Nei cinema "Il primo uomo", film di Gianni Amelio ispirato al romanzo postumo di Camus
Nelle sale italiane da oggi, e in quelle francesi dal prossimo ottobre, l'ultimo film
di Gianni Amelio ispirato al romanzo postumo di Albert Camus in cui si narra del suo
ritorno in Algeria sull'orlo della guerra: seguendo il passato dello scrittore francese
il regista italiano cerca di ripercorrere anche il proprio, con illuminata profondità
e bella prova d'autore. Il servizio di Luca Pellegrini:
Il primo uomo,
l'uomo puro, l'uomo della pace e della tolleranza, nasce da quel germe in Algeria
e risponde al nome di l'alter ego di Albert Camus. Il film di Gianni Amelio è, infatti,
un film purissimo nell'intenzione, denso nei misurati dialoghi in cui ogni parola
ha il suo senso cinematografico, poggiati e recitati nello scorrere delle immagini
oscillanti tra l'età adulta di Jacques e la sua infanzia - 1924 e 1957 gli anni -
con l'incontro di vari personaggi familiari e ricordi del passato, in una porzione
di terra, l'Algeria, inondata dalla luce del sole e irrorata dal sangue della guerra
civile, in cui sono messi alla prova Camus e le sue idee di libertà e di identità.
Più
che il pensiero dello scrittore francese e il contenuto del suo incompiuto, omonimo
romanzo, pubblicato nel 1994, Gianni Amelio è rimasto colpito dalle affinità dell'esistenza:
"Sono stato scelto per il mio passato - dice - E' probabile ci sia coincidenza tra
le due vite, ad iniziare da un'infanzia povera. Ma non bastano le coincidenze: diciamo
che in un certo senso è stato incoraggiante fare un film autobiografico seguendo l'autobiografia
di un altro, un altro come". Una confessione che contraddistingue l'anima e la sensibilità
di Amelio regista e ancor più di Amelio uomo, il "primo" dei registi italiani. E così
è: "Il primo uomo" non è un film sulla guerra d'Algeria, ma - come afferma il regista
- "su qualsiasi tipo di guerra che può dividere le etnie" e, aggiungiamo, sull'ideale
della convivenza, che si trasforma con troppa, meccanica, orribile frequenza in guerra,
morte, tortura, sangue. Bravissimi gli interpreti, cenni di musica scritti da Franco
Piersanti, un film che dovrebbe cogliere l’attenzione di quel pubblico motivato nel
cercare e amare un autore e le sue idee.