2012-04-27 14:20:55

Cambogia: la Chiesa fa memoria dei martiri, patrimonio di fede da custodire


La memoria dei martiri cambogiani è un’eredità e un prezioso patrimonio di fede che i fedeli cambogiani sono chiamati a custodire “orgogliosi e onorati di essere discepoli di Gesù Cristo”: è quanto afferma mons. Olivier Schmitthaeusler, vicario apostolico di Phonm Penh, invitando i fedeli a celebrare la memoria dei martiri cambogiani in una solenne veglia di preghiera che si terrà il prossimo 5 maggio a Tangkok. In una Lettera pastorale, inviata dal vescovo all’agenzia Fides, mons. Schmitthaeusler, ricordando l’annuncio della Resurrezione, esorta i fedeli a “diventare testimoni di questa speranza che ha cambiato la faccia della terra”, e ribadisce: “Dobbiamo essere orgogliosi e onorati perché siamo figli e figlie di Dio, perché Dio ha stretto un’alleanza con ognuno di noi, perché Dio ha risuscitato Gesù, e ci ha donato la vita eterna. Gesù ci ha insegnato a servire, a occupare l'ultimo posto e a portare la nostra croce”, nota il vescovo, soffermandosi sulla condizione della Chiesa in Cambogia, ricordando il contributo dei martiri: “Gli eventi del genocidio di Pol Pot hanno dimostrato come i germi della fede deposti dai nostri antenati fossero vivi. La Chiesa è stata decimata: il sangue dei nostri vescovi, dei nostri sacerdoti, dei nostri fratelli e sorelle, di centinaia di battezzati, è stato versato per fecondare i nostri campi di riso. La Chiesa vive grazie a quanti hanno dato la vita per amore”. Per questo, nota mons. Schmitthaeusler, i fedeli possono essere “orgogliosi e onorati” di essere membri della Chiesa in Cambogia, “perché il sangue dei nostri martiri anima le nostre comunità”. Il vicario invita i fedeli a partecipare attivamente alle celebrazioni e alle attività delle parrocchie, dando “testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio per tutti gli uomini”. Circa due milioni di cambogiani sono stati uccisi tra il 1975 e il 1979, sotto il regime di terrore instaurato dai Khmer rossi di Pol Pot. Molte comunità cristiane che vivevano in fiorenti villaggi, organizzati con chiese, scuole e dispensari, furono deportate e decimate. Fra i martiri cambogiani ci sono il vescovo Paul Tep Im Sotha, primo Prefetto apostolico di Battambang, e padre Jean Badre, brutalmente assassinati nel 1975. (R.P.)







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