La Chiesa ha celebrato ieri con gratitudine al Signore il settimo anniversario dell'elezione
di Joseph Ratzinger alla Cattedra di Pietro. Nel servizio di Alessandro Gisotti,
un vescovo, una suora missionaria, il leader di un movimento laicale e ancora il direttore
di un giornale, una giovane cattolica e uno scienziato agnostico raccontano cosa hanno
dato loro questi sette anni di Pontificato di Benedetto XVI:
“Un umile
lavoratore nella Vigna del Signore”: il 19 aprile del 2005, Benedetto XVI si presentava
così al mondo. Sette anni nei quali, il pastore “mite e fermo” della Chiesa universale
ha guidato con mano sicura e cuore generoso la Barca di Pietro. Mons. Bruno Forte,
arcivescovo di Chieti-Vasto, sottolinea la dimensione luminosa del Magistero di Benedetto
XVI:
R. - E’ un
Pontificato al tempo stesso drammatico e luminoso. E’ un Pontificato drammatico per
i tempi in cui esso viene a svolgersi. Siamo nella stagione seguente quello scontro
delle civiltà che ad alcuni sembrava inevitabile e addirittura unica via di un progresso
futuro; uno scontro nel quale il Papa si è situato con estrema lucidità, con parole
chiare, quelle del rifiuto di ogni violenza esercitata in nome di Dio. Ma la drammaticità
è non solo quella dei grandi contesti, quanto anche la crisi generale che attraversa
il villaggio globale, in particolare l’Occidente; una crisi che il Papa sente in prima
persona e che ha espresso in maniera molto lucida, specialmente nella costituzione
di un Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione. Proprio in questo contesto
drammatico si situa la luminosità del messaggio di Papa Benedetto XVI. Egli non cede
alla tentazione della rinuncia o del pessimismo, anzi, più che mai si dimostra tenace
nel proporre il sì di Dio in Gesù Cristo, nel testimoniare orizzonti di senso e di
speranza e di ritenere il cristianesimo la via possibile di salvezza nella crisi attuale.
Questo lo vediamo nella insistenza sui grandi temi del cristianesimo, innanzitutto
il tema della fede, che è quello dell’autentico rinnovamento che questo Papa sta chiedendo
alla Chiesa.
D. – Rinnovamento nella fede, sottolineava, l’Anno della fede
è vicino… Quale augurio si sente di fare a Benedetto XVI per il suo Pontificato?
R.
– Che questo suo straordinario sforzo di testimoniare la bellezza di Dio e la luce
della fede a un mondo più che mai bisognoso di essa, questo rilancio della centralità
della fede nella vita nell’identità e nella missione della Chiesa, trovino amplissima
risposta nei cuori e che il Signore dia alla sua azione, al tempo stesso coraggiosa
e umile, una grande fecondità che sia anche di consolazione per il suo cuore di padre
e di pastore. (bf)
Come il suo amato predecessore, anche Benedetto XVI ha puntato
molto sul ruolo dei movimenti laicali nel rinnovato sforzo della nuova evangelizzazione.
Un tema forte di questi sette anni, su cui si sofferma il presidente in Italia di
“Rinnovamento nello Spirito”, Salvatore Martinez, che ricorda i suoi primi
incontri con il Papa:
R. – Vorrei
evidenziare qui due ricordi. Il primo, a dieci mesi dalla sua elezione: la mia udienza
privata con lui, quando ho subito percepito il tratto del pastore buono, di un uomo
profondamente interiorizzato, nobile non soltanto nell’incedere, nel tratto, ma direi
soprattutto nei pensieri; poi, la storica Pentecoste con i movimenti. Certamente,
Benedetto XVI ha convalidato, confermato, rilanciato il grande tema della coessenzialità
dei carismi, con il principio gerarchico petrino. E’ un Pontefice che invita i laici
a dare ancora credito alla speranza, al Vangelo della speranza. Sta sottolineando,
in ogni modo, il bisogno che questa nuova evangelizzazione abbia nei movimenti, nei
laici, una espressione compiuta. Infine, al Pontefice dobbiamo dire grazie per come
ci insegna ogni giorno a difendere e a diffondere la fede!
D. – Testimone della
fede, testimone della gioia: quale augurio si sente di fare a Papa Benedetto per il
prosieguo del suo ministero petrino?
R. – Che continui a tenere la mano sul
timone di questa barca. Se anche il mare è periglioso e non mancano le tempeste, la
mano è sicura. Noi siamo con lui; la gente lo sente sempre più vicino, vede ogni giorno
di più il coraggio di un uomo. E, seppure evidentemente invecchia e faccia fatica
come ogni anziano, la gente vede, coglie in lui, il desiderio che questa Chiesa sia
guidata, che questa Chiesa sia condotta verso l’approdo che è Cristo: ogni giorno
un Gesù nuovo, ogni giorno un Cristo vivo. Il Papa ha ricordato all’inizio del Pontificato
che è parte di una Chiesa giovane, perché Cristo è vivo. Cristo lo rende giovane,
Cristo gli regala questa giovinezza spirituale, Cristo lo fa amare dalla gente. Allora,
lunga vita al Papa! Che continui davvero a guidare la Chiesa con l’amore e la passione
che ci sta testimoniando. (ap)
E il Papa, in questi anni, ha levato incessantemente
la sua voce in difesa della dignità dell’uomo, sfigurata dalla violenza, dall’egoismo,
dalla miseria. Benedetto XVI ha dato così voce a chi non ha voce. E’ quanto sottolinea
suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, responsabile dell’ufficio
“Tratta donne e minori” dell’Usmi:
R. – Questi
anni di Pontificato a noi hanno dato moltissimo, perché abbiamo trovato in Benedetto
XVI un padre, un padre che sa ascoltare, che sa cogliere le urgenze, le emergenze
dell’oggi, soprattutto le emergenze dell’immigrazione, dello sfruttamento della persona.
Abbiamo trovato un pastore in lui e troviamo nei suoi insegnamenti veramente l’aiuto
e la forza per continuare a lottare, perché ogni persona possa vivere da persona umana
con la propria dignità, così come è stata voluta e creata dal Creatore. Quindi, per
noi è un grande esempio: la sua dedizione, le sue catechesi sempre così puntuali,
così attuali. Oggi abbiamo più che mai bisogno di avere delle guide, di avere dei
testimoni.
D. – Come religiosa, come missionaria, come cristiana, qual è l’augurio
che vuole rivolgere a Benedetto XVI?
R. – Prima che la Libia andasse in guerra,
ho avuto l’occasione di andare a Tripoli e ho visitato le prigioni dove queste persone,
rimandate dall’Italia, si trovavano in prigione. Quando hanno saputo che venivo dall’Italia,
che venivo da Roma, in coro hanno gridato: “Vai a trovare il Papa e dì al Papa che
gli vogliamo bene”! Ecco, io voglio fare ancora mio e nostro questo augurio: che tante
persone, soprattutto le persone più sfortunate, più svantaggiate, sentano e trovino
nel Santo Padre questa guida, che veramente sentano di voler bene al Papa, e così
anche noi. Questo è il nostro augurio, e l’augurio di tante suore, di tante donne
che noi abbiamo aiutato, di poter dire al Santo Padre: “Grazie per la sua presenza,
per il suo insegnamento”. E sia così anche per noi, come queste persone, che hanno
gridato: “Dì al Papa che gli vogliamo bene”. (ap)
Colonia, Sydney, Madrid:
le città delle tre Gmg di Benedetto XVI, mentre già si guarda all’appuntamento di
Rio de Janeiro del prossimo anno. Un rapporto speciale quello del Papa con i giovani,
come già era avvenuto nel Pontificato del Beato Karol Wojtyla. Lisa Moni Bidin,
responsabile nazionale di Azione Cattolica per i giovani, si sofferma sui doni che
ha ricevuto da Papa Benedetto in questi sette anni:
R. – Le due
cose che porto più nel cuore sono il primato dell’amore e il desiderio profondo di
chiarezza e di verità: un amore che faccia crescere, che ci permetta di trovare quel
di più della nostra vita per aspirare a mete grandi; e quel desiderio di chiarezza
e verità da ricercare dentro ciascuno di noi, nelle nostre chiese, nelle nostre comunità,
per essere sempre più testimonianza viva di Cristo Risorto, di una Chiesa viva, di
una Chiesa della gioia.
D. – Quale augurio per questo anniversario di Pontificato,
guardando in particolare ai giovani?
R. – Un augurio sicuramente dai giovani,
in particolar modo i giovani dell’Azione Cattolica, che sono quelli che conosco meglio,
un augurio di bene, di sostegno per il suo operare, anche nel nostro impegno di sostenerlo
con la preghiera. (ap)
Altro tema che sta fortemente caratterizzando il Pontificato
di Benedetto XVI è la promozione di un fruttuoso dialogo tra fede e ragione. Un impegno
particolarmente apprezzato dal genetista Angelo Vescovi, presidente del Comitato
scientifico di “Neurothon”:
R. - Ha dato
una chiara direzione su come muoversi. Io parlo ovviamente per quanto riguarda il
mio settore di competenza, che è quello delle malattie degenerative, delle terapie
con le cellule staminali. Per quanto mi riguarda il grande valore che il Papa mi ha
confermato è di rimanere sempre nell’alveo del rispetto della vita umana, quando si
lavora per cercare di curare coloro che soffrono. Sicuramente i suoi insegnamenti
funzionano molto da “luce guida”. Ho avuto poi anche il piacere e l’onore di vederlo
da vicino e posso trasmettere una sensazione che mi ha veramente impressionato: guardandolo
negli occhi, ho sentito un senso di serenità che ho visto in pochissimi uomini.
D.
- Lei ci dice: un Papa può aiutare anche un uomo di scienza…
R. - Anzitutto
uno scienziato è un uomo; è poi un uomo di scienza, ma è un uomo. Un Pontefice con
la capacità di trasmettere dei valori non solo religiosi, ma morali e filosofici,
non “può” aiutare, ma essenzialmente aiuta!
D. - Quale augurio si sente di
fare come uomo per l’appunto, prima ancora che come uomo di scienza?
R. - Il
mio augurio è che lui rimanga tra di noi per altri 100 anni! E che possa guidarci
con quella serenità che gli ho visto negli occhi e che è una serenità di tipo trascendente.
(mg)
“Papa della parola” per antonomasia, Benedetto XVI con il suo Magistero
rappresenta una sfida stimolante per gli operatori della comunicazione. La riflessione
del direttore del quotidiano “Avvenire”, Marco Tarquinio:
R. – In Joseph
Ratzinger, divenuto Papa Benedetto XVI, quella che era la sua grande sapienza cristiana
è diventata qualcosa di più e di diverso. Io lo considero un segno di contraddizione
bellissimo nel mondo di oggi. Gli hanno costruito addosso dei cliché mediatici e lui
li ha rovesciati: ad un mondo che ha rovesciato l’ordine dei valori, ha offerto lo
scandalo di un rovesciamento dei cliché precostituiti sia sulla sua persona sia sulla
predicazione della Chiesa. E questo lo ha fatto sulle questioni cruciali del nostro
tempo.
D. – Uno scandalo che interroga molto il mondo della comunicazione…
R.
– Questo è lo scandalo: per un mondo dell’informazione, che si nutre di certezze evanescenti,
che fa titolo grazie alla levità infelice di casi di cronaca, di gossip, trasformati
nel metro della nostra umanità, nella misura del successo, c’è qualcuno che dice,
con una voce percepibile anche dai semplici, non solo dai dotti, che è un altro il
modo, è un altro il centro, è un altro il fuoco vero intorno al quale si può accendere
la speranza del mondo.
D. – Quale augurio rivolge al Papa in questo giorno,
in questo anniversario di ministero petrino?
R. – Che l’Anno della fede, che
sta per cominciare corrisponda a quella domanda che il Papa si poneva qualche settimana
fa nell’incontro con la Chiesa di Roma: che cosa dirà il mondo della nostra fede?
Di questo ci dobbiamo preoccupare. Quindi, l’augurio è che noi sappiamo dire come
popolo di Dio, seguendo la luce che il Papa ci aiuta a vedere, che la nostra fede
è significante ed è una forza buona, in un mondo che è pervaso da correnti obiettivamente
negative. (ap)