2012-04-18 15:25:21

Siria, tregua violata. Mons. Zenari: "In nome di Dio, basta, fermatevi!"


In Siria proseguono le violenze nonostante il cessate il fuoco e la presenza degli osservatori Onu. Morte nelle ultime 24 ore quasi 40 persone. Frenetica l’attività diplomatica: il ministro degli Esteri siriano è oggi a Pechino, mentre è a Mosca una rappresentanza degli oppositori del regime. E intanto i Paesi arabi prendono sempre più le distanze dal presidente Assad. Il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari, ricorda - al microfono di Salvatore Sabatino - gli appelli del Papa per la pace e invoca dialogo e compattezza nel condannare le violenze:RealAudioMP3

R. - Purtroppo la tregua è ancora assai precaria, e le violazioni qua e là del cessate il fuoco, ci dicono che in questo momento non è facile essere ottimisti sul futuro della Siria. La comunità internazionale, a più riprese, sta cercando in vari modi di aiutare la Siria ad uscire da questa crisi. Il Santo Padre ha lanciato numerosi appelli, tutti del resto molto ben accolti, affinché la violenza cessi e si intraprenda il dialogo. Dopo le varie prese di posizione della comunità internazionale, credo che sarebbe assai auspicabile e urgente, anche una presa di posizione coraggiosa, unanime, e al di sopra delle parti, da parte di tutti i rappresentanti della varie confessioni religiose presenti in Siria: un’indiscussa autorità morale, capace di ammonire anche severamente, e di far riflettere seriamente, le coscienze sulle conseguenze nefaste e dolorose di certe decisioni sbagliate prese dalle varie parti in conflitto; un’autorità morale capace di imporsi e di gridare in nome di Dio: “ Basta! Fermatevi!”. Fonte d’ispirazione, credo, sia certamente la figura di San Giovanni Battista, di cui i cristiani come i musulmani venerano le reliquie -precisamente la testa- nella celebre moschea degli Omayyadi a Damasco, costruita su una precedente Basilica cristiana. Davanti a queste reliquie, ha sostato in preghiera anche il Beato Giovanni Paolo II. È certamente un privilegio avere le reliquie di questo Santo che è stato decapitato per aver detto la verità, ma è anche, allo stesso tempo, un impegno. Non posso dimenticare le immagini viste qualche tempo fa, di un bambino di circa 8-10 anni, in lacrime davanti ai suoi fratellini uccisi e alla sua casa distrutta. Nel pianto, diceva delle imprecazioni che qui non posso ripetere. Erano imprecazioni molto simili a quelle che si trovano in certi salmi imprecativi. Questi ultimi giorni, sono stati particolarmente duri in certe località. Ad un prete, che da più di un mese, vive eroicamente in una città martoriata ed in una zona tra i due fuochi, esprimevo qualche giorno, fa la mia solidarietà e compassione dicendogli: “Padre, provo dolore per lei che vive all’inferno”. Il buon prete, conservando ancora, nonostante tante prove, un po’ di ironia, mi ripeteva: “Eccellenza, un momento, precisiamo: all’inferno c’è il fuoco. Qui oltre al fuoco, c’è una pioggia di bombe, distruzioni e colpi di mitragliatrice”.

D. - È appena trascorsa la Pasqua, una Pasqua drammatica per il Paese. Com’è stata vissuta dalla comunità cristiana?

R. - Per quanto riguarda le celebrazioni pasquali - quest’anno, le celebrazioni della Pasqua cattolica e della Pasqua ortodossa cadevano ad una settimana di distanza tra loro-, si è notata una buona partecipazione in tutta la Siria, dovuta anche probabilmente, alla situazione d’incertezza che sta vivendo la gente. Naturalmente con particolari modalità in certe zone di guerra. Ad esempio, un padre cattolico di rito latino, essendo il solo prete sul posto, ha celebrato la Domenica delle Palme per un piccolo gruppo di persone tutte ortodosse, secondo il calendario giuliano ed il loro rito orientale. Presso di lui, vivevano, e vivono ancora, una quarantina di sfollati, tutti musulmani. Questi hanno voluto pulire e preparare la chiesa ed hanno voluto prendere parte con i loro abiti da festa, al rito delle Palme. Un sacerdote cattolico di rito orientale, anch’egli unico prete sul posto, ha celebrato, per un piccolo numero di fedeli, per metà ortodossi e metà cattolici il rito solenne mettendo insieme la celebrazione delle Palme per gli uni, e la Pasqua di Risurrezione per gli altri. Durante i riti pasquali, leggendo alcune pagine del Libro dell’Esodo, faceva impressione constatare un assai ben diverso e triste esodo di tanta povera gente costretta a lasciare le proprie case, i propri villaggi ed alcuni anche il proprio Paese verso altre città siriane o Paesi limitrofi, conservando nel cuore il desiderio di poter rientrare, un giorno ai propri villaggi e alle proprie case. Desiderio che per un certo numero di loro, si tramuterà in amara delusione quando si troveranno davanti alle loro case e ai propri villaggi distrutti. Attorno alle chiese si vedevano e si vedono, ancora sfollati che vanno a registrarsi per poter poi ottenere dei pacchetti già confezionati di viveri. In genere sono accolti da parenti ed amici. Le famiglie musulmane si mostrano particolarmente accoglienti verso queste persone sfollate. In filigrana, si potrebbe leggere, in parte, certi tratti della sorte toccata a Gesù. (bi)







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