Nullità matrimoniale. Il cardinale Coccopalmerio: abusi si prevengono con un'efficace
azione pastorale
Come prevenire gli abusi nelle cause di nullità matrimoniale? Come favorire la giusta
interpretazione del canone 1095 del Codice di Diritto Canonico? E ancora, come difendere
e tutelare in un clima di inquinamento valoriale, l'indissolubilità del matrimonio?
Questi alcuni degli interrogativi al centro del Convegno, oggi e domani a Roma, presso
la Pontificia Università della Santa Croce. “Urge un’efficace azione pastorale per
contrastare anche l’ammissione scontata dei fidanzati al Sacramento”, sottolinea il
cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per
i Testi Legislativi. Cecilia Seppia lo ha intervistato:
R. - A volte
si fa confusione tra annullamento e nullità. La Chiesa non annulla i matrimoni: se
è il caso, li dichiara nulli, ma non ha il potere di annullare un matrimonio, salvo
in alcuni casi. Quando, però, parliamo di matrimoni veri, che definiamo tecnicamente
rati e consumati, la Chiesa non ha il potere di annullarli.
D. - La premessa,
dunque, è non abusare delle cause di nullità matrimoniale. Quando, invece, si abusa?
Possiamo fare degli esempi concreti?
R. - L’abuso si verifica quando una persona
sa che il suo matrimonio è valido e, nello stesso tempo, cerca di carpire alla Chiesa
una dichiarazione di nullità. In quel caso, si ricorre ad espedienti per far apparire
il matrimonio nullo mentre, in realtà, il matrimonio non è nullo. Qui bisogna anche
far appello alla correttezza non soltanto dei due sposi, ma anche alla correttezza
deontologica dei patroni, che non devono in nessun modo lasciarsi attrarre dai possibili
vantaggi, come ad esempio quelli economici.
D. - Più volte Benedetto XVI, anche
incontrando i rappresentanti della Sacra Rota, ha auspicato che nelle cause di nullità,
si potesse comunque conciliare giustizia e carità e non incappare in mere strumentalizzazioni.
Com’è stato recepito questo invito del Santo Padre, fino ad oggi?
R. - Ritengo
che i giudici dei tribunali apostolici - in particolare della Rota e della Segnatura
apostolica - abbiano assolutamente recepito quest’invito e lo mettano in pratica in
modo pieno. Evidentemente, tutti possono fare degli sbagli, che però sono sbagli umani.
Credo, tuttavia, che ci sia veramente una grossa competenza ed un grande impegno.
L’invito dev’essere recepito anche a livello di altri soggetti, di coloro che denunciano
il matrimonio e di coloro che accompagnano i due nello svolgimento del procedimento
matrimoniale.
D. - Evitare che si arrivi alle richieste di nullità sviluppando
anche un’efficace azione pastorale: è fondamentale, cioè, agire già dal fidanzamento,
contrastando l’ammissione "scontata" al matrimonio…
R. - Quello che lei dice
è davvero molto importante. Deve esserci una pastorale pre-matrimoniale sempre più
efficace ed intelligente, sempre più dedicata. E’ lì che il matrimonio si crea nella
coscienza delle parti, nel loro consenso, e quindi ci dev’essere un’educazione al
matrimonio - e in particolare alla sua indissolubilità - già a partire dalla catechesi
dell’adolescenza. I ragazzi devono già essere sensibili a questo punto, devono recepirlo
come qualcosa di personale, devono sentirlo. Non ci si dovrebbe limitare ad una pastorale
pre-matrimoniale nei confronti dei due fidanzati, ma si dovrebbe retrocedere questa
pastorale all’età della catechesi. Nella misura in cui ci sarà una coscienza vera
della sostanza del matrimonio, della sua sacra mentalità e della sua indissolubilità,
evidentemente le cause di nullità matrimoniale saranno ridotte al minimo.
D.
- Un tema, quello affrontato dal convegno, che è particolarmente caro a Benedetto
XVI e lo era altrettanto a Giovanni Paolo II. L’intenzione della Chiesa, è in primis
quella di preservare il valore del matrimonio cristiano in un momento in cui molti
istituti di statistica segnalano l’impennata dei divorzi. Come si sta agendo?
R.
- Certo, noi viviamo in una cultura che ci porta in un’altra direzione. Possiamo dire
di vivere in un’atmosfera fortemente "inquinata", in cui il matrimonio - come si diceva
in un famoso film - è diventato una ‘burletta’, cioè un qualcosa che si può trattare
con tutta libertà. Colui o colei che ho preso per tutta la vita, ad un certo punto
posso rifiutarlo o rifiutarla così come posso rifiutare una cosa che è diventata inutile,
vecchia o sorpassata. La stessa cosa avviene quando si concepisce il matrimonio con
una forma di leggerezza, di superficialità, di non rispetto per la persona. Questo
è terribile. Purtroppo, però, è questa l’atmosfera in cui viviamo. Benedetto XVI e
Giovanni Paolo II hanno senza dubbio fatto molto, in questo senso. Anche da un punto
di vista di valori mediatici e di testimonianze portate dalla televisione, dovremo
portare avanti anche un altro modo di vedere.