Giornata mondiale della Terra: mobilitazione globale per l’ambiente
175 nazioni, oltre un miliardo di persone si mobilitano oggi per la Giornata mondiale
della Terra: tanti gli eventi e le iniziative: dall’Europa all’America fino all’India
e poi l’Iraq, Taiwan con concerti, spettacoli, raduni, ma anche campagne di sensibilizzazione
nelle scuole perché il primo obiettivo di questa edizione è proprio quello di informare
e ribadire che chiunque, nel suo piccolo, può contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.
Cecilia Seppia ha intervistato Enrico Brugnoli, direttore del Dipartmento
Ambiente del Cnr:
R. - La Terra
su cui viviamo è unica. È un dono che abbiamo ricevuto e credo che vada cambiato un
po’ il modo di ragionare; soprattutto va rispettato molto quello che noi abbiamo avuto,
cioè tutte le risorse. Il pianeta che ci circonda è una ricchezza che dobbiamo cercare
di utilizzare con molta parsimonia e rispetto, per poi trasferirla alle generazioni
successive. Purtroppo, la Terra è soggetta a pressioni molto forti, sia nell’utilizzazione
del paesaggio, del territorio, sia per quanto riguarda tutti i cambiamenti climatici
che sono in atto e che - in buona parte - sono attribuibili all’attività antropica,
quindi all’attività dell’uomo.
D. - Noi tutti sappiamo, infatti, che per salvare
la Terra si possono intraprendere alcuni comportamenti ecologici, come evitare di
prendere l’auto per ridurre le emissioni di CO2. Vogliamo ricordare quanto è importante?
R.
– Esatto! Perché molto spesso parliamo di fonti energetiche e stiamo cercando appunto
di modificare le nostre fonti di energia anche con fonti rinnovabili. Ci si dimentica
che, per esempio, il comportamento virtuoso di ciascuno di noi, anche se forse non
riuscirebbe a risolvere tutti i problemi del nostro pianeta, però potrebbe dare un
contributo significativo, perché il risparmio energetico, ad esempio, è una delle
fonti di energia più importanti a cui noi potremmo attingere: sostanzialmente consumare
meno energia! E consumare meno energia significa, ad esempio, tenere le luci spente
o motori spenti quando non servono, evitare di prendere un’auto quando si può raggiungere
un luogo a piedi o utilizzando mezzi pubblici che chiaramente utilizzano molta meno
energia di quanto non ne utilizziamo prendendo un’auto; quindi, atteggiamenti virtuosi
di questo genere. Ma è evidente però che noi dobbiamo cambiare anche le politiche.
Interessare gli Stati e i governi che dovrebbero, in qualche modo, essere più maturi
in questo senso, perché ricordiamo che gli accordi internazionali, molto spesso, vengono
sottoscritti da un certo numero di governi, ma non da altri. Anzi, spesso quelli che
non firmano sono i più importanti che utilizzano più energia e quindi hanno un impatto
ancor più forte sul pianeta.
D. - Il 70 per cento del pianeta è composto da
acqua, ma poco si fa per proteggere i mari...
R. - I mari sono una risorsa
importantissima che tra l’altro conosciamo pochissimo. Soprattutto se poi andiamo
a parlare di profondità marine, ci ritroviamo a conoscere meglio la superficie di
Marte che non i fondali oceanici. I mari sono una parte importantissima del pianeta
e vanno difesi, vanno protetti. In qualche modo, la ricerca fa molto in questo settore.
In questo campo noi stiamo facendo molto. Il Cnr, in particolare, ha una serie di
progettualità importanti proprio per l’individuazione, anche precoce, di eventuali
“oil spill”, le perdite di petrolio, o di immissioni di petrolio in mare che a volte
avvengono volontariamente da navi o altri mezzi.
D. - Salvare la Terra anche
dai cambiamenti climatici, che sono in parte una conseguenza di comportamenti sbagliati:
parliamo per esempio della deforestazione, ma che hanno comunque un impatto devastante
sul pianeta…
R. - Diciamo che ritorniamo al concetto dell’energia, perché sostanzialmente
noi dobbiamo utilizzare energia che abbia un minore impatto, che riduca al minimo
le emissioni di gas serra. Quindi abbiamo bisogno di un ciclo economico ed energetico
che produca emissioni di carbonio pari a zero. E questo è un concetto principale.
Ovviamente le foreste e la fissazione del carbonio da parte degli oceani e della biosfera
terrestre - quindi delle foreste principalmente - possono attenuare l’emissione di
CO2 e di gas serra, ma non possono risolverlo completamente. Risolvere questi problemi,
però, significa comunque diminuire ed evitare la deforestazione che va assolutamente
evitata, così come impiantare nuove foreste. Una buona notizia - se vogliamo - è che
nei Paesi dell’Europa Occidentale e in particolare in Italia, le foreste sono in espansione:
stiamo piantando tante più foreste di quante non se ne taglino.
D. - Una ricerca
effettuata dall’University College di Londra avrebbe scoperto che l’Africa è un continente
pieno di acqua, specie paradossalmente nella sua parte più arida, ovvero il deserto
del Sahara. E tutto questo “oro blu” sarebbe concentrato nel sottosuolo. A volte si
parla di eccessivo sfruttamento di risorse, in questo caso invece le risorse ci sono
e forse bisogna imparare a capire come sfruttarle…
R. - Questo studio conferma
delle teorie che già conoscevamo. L’Africa, così come altri Paesi è carico di acque
sotterranee, acque profonde, acque fossili, quindi acque molto antiche. L’utilizzazione
di queste acque va fatta con estrema cautela, perché sono acque non sempre rinnovabili,
cioè sorgenti idriche non rinnovabili così come lo sono le falde che normalmente utilizziamo.
Quindi, in questo senso, dobbiamo ragionare con grande cautela. È chiaro che in Africa
abbiamo un problema importante che è quello di far bere popolazioni che sono assetate,
però, d’altro canto, non possiamo pensare di utilizzare queste acque per esempio per
irrigare, per fare agricoltura estensiva o per fare cose importanti perché potremmo
creare grossi problemi.