Giorgio Napolitano visita la moschea di Roma: “Grande attenzione alla primavera araba”
Si devono rafforzare le relazioni tra Islam e Occidente, l’Italia pone grande attenzione
ai nuovi governi che si formano nei Paesi della primavera araba. E’ quanto ha affermato
stamani il presidente italiano, Giorgio Napolitano, al termine della sua visita al
Centro culturale islamico d’Italia e alla grande moschea di Roma. Il servizio di
Amedeo Lomonaco:
La visita del
presidente Napolitano alla grande moschea di Roma è “un segno di attenzione ai musulmani
d’Italia” e anche alla cultura della convivenza. La cupola della moschea tra le cupole
di Roma – ha detto il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione,
Andrea Riccardi - mostra la bellezza del vivere insieme:
“La comunità
musulmana in Italia non è un meteorite caduto sulla nostra terra, estraneo o minaccioso.
La moschea, a partire dalla sua architettura, è rivelatrice di come avviene l’incontro:
un’integrazione tra tradizione musulmana e cultura italiana. Questa moschea, la più
grande d’Europa, è una presenza nuova, ma tutt’altro che stonata e la sua cupola particolare
si inserisce tra le altre cupole di questa città. Una città che accoglie, unisce,
costruisce nuove prospettive, non solo architettoniche e urbanistiche, ma nuove prospettive
umane e culturali. Gli edifici religiosi di Roma non sono giustapposti, né si ergono
nell’ignoranza reciproca. Questa moschea mostra plasticamente il profilo plurale del
nostro Paese e addita una via: la via dell’integrazione nella differenza”.
La
"primavera araba" – ha aggiunto il ministro Riccardi – mostra che la convivenza e
il vivere insieme fioriscono nella libertà:
“Questa moschea avvicina l’Italia
alla civiltà della riva Sud del Mediterraneo. Qualcuno aveva previsto uno scontro
tra Occidente e islam. Gli attentati di quel terribile 11 settembre 2001 sembravano
consegnare il nostro mondo alla tensione, al conflitto con l’islam. Ma dieci anni
dopo, nel 2011, la rinascita araba, la 'primavera araba', ha disegnato un nuovo scenario
in nome della libertà. La convivenza fiorisce nella libertà e le ragioni della convivenza
sono più forti. Sono le ragioni di cui il nostro tempo, globale e complesso, ha davvero
bisogno, al di là delle semplificazioni, e degli estremismi”.
Esprimendo
profonda gratitudine per la visita di Napolitano alla grande moschea di Roma, il presidente
del Consiglio di amministrazione del Centro islamico culturale d’Italia, Saleh
Mohammed al Ghamdi, ha espresso l’auspicio che venga approfondita la via del dialogo
e della comprensione reciproca:
(Parole in arabo)
“Auspichiamo un
sempre maggiore coordinamento, dialogo, comprensione reciproca e collaborazione tra
il Centro islamico e i centri culturali e di aggregazione sociale italiani e, conseguentemente,
un crescente avvicinamento tra i musulmani d’Italia, la loro società italiana, le
istituzioni pubbliche e private e i centri culturali del Paese”.
Rivolgendosi
al presidente Napolitano, il segretario generale del Centro islamico culturale d'Italia,
Abdellah Redouane, ha affermato che l’interesse verso l’islam deve essere accompagnato
anche da una migliore conoscenza del mondo islamico:
“Signor presidente,
dall’inizio del terzo millennio, l’islam ha spesso occupato come tema, e non come
religione, un immenso spazio dei dibattiti. Ma tale crescente interesse non si è tradotto
in una migliore conoscenza. Anzi, una buona parte dell’informazione in circolazione
è impregnata di connotazioni negative, che hanno nutrito sospetto e paura e non hanno
aiutato a costruire un cammino di convivenza serena e di integrazione positiva. Per
integrazione positiva, si intende non cancellare, e neppure negare, le radici culturali
e religiose d’origine. E nello stesso tempo, significa aprirsi ai valori universali
consolidati da un sano clima di democrazia e di libertà”.
Ricordando che
dal 2003 al 2010 i musulmani in Italia sono passati da 600 mila ad oltre un milione
e 200 mila, Abdellah Redouane ha poi sottolineato che, in una società sempre più multiculturale
e multireligiosa, non si può prescindere da una buona governance:
“Quando
si parla di immigrazione, non dobbiamo legare sistematicamente questo fenomeno all’islam,
altrimenti l’islam rischia di diventare una religione solo di stranieri e, dunque,
estranea. I cittadini italiani musulmani sono decine di migliaia e, giustamente, non
si identificano con gli immigrati, ma condividono con loro il credo. In un mondo globalizzato,
le società saranno sempre di più pluriculturali e multireligiose. Oggi, come nel futuro,
gestire la diversità nell’armonia e nella serenità sarà un criterio di misura della
buona governance. Così, mi permetto di interpretare la visita
del presidente, Giorgio Napolitano, come un gesto evidente di questo spirito”.
Giorgio
Napolitano è il terzo presidente che ha visitato la grande moschea di Roma. Nel 1984,
Sandro Pertini visitò la moschea per la posa della prima pietra del nuovo luogo di
culto e successivamente, nel 1995, l’allora Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro,
partecipò all’inaugurazione. Nel corso della visita, il presidente Napolitano, è stato
fermato da una donna tunisina che ha chiesto al capo di Stato italiano di aiutarla
ad avere notizie del figlio, di cui ha perso le tracce, immigrato dalla Tunisia e
giunto in Italia.