Mons. Tomasi: obiettivo dell’economia è lo sviluppo della persona umana
La Santa Sede richiama l’attenzione sulla necessità di una riflessione urgente e profonda
del significato degli obiettivi economici e sull’emergenza di una revisione dell’architettura
finanziaria e commerciale globale, in modo da correggere le storture del sistema.
Questo il centro del recente intervento di mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente
presso l’Onu di Ginevra, alla XIII Conferenza su commercio e sviluppo delle Nazioni
Unite (Unctad), che si concluderà domani a Doha, in Qatar. Il servizio di Roberta
Barbi:
Lo scopo ultimo
dell’economia è mettersi al servizio dello sviluppo integrale della persona umana,
non il contrario. È un grido di speranza e al tempo stesso un appello a ricondurre
le cose nella giusta prospettiva, quello levato da mons. Tomasi durante la conferenza
dell’Onu in cui si è parlato di crisi finanziaria, di etica, di economia sostenibile
e di lavoro. Su quest’ultimo argomento, il presule ha ripreso le parole di Giovanni
Paolo II che nell’Enciclica Laborem Exercens scriveva che l’uomo che lavora
è qualcosa di più di un essere umano e che il lavoro è buono non solo nel senso che
è utile, ma nel senso che è possiede un valore, che esprime e rafforza la dignità
umana. La crisi economica in corso – ha detto il presule – mostra come gli attuali
modelli economici non corrispondano più alla realtà e va interpretata anche come un’opportunità
di ripensare l’economia e di cercare nuovi paradigmi di riferimento. L’auspicio è
che la nuova economia si fondi sul principio della giustizia sociale, su valori etici
come la trasparenza, l’onestà, la solidarietà e la responsabilità. Mettere la persona
umana al centro, inoltre, aiuterebbe a prevenire altre ondate di crisi causate da
una speculazione spregiudicata e metterebbe al riparo dalle ripercussioni sul tessuto
sociale e sull’ambiente. Includere in ambito economico la dimensione della gratuità,
la logica del dono come espressione di fraternità, infine, contribuirebbe a fare dell’umanità
un’unica grande famiglia.
Mons. Tomasi, nel rammentare che le radici della
crisi non sono soltanto di natura economica e finanziaria, ma anche etica e morale,
come afferma Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, e che per superarla bisogna
tornare a far prevalere l’essere sull’avere, individua alcune importanti conseguenze
della crisi in atto che travalicano i confini del campo economico. Tutti i Paesi,
anche quelli più sviluppati, stanno pagando un prezzo molto alto in termini sociali
e culturali, perché hanno lasciato che gli attori economici e finanziari si autoregolassero
e che l’etica fosse spostata da questa dimensione. Le persone in tutto il mondo condividono
gli stessi bisogni, gli stessi desideri e le stesse aspirazioni: lo sviluppo, infatti,
non è solo un concetto economico, ma la tensione verso la soddisfazione di questi,
senza escludere nessun segmento della società, soprattutto quelli più svantaggiati.
Da non sottovalutare è anche il ruolo strategico dell’educazione, utile a costruire
il futuro delle società e non solo in termini di nuove tecnologie e di attività legate
all’innovazione. Il presule ha, quindi, evidenziato la necessità di affrontare la
questione dell’accesso al cibo, correlata con i prezzi dei generi alimentari di prima
necessità, invitando le Nazioni Unite, e il mondo intero a farsi carico di tali problematiche.