma “è fermamente ancorato in essa”. Dal punto d vista della storia delle religioni,
osserva, “ciò presenta naturalmente qualcosa di completamente nuovo: non proviene
dal sacerdozio del tempio dell’Antica Alleanza né dalla idea vetero-testamentaria
del ‘sacerdozio regale’”. Proviene piuttosto, annota, “da un nesso messianico-apostolico:
la missione nella continuazione della missione di Gesù Cristo”.
“Nessuno –
soggiunge – contesterà che nella storia della Chiesa si sono sempre alternati segni
di oscuramento”, ma “questo non mette in questione il sacerdozio come tale, bensì
noi ai quali fu trasmesso come compito”. Infatti, si chiede, “siamo noi così sicuri
che l'oscurità esisteva soltanto negli altri tempi? Oppure non è piuttosto così che
ogni tempo deve accettare di nuovo il dono del Signore?". Nella parte conclusiva della
sua riflessione, il futuro Benedetto XVI afferma che “la forza purificatrice dell'investigazione
storica è importante”, ma “essa non basta, perché il pensare ha la sua sede nella
vita e da essa riceve i suoi presupposti e i suoi limiti”. E aggiunge: “Soltanto se
accettiamo sempre di nuovo in questa totalità la consegna del Signore, il nostro pensare
può trovare la strada”. “Il sacerdozio di Cristo – conclude – si è adempiuto” sulla
croce. Dunque, “la croce è e rimane il fondamento e il continuo centro del sacerdozio
cristiano che può trovare il suo compimento soltanto nella disponibilità del proprio
io per il Signore e per gli uomini”.