Il Papa all'udienza generale: pregate per me perché possa perseverare nel mio servizio
a Cristo e alla Chiesa
Benedetto XVI, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, ha ringraziato per
gli auguri rivoltigli dai fedeli per il settimo anniversario della sua elezione e
del suo compleanno: “Chiedo di sostenermi sempre con le vostre preghiere, affinché,
con l’aiuto dello Spirito Santo, possa perseverare nel mio servizio a Cristo e alla
Chiesa”.
L'azione dello Spirito Santo guida la comunità cristiana Quindi
ha ripreso le sue catechesi sulla preghiera. “Nell’udienza prima della Settimana Santa
– ha ricordato - ci siamo soffermati sulla figura della Beata Vergine Maria, presente
in mezzo agli Apostoli in preghiera nel momento in cui attendevano la discesa dello
Spirito Santo. Un’atmosfera orante accompagna i primi passi della Chiesa. La Pentecoste
non è un episodio isolato, poiché la presenza e l’azione dello Spirito Santo guidano
e animano costantemente il cammino della comunità cristiana. Negli Atti degli Apostoli,
infatti, san Luca, oltre a raccontare la grande effusione avvenuta nel Cenacolo cinquanta
giorni dopo la Pasqua (cfr At 2,1-13), riferisce di altre irruzioni straordinarie
dello Spirito Santo che ritornano nella storia della Chiesa”. Oggi il Papa si è soffermato
“su quella che è stata definita la «piccola Pentecoste», verificatasi al culmine di
una fase difficile nella vita della Chiesa nascente”.
Di fronte alle minacce
i cristiani non adottano strategie di difesa, ma si mettono in preghiera Il
Papa ha ricordato come “gli Atti degli Apostoli narrano che, in seguito alla guarigione
di un paralitico presso il Tempio di Gerusalemme (cfr At 3,1-10), Pietro e Giovanni
vennero arrestati (cfr At 4,1) perché annunciavano la risurrezione di Gesù a tutto
il popolo (cfr At 3,11-26). Dopo un processo sommario, furono rimessi in libertà,
raggiunsero i loro fratelli e raccontarono quanto avevano dovuto subire a causa della
testimonianza resa a Gesù risorto. In quel momento, «tutti unanimi innalzarono la
loro voce a Dio» (At 4,24). Qui san Luca riporta la più ampia preghiera della Chiesa
che troviamo nel Nuovo Testamento, alla fine della quale – come abbiamo sentito -
«il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati dello Spirito Santo e
proclamavano la Parola di Dio con franchezza» (At 4,31)”. “Prima di considerare questa
bella preghiera – ha aggiunto - notiamo un atteggiamento di fondo importante: di fronte
al pericolo, alla difficoltà, alla minaccia, la prima comunità cristiana non cerca
di fare analisi su come reagire, trovare strategie, su come difendersi, su quali misure
adottare, ma davanti alla prova si mette in preghiera, si mette in contatto con Dio”.
La
concordia dei suoi membri, elemento fondamentale della Chiesa Benedetto XVI
si è quindi chiesto: “E che caratteristica ha questa preghiera? Si tratta di una preghiera
unanime e concorde dell’intera comunità, che fronteggia una situazione di persecuzione
a causa di Gesù. Nell’originale greco san Luca usa il vocabolo «homothumadon» - «tutti
insieme», «concordi» – un termine che appare in altre parti degli Atti degli Apostoli
per sottolineare questa preghiera perseverante e concorde (cfr At 1,14; 2,46). Questa
concordia è l'elemento fondamentale della prima comunità e dovrebbe essere sempre
fondamentale per la Chiesa. Non è solo la preghiera di Pietro e di Giovanni, che si
sono trovati nel pericolo, ma di tutta la comunità, perché quanto vivono i due Apostoli
non riguarda soltanto loro, ma tutta la Chiesa. Di fronte alle persecuzioni subite
a causa di Gesù, la comunità non solo non si spaventa e non si divide, ma è profondamente
unita nella preghiera, come una sola persona, per invocare il Signore. Questo è il
primo prodigio che si realizza quando i credenti sono messi alla prova a causa della
loro fede: l’unità si consolida, invece di essere compromessa, perché è sostenuta
da una preghiera incrollabile. La Chiesa non deve temere le persecuzioni che nella
sua storia è costretta a subire, ma confidare sempre, come Gesù al Getsemani, nella
presenza, nell’aiuto e nella forza di Dio, invocato nella preghiera”.
La
Chiesa vuole solo proclamare con franchezza la Parola di Dio Il Papa ha fatto
“un passo ulteriore: che cosa chiede a Dio la comunità cristiana in questo momento
di prova? Non chiede l’incolumità della vita di fronte alla persecuzione, né che il
Signore ripaghi coloro che hanno incarcerato Pietro e Giovanni; chiede solamente che
le sia concesso «di proclamare con tutta franchezza» la Parola di Dio (cfr At 4,29).
Prega di non perdere il coraggio della fede, il coraggio di annunciare la fede. Prima
però cerca di comprendere in profondità ciò che è accaduto, cerca di leggere gli avvenimenti
alla luce della fede e lo fa proprio attraverso la Parola di Dio che ci fa decifrare
la realtà del mondo”.
Come Dio agisce nella storia “Nella preghiera
che eleva al Signore – ha proseguito - la comunità parte dal ricordare e invocare
la grandezza e immensità di Dio: «Signore, tu che hai creato il cielo e la terra,
il mare e tutte le cose che in essi si trovano» (At 4,24). … Passa poi a riconoscere
come Dio abbia agito nella storia … come è stato vicino al suo popolo mostrandosi
un Dio che si interessa dell’uomo, che non lo abbandona; e qui viene citato esplicitamente
il Salmo 2, alla luce del quale viene letta la situazione di difficoltà che sta vivendo
in quel momento la Chiesa. Il Salmo 2 celebra l’intronizzazione del re di Giuda, ma
si riferisce profeticamente alla venuta del Messia, contro il quale nulla potranno
fare la ribellione, la persecuzione, il sopruso degli uomini: «Perché le nazioni si
agitarono e i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra e i principi
si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo» (At 4,25)”…
Gesù
è la chiave per comprendere anche la persecuzione “Proprio leggendo la Sacra
Scrittura, che è Parola di Dio, la comunità può dire a Dio nella sua preghiera: «davvero
in questa città … si sono radunati insieme contro il tuo santo servo Gesù, che tu
hai consacrato, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano deciso che
avvenisse» (At 4,27). Ciò che è accaduto viene letto alla luce di Cristo, che è la
chiave per comprendere anche la persecuzione, la croce che è sempre la chiave per
la Risurrezione L’opposizione verso Gesù, la sua Passione e Morte, vengono rilette,
attraverso il Salmo 2, come attuazione del progetto di Dio Padre per la salvezza del
mondo. E qui si trova anche il senso dell’esperienza di persecuzione che la prima
comunità cristiana sta vivendo; questa prima comunità non è una semplice associazione,
ma una comunità che vive in Cristo; pertanto, ciò che le accade fa parte del disegno
di Dio. Come è successo a Gesù, anche i discepoli incontrano opposizione, incomprensione,
persecuzione. Nella preghiera, la meditazione sulla Sacra Scrittura alla luce del
mistero di Cristo aiuta a leggere la realtà presente all’interno della storia di salvezza
che Dio attua nel mondo, sempre nel suo modo”.
Annunciare con coraggio il
Vangelo perché sia visibile la bontà di Dio Ha quindi sottolineato che “proprio
per questo la richiesta che la prima comunità cristiana di Gerusalemme formula a Dio
nella preghiera non è quella di essere difesa, di essere risparmiata dalla prova,
dalla sofferenza, di avere successo, ma solamente quella di poter proclamare con «parresia»,
cioè con franchezza, con libertà, con coraggio, la Parola di Dio (cfr At 4,29). Aggiunge
poi la richiesta che questo annuncio sia accompagnato dalla mano di Dio, perché si
compiano guarigioni, segni, prodigi (cfr At 4,30), cioè sia visibile la bontà di Dio,
cioè una forza che trasformi la realtà, che cambi il cuore, la mente, la vita degli
uomini e porti la novità radicale del Vangelo”.
La fede ha la forza di trasformare
il mondo Il Pontefice ha poi sottolineato che “alla fine della preghiera –
annota san Luca - «il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di
Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza» (At 4,31). Il luogo
tremò, cioè la fede ha la forza di trasformare la terra e il mondo. Lo stesso Spirito
che ha parlato per mezzo del Salmo 2 nella preghiera della Chiesa, irrompe nella casa
e ricolma il cuore di tutti coloro che hanno invocato il Signore. Questo è il frutto
della preghiera corale che la comunità cristiana innalza a Dio: l’effusione dello
Spirito Santo, dono del Risorto che sostiene e guida l’annuncio libero e coraggioso
della Parola di Dio, che spinge i discepoli del Signore ad uscire senza paura per
portare la buona novella fino ai confini del mondo”.
Imparare a vedere che
Dio è presente nella nostra vita anche nei momenti difficili “Anche noi, cari
fratelli e sorelle – ha detto il Papa - dobbiamo saper portare gli avvenimenti della
nostra vita quotidiana nella nostra preghiera, per ricercarne il significato profondo.
E come la prima comunità cristiana, anche noi, lasciandoci illuminare dalla Parola
di Dio, attraverso la meditazione sulla Sacra Scrittura, possiamo imparare a vedere
che Dio è presente nella nostra vita, è presente anche nei momenti difficili, e che
tutto, anche le cose incomprensibili, fa parte di un superiore disegno di amore nel
quale la vittoria finale sul male, sul peccato e sulla morte è veramente quella del
bene, della grazia, della vita, di Dio”.
Lo Spirito Santo scaldi i nostri
cuori e illumini le nostre menti Il Papa ha poi concluso: “Come per la prima
comunità cristiana, la preghiera ci aiuta a leggere la storia personale e collettiva
nella prospettiva più giusta e fedele, quella di Dio. E anche noi vogliamo rinnovare
la richiesta del dono dello Spirito Santo, che scaldi il cuore e illumini la mente,
per riconoscere come il Signore realizzi le nostre invocazioni secondo la sua volontà
di amore e non secondo le nostre idee. Guidati dallo Spirito di Gesù Cristo, saremo
capaci di vivere con serenità, coraggio e gioia ogni situazione della vita e con san
Paolo vantarci «nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza,
la pazienza la virtù provata e la virtù provata la speranza»: quella speranza che
«non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito Santo che ci è stato donato» (Rm 5,3-5)”.