2012-04-22 08:20:41

Giornata mondiale della Terra: mobilitazione globale per l’ambiente


175 nazioni, oltre un miliardo di persone si mobilitano oggi per la Giornata mondiale della Terra: tanti gli eventi e le iniziative: dall’Europa all’America fino all’India e poi l’Iraq, Taiwan con concerti, spettacoli, raduni, ma anche campagne di sensibilizzazione nelle scuole perché il primo obiettivo di questa edizione è proprio quello di informare e ribadire che chiunque, nel suo piccolo, può contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. Cecilia Seppia ha intervistato Enrico Brugnoli, direttore del Dipartmento Ambiente del Cnr:RealAudioMP3

R. - La Terra su cui viviamo è unica. È un dono che abbiamo ricevuto e credo che vada cambiato un po’ il modo di ragionare; soprattutto va rispettato molto quello che noi abbiamo avuto, cioè tutte le risorse. Il pianeta che ci circonda è una ricchezza che dobbiamo cercare di utilizzare con molta parsimonia e rispetto, per poi trasferirla alle generazioni successive. Purtroppo, la Terra è soggetta a pressioni molto forti, sia nell’utilizzazione del paesaggio, del territorio, sia per quanto riguarda tutti i cambiamenti climatici che sono in atto e che - in buona parte - sono attribuibili all’attività antropica, quindi all’attività dell’uomo.

D. - Noi tutti sappiamo, infatti, che per salvare la Terra si possono intraprendere alcuni comportamenti ecologici, come evitare di prendere l’auto per ridurre le emissioni di CO2. Vogliamo ricordare quanto è importante?

R. – Esatto! Perché molto spesso parliamo di fonti energetiche e stiamo cercando appunto di modificare le nostre fonti di energia anche con fonti rinnovabili. Ci si dimentica che, per esempio, il comportamento virtuoso di ciascuno di noi, anche se forse non riuscirebbe a risolvere tutti i problemi del nostro pianeta, però potrebbe dare un contributo significativo, perché il risparmio energetico, ad esempio, è una delle fonti di energia più importanti a cui noi potremmo attingere: sostanzialmente consumare meno energia! E consumare meno energia significa, ad esempio, tenere le luci spente o motori spenti quando non servono, evitare di prendere un’auto quando si può raggiungere un luogo a piedi o utilizzando mezzi pubblici che chiaramente utilizzano molta meno energia di quanto non ne utilizziamo prendendo un’auto; quindi, atteggiamenti virtuosi di questo genere. Ma è evidente però che noi dobbiamo cambiare anche le politiche. Interessare gli Stati e i governi che dovrebbero, in qualche modo, essere più maturi in questo senso, perché ricordiamo che gli accordi internazionali, molto spesso, vengono sottoscritti da un certo numero di governi, ma non da altri. Anzi, spesso quelli che non firmano sono i più importanti che utilizzano più energia e quindi hanno un impatto ancor più forte sul pianeta.

D. - Il 70 per cento del pianeta è composto da acqua, ma poco si fa per proteggere i mari...

R. - I mari sono una risorsa importantissima che tra l’altro conosciamo pochissimo. Soprattutto se poi andiamo a parlare di profondità marine, ci ritroviamo a conoscere meglio la superficie di Marte che non i fondali oceanici. I mari sono una parte importantissima del pianeta e vanno difesi, vanno protetti. In qualche modo, la ricerca fa molto in questo settore. In questo campo noi stiamo facendo molto. Il Cnr, in particolare, ha una serie di progettualità importanti proprio per l’individuazione, anche precoce, di eventuali “oil spill”, le perdite di petrolio, o di immissioni di petrolio in mare che a volte avvengono volontariamente da navi o altri mezzi.

D. - Salvare la Terra anche dai cambiamenti climatici, che sono in parte una conseguenza di comportamenti sbagliati: parliamo per esempio della deforestazione, ma che hanno comunque un impatto devastante sul pianeta…

R. - Diciamo che ritorniamo al concetto dell’energia, perché sostanzialmente noi dobbiamo utilizzare energia che abbia un minore impatto, che riduca al minimo le emissioni di gas serra. Quindi abbiamo bisogno di un ciclo economico ed energetico che produca emissioni di carbonio pari a zero. E questo è un concetto principale. Ovviamente le foreste e la fissazione del carbonio da parte degli oceani e della biosfera terrestre - quindi delle foreste principalmente - possono attenuare l’emissione di CO2 e di gas serra, ma non possono risolverlo completamente. Risolvere questi problemi, però, significa comunque diminuire ed evitare la deforestazione che va assolutamente evitata, così come impiantare nuove foreste. Una buona notizia - se vogliamo - è che nei Paesi dell’Europa Occidentale e in particolare in Italia, le foreste sono in espansione: stiamo piantando tante più foreste di quante non se ne taglino.

D. - Una ricerca effettuata dall’University College di Londra avrebbe scoperto che l’Africa è un continente pieno di acqua, specie paradossalmente nella sua parte più arida, ovvero il deserto del Sahara. E tutto questo “oro blu” sarebbe concentrato nel sottosuolo. A volte si parla di eccessivo sfruttamento di risorse, in questo caso invece le risorse ci sono e forse bisogna imparare a capire come sfruttarle…

R. - Questo studio conferma delle teorie che già conoscevamo. L’Africa, così come altri Paesi è carico di acque sotterranee, acque profonde, acque fossili, quindi acque molto antiche. L’utilizzazione di queste acque va fatta con estrema cautela, perché sono acque non sempre rinnovabili, cioè sorgenti idriche non rinnovabili così come lo sono le falde che normalmente utilizziamo. Quindi, in questo senso, dobbiamo ragionare con grande cautela. È chiaro che in Africa abbiamo un problema importante che è quello di far bere popolazioni che sono assetate, però, d’altro canto, non possiamo pensare di utilizzare queste acque per esempio per irrigare, per fare agricoltura estensiva o per fare cose importanti perché potremmo creare grossi problemi.







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