“Oggi la grande
sfida per la Chiesa non è imparare a usare il web per evangelizzare, ma vivere e pensare
bene - anche la fede - al tempo della rete”. E’ il punto di partenza del saggio “Cyberteologia”
(Ed. Vita &Pensiero), appena pubblicato da Antonio Spadaro sj,
direttore della rivista La Civiltà Cattolica. “Oggi, grazie agli
smart-phone e ai tablet, la nostra vita è sempre 'on-line' e la rete cambia il nostro
modo di pensare e comprendere la realtà. Perciò, mi chiedo, come cambia la ricerca
di Dio al tempo dei motori di ricerca? Chi è il mio prossimo all’epoca del web? Sono
possibili la liturgia e i sacramenti sulla rete? ”. Secondo p. Spadaro, sostenitore
della spiritualità della tecnologia, “proprio nella rete Cristo chiama l’umanità ad
essere più unita e connessa”. E questa concezione dei mezzi di comunicazione appartiene
alla tradizione della Chiesa. “Quando nel 1931 Pio XI benedisse, in latino, i macchinari
della Radio Vaticana – ricorda Spadaro - sottolineò che comunicare le parole apostoliche
ai popoli lontani, attraverso l’etere, era un modo per essere uniti a Dio in un’unica
famiglia”. Un’intuizione profonda, per l’epoca, che vedeva nella tecnologia della
radio non un modo per trasmettere contenuti, fare propaganda, ma un mezzo per creare
relazioni, un’unica grande famiglia di credenti. “Potremmo quasi dire – aggiunge Spadaro
- che papa Ratti avesse già compreso pienamente la logica dei social networks”.
L’autore prescinde dalle critiche ai social networks, molto frequenti, non solo nel
mondo cattolico. “Si tratta di ambienti, in cui si può vivere bene o male – spiega
il direttore de La Civiltà Cattolica - dipende dalla qualità delle persone che li
frequentano”. “Al di là di ogni considerazione – conclude - va valutato che su Facebook
ci sono più di cinquecento milioni di persone, e quindi, soprattutto la Chiesa, non
può non esserci. E’ un dato che fa appello alla nostra moralità”. Di fronte al
pregiudizo, duro a morire, di una Chiesa nemica del progresso, Spadaro lancia un'ulteriore
provocazione: "proprio noi credenti siamo chiamati a dare al mondo un contributo di
lettura teologica del fenomeno della rete, a far capire le vere potenzialità di questo
ambiente". (intervista a cura di Fabio Colagrande)