2012-04-25 15:28:04

L'Africa guarda l'Europa: condividere cammini d'indipendenza degli Stati


Condividere e avvicinare i cammini d’indipendenza e libertà di diversi Paesi attraverso i vari continenti, prescindendo da storie, tradizioni e culture differenti. E’ questo il filo rosso della tavola rotonda che si è svolta ieri presso la Sala Marconi della nostra emittente, sul tema: “L’Africa ascolta l’Europa: l’esperienza dell’Albania a 100 anni dall’Indipendenza”, promosso dal programma albanese della Radio Vaticana e dal Centro di Riflessione Africa 2000. C’era per noi Cecilia Seppia:RealAudioMP3

L’Africa guarda e ascolta l’Europa e in particolare la storia dell’Albania, che quest’anno celebra i suoi 100 anni di indipendenza, con l’intento di trarne un insegnamento, una spinta propulsiva per raggiungere quel valore immenso che si chiama libertà e che in alcune aree africane è ancora negato. La riflessione del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi.

“E’ abbastanza inusuale pensare di avvicinare i cammini dell’indipendenza e quindi le identità dei popoli attraverso i diversi continenti, che siamo abituati spesso a categorizzare in modo molto differente. E’ un incontro significativo, che è particolarmente benvenuto in questa casa, che si vuole casa di popoli diversi e di culture diverse, che si incontrano per conoscersi, per parlare, in modo tale che non solo da qui partano, nelle varie lingue, messaggi per varie direzioni, ma ci sia anche veramente un luogo di dialogo e di incontro fra i popoli, anche se con tradizioni piuttosto diverse. Ecco, qui abbiamo cento anni di indipendenza di un Paese di un altro continente, un Paese europeo, e quindi è bello vedere la capacità di mettere a fuoco queste storie e questi momenti fondamentali nella storia dei nostri popoli e di arricchirci vicendevolmente nel prenderne consapevolezza. A parte questo contesto generale, devo dire anche la mia gioia di vedere qui una riunione dedicata specificatamente all’Albania. Ne abbiamo avute anche negli anni passati, ricordando Madre Teresa e in altre occasioni. Ricordo che uno dei grandi orgogli che ho e che spesso ricordo è che la Radio Vaticana ha ricevuto l’onorificenza più alta dello Stato albanese, quindi l’Ordine di Madre Teresa, proprio per il servizio svolto al popolo albanese, con le sue trasmissioni, in tanti decenni. Quindi, siamo contenti se teniamo fede a questo nostro servizio, a questa nostra identità di servitori del popolo e della cultura albanese”.

Per quattro secoli di dominazione ottomana, la storia degli albanesi è un avvicendarsi di luci e ombre, di lotte e distruzione. A riaccendere le speranze di libertà di questo popolo e a far sentire la sua voce in tutta l’Europa sarà, nel 1878, la lega albanese di Prizrend che rivendica il territorio nazionale; ma interessi geopolitici, etnici e religiosi dei vari Stati europei hanno dilazionato al 28 Novembre 1912 la proclamazione definitiva dell’Indipendenza. Guardando al passato cosa gli africani possono imparare dagli albanesi? Ardian Ndreca, docente di Filosofia moderna alla Pontificia Università Urbaniana.

“Possono, prima di tutto, imparare dagli errori, che abbiamo fatto noi e non ripeterli. Uno di questi errori è stato quello di non andare direttamente alla costruzione delle istituzioni democratiche, ma semplicemente a spartire il potere tra le varie fazioni. Questa è stata la cosa più sbagliata, avvenuta in Albania, sia nella prima metà del ‘900, sia nella seconda metà. La seconda cosa, che potrebbero imparare dall’esperienza albanese, ha a che fare con l’attaccamento alla propria terra, cioè il rimanere radicati nelle proprie tradizioni, nel proprio passato e rivivere il passato, guardare il passato, con l’ansia di perpetuare ciò che è stato nel bene e proiettarlo nel futuro: i valori, le tradizioni, tutto ciò che di evenemenziale proviene dal passato”.

Forte negli albanesi la coscienza nazionale, e il sentirsi sempre spiritualmente liberi dall’occupante. Un ruolo chiave nel raggiungimento dell’indipendenza lo ha giocato la Chiesa soprattutto per la cultura, l'educazione e il radicamento nel popolo albanese di un binomio imprescindibile quello tra fede e patria. Ancora Ardian Ndreca:

“E’ stato un binomio curato con molta attenzione da parte della Chiesa cattolica, la quale per opporsi a quella che era l’identificazione degli ottomani e in genere dell’islam tra nazionalità e religione, proponeva un binomio, non un’identificazione ma un binomio, proponeva cioè il servizio alla patria non disgiunto dal servizio alla religione, due ambiti ben distinti, però”.

Quello che gli africani devono fare, spiega Filomeno Lopes, rappresentante del Centro di Riflessione Africa 2000 è aprirsi e cercare nuovi modelli di dialogo come più volte auspicato da Benedetto XVI.

“Papa Benedetto XVI sta spingendo i continenti, soprattutto le conferenze episcopali, quelle dell’Africa e dell’Europa, a cercare modalità di dialogo per collaborare meglio, in vista di una nuova evangelizzazione, perché il futuro del domani sia davvero quel riconoscere che l’era dei destini singoli e della preservazione di se stessi è finita”.







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