Savona: iniziato corso per sacerdoti ed educatori contro la pedofilia
E’ iniziato ieri a Savona il piano educativo messo a punto nel novembre scorso dalla
diocesi e dal Cismai, ente laico contro gli abusi sull’infanzia, per prevenire i casi
di pedofilia, e diretto a sacerdoti ed educatori. Ieri i primi incontri del corso,
i lavori sono proseguiti anche stamattina e continueranno in maggio con don Fortunato
di Noto, fondatore dell'Associazione Meter. Il programma riprenderà anche dopo l’estate.
FrancescaSabatinelli ne ha parlato il vescovo di Savona-Noli, mons.VittorioLupi: R. – Questo fenomeno in qualche modo ci ha riguardato in passato. Venti-trenta
anni fa, sono successi dei fatti venuti alla ribalta in questi ultimi anni. Per cui
c’è stato un grave disagio, una sofferenza della diocesi, dei sacerdoti, di tutti
quanti a questo proposito. Allora, con delle persone particolarmente interessate al
problema – educatori e così via – abbiamo incominciato a interrogarci su questo e
a vedere cosa si poteva fare per prevenire, perché questi fatti non avvengano più
in futuro. Abbiamo chiesto aiuto a un’Associazione particolarmente seria ed esperta
in questo campo – il Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento
e l'Abuso all'Infanzia) – e ci siamo fatti accompagnare in questo percorso.
D.
– Questo tipo di incontri su cosa vertono e in che modo vengono condotti?
R.
– Prima di tutto, sulla tipologia del pedofilo, su cosa possa portare una persona
ad avere questo interesse per i bambini, per i minori. Poi, sulla capacità di leggere
i segnali di disagio che possono mostrare i ragazzi, i bambini abusati: conoscere
l’entità del fenomeno in famiglia, in alcuni educatori, negli allenatori sportivi,
nei sacerdoti... insomma, tutte le varie tipologie di quelli che possono esercitare
un abuso, oltre che tenere in conto l’atteggiamento della vittima.
D. – La
Chiesa di Savona ha vissuto in passato – come ricordava lei – tristi vicende ed è
stata anche oggetto di forti polemiche. Lei ritiene che questa possa effettivamente
essere una valida risposta al problema e anche a chi ha ferito la Chiesa?
R.
– Noi pensiamo che questo debba essere un atteggiamento da assumere da parte della
Chiesa, senza pensare di rispondere a chi ha scatenato queste cose. E’ l’atteggiamento
che riteniamo giusto di fronte a questi fenomeni che ci sono capitati. Quindi, indipendentemente
dal fatto di essere stati accusati, dalle polemiche o altro, io credo che la Chiesa
debba reagire in questo modo. Per cui abbiamo cercato di fare quello che abbiamo ritenuto
giusto. Se questo può essere anche una risposta, bene. Credo che sia, però, l’atteggiamento
che dovremo prendere comunque: quello di vedere che queste cose non capitino più.
D.
– Può essere un suggerimento anche per altre diocesi?
R. – Non lo so. Può essere
che chi ha avuto problemi come il nostro possa fare la stessa cosa, ma ciascun vescovo
farà nella propria diocesi quello che riterrà più opportuno. A noi è sembrato opportuno
fare questo tipo di intervento.
D. – La risposta dei sacerdoti è stata positiva?
Si sono sentiti coinvolti?
R. – Sì, molto. Mi pare che ci sia stata una buona
risposta. Oggi, c’è stato l’incontro con i sacerdoti che sono intervenuti ripetutamente
su tanti argomenti. Mi è sembrato vi sia stata una buona accoglienza e anche molto
interesse. (ap)