Crisi Sudan. Il nunzio mons. Boccardi: la logica di guerra non porta a niente
Sarebbero circa 1.200 i soldati del Sud Sudan rimasti uccisi nei combattimenti dei
giorni scorsi per il dominio della regione di Heglig, ricca di petrolio e tornata
sotto il controllo del Sudan. Il 10 aprile scorso, si era registrata l’azione militare
di Juba per la sovranità del territorio. Fonti locali, però, precisano che non è chiaro
se Heglig sia stata liberata o precedentemente abbandonata: infatti, il presidente
Salva Kiir aveva ordinato il ritiro delle truppe che potrebbero essere state attaccate
in un secondo momento. Di fatto, però, il Sudan parla di una grande vittoria militare
e politica in opposizione alle forze ribelli presenti nel Sud Kurdufan e nel Blue
Nile e ,anche se la notizia non ha conferme ufficiali, le truppe del Sudan sarebbero
penetrate per una decina di chilometri oltre i confini del Sud Sudan, proprio per
lanciare un messaggio molto forte alle forze ribelli. In questo scenario, Khartoum
starebbe anche preparando la lista dei danni di guerra, atto questo che aprirebbe
un altro fronte economico con il Sud Sudan, perché ci sarebbero state delle manomissioni
e gravi danni agli impianti petroliferi di Heglig, oltre a ospedali e strutture civili.
Bombardieri
del Sudan hanno attaccato di nuovo la città del sud Sudan vicina alla frontiera Bentiu,
uccidendo almeno un bambino e ferendo diversi civili. Intanto dalla Casa Bianca arriva
l’ennesimo appello alla pace. “La guerra non è inevitabile, il popolo del Sudan e
del Sud Sudan hanno ancora una scelta” ribadisce il presidente Usa, Barack Obama;
mentre l’omologo sudanese Omar el Bashir è giunto oggi nella zona petrolifera di Heglig.
Appello al dialogo e alla calma anche dal Canada dopo la distruzione di un centro
religioso cristiano evangelico a Khartoum ad opera di un gruppo di islamisti. A ribadire
che “La logica della guerra non trova soluzione” e che “serve un dialogo politico
serio tra le parti” è anche il nunzio apostolico dei due Sudan, l'arcivescovo Leo
Boccardi, raggiunto telefonicamente a Khartoum da Massimiliano Menichetti:
R. – Il conflitto
di Heglig rappresenta lo scontro militare più grave, avvenuto dopo l’indipendenza
del Sud Sudan, lo scorso 9 luglio 2011. E’ questa la crisi politica più grave tra
i due Paesi. La conseguenza più seria, oltre alla perdita di vite umane, alle migliaia
di profughi e ai danni notevoli nella regione, è purtroppo la fine del negoziato politico
iniziato ad Addis Abeba. La logica di guerra si vede che non porta a nessuna soluzione:
è necessario un dialogo politico serio e coraggioso tra le parti e una mediazione
forte e credibile. Gli incidenti di intolleranza, registrati a Khartoum, sono sintomatici
di cosa può produrre una mentalità intransigente, che contraddice la storia e la cultura
aperta e accogliente del Sudan.
D. – Cosa succederà nei prossimi giorni?
R.
– Non lo sappiamo. E’ certo che l’offensiva militare di Khartoum continua e ora sta
interessando ben più la capitale del Unity State. La situazione pertanto rimane grave
e gli appelli di pace e il dialogo, lanciati da più parti nei giorni scorsi, non devono
e non possono rimanere inascoltati. Che il Signore ci aiuti.