2012-04-25 14:52:43

Giornata mondiale della malaria: in Africa oltre il 90 per cento dei casi


Ricorre oggi la Giornata Mondiale contro la Malaria. Si tratta di un flagello figlio della povertà: malnutrizione, carenze igieniche e diffile accesso ai farmaci moltiplicano i rischi di contrarre il morbo. Oltre il 90% della mortalità infantile da malaria si concentra in Africa e purtroppo non esiste un vaccino, mentre i farmaci di nuova generazione - come quelli a base di artemisina - sono efficaci solo se somministrati in tempo. Intervistato da Emanuela Campanile, il prof. Aldo Morrone, presidente dell'Istituto di Scienze Mediche Antropologiche e Sociali, esorta a fare di più per sconfiggere la malaria:RealAudioMP3

R. – Non esiste ancora un vaccino. Si sta lavorando molto seriamente per poter sviluppare un vaccino. Teniamo presente che sono diversi però gli antigeni che devono essere contrastati, per cui noi abbiamo buone speranze, nella misura in cui ci sarà un investimento da parte dei Paesi, che hanno promesso i famosi "Millennium devolpment goals" di investire molto di più e seriamente nella lotta alla malaria.

D. – E’ vero che l’accesso alla cura a base di artemisina è stata scarsa?

R. – Devo dire che l’artemisina, in effetti, da sola, è un ottimo trattamento, poi per evitare forme di resistenza futura ci sono altri farmaci, che si associano proprio per rendere l’artemisina sempre più efficace. Io credo che noi dovremmo investire di più nella distribuzione e, soprattutto, nella formazione di personale specializzato nel dare l’immediata diagnosi di malaria, soprattutto nelle zone endemiche. Noi abbiamo formato più di settemila persone. Quindi, sicuramente va formato il personale e distribuito il farmaco. Ma c’è un ultimo punto che vorrei sottolineare: in tutte queste aree le zanzare si sviluppano a causa delle raccolte scoperte di acqua piovana, messe lì sia per poter irrigare i campi che, incredibile ma vero, per essere utilizzate per bere. Se noi riuscissimo ad investire, oltre che nella campagna delle reti, nella campagna dei farmaci, anche nella campagna dei pozzi di acqua potabile, sono convinto – come è accaduto già in Europa – che noi, bonificando queste zone, dove non sarebbero più costretti a raccogliere acqua piovana allo scoperto, sradicheremmo davvero la malaria.

D. – Un quotidiano nazionale scrive “Casi in Grecia: è allarme, ma la tendenza è in calo”. Ci dobbiamo preoccupare?

R. – Alla periferia dell’aeroporto di Parigi, negli anni passati sono stati diagnosticati diversi casi di malaria in soggetti che non si erano mai mossi da Parigi. E’ interessante, perché questo vuol dire che c’è la possibilità di trasportare ovviamente la zanzara, quella capace di infettare, proprio attraverso questi aerei e questi viaggi, che consentono lo spostamento dei microorganismi. Ciò vuol dire che è vero che l’Europa è sostanzialmente indenne e non ci sono casi autoctoni, se non casi eccezionali e rarissimi, però il mondo diventa sempre più piccolo, gli spostamenti diventano sempre più rapidi e allora – mi consenta questo avverbio – “finalmente” il Nord può scoprire che il rischio della malaria, delle malattie dimenticate, forse può colpire anche i nostri Paesi e allora potrebbe investire di più, fare meglio per sradicarla dalle aree dove è endemica.

D. – Dall’Asia arriva un Sos, perché praticamente in quest’area si sviluppano forme di resistenza alle cure contro la forma di malaria peggiore, la Falciparum. E’ davvero così?

R. – Devo dire che purtroppo nei confronti della Falciparum, che è la più grave e la più pericolosa, si sono negli anni sviluppate diverse forme di assuefazione e quindi di resistenza. Questa, però, è l’importanza dell’Occidente: l’Occidente ha i mezzi, la tecnologia e le strutture per avviare progetti e coltivare progetti di ricerca seri. Do anche la buona notizia che la mortalità, dovuta alla malaria, è nettamente diminuita negli ultimi dieci anni a livello mondiale, proprio per l’impegno da parte delle organizzazioni internazionali e da parte dei governi. Si deve fare, però, ancora molto, perché una notizia recente, apparsa su "The Lancet", dimostra che poi i casi di bambini che muoiono probabilmente sono più numerosi, anche se totalmente sono ridotti, perché spesso le diagnosi non vengono fatte in maniera corretta, soprattutto nei Paesi dove non c’è la possibilità di avere un accertamento diagnostico della malattia. Io credo che sicuramente potremo fare di più e questo di più non è fatto solo per le persone che vivono nei Paesi più poveri, ma è fatto proprio per il futuro della nostra umanità.







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