Cina, maxisequestro di medicinali adulterati. L'esperto: è la punta di un iceberg
Nella Cina del miracolo economico, scoppia un nuovo scandalo sofisticazioni. La polizia
della Repubblica Popolare ha scoperto e sequestrato migliaia di confezioni di medicinali
contenenti gelatine industriali velenose, anziché commestibili. L'operazione ha portato
a effettuare anche diversi arresti. L’episodio sarebbe solo la punta di un iceberg,
che coinvolgerebbe anche molti prodotti alimentari e di uso quotidiano. Su questa
vicenda, che potrebbe avere ricadute pericolose anche in quei Paesi che importano
prodotti cinesi, Giancarlo La Vella ha sentito Stefano Vecchia, esperto
del Paese asiatico:
R. – In realtà,
la legge cinese prevede una serie di controlli, anzi le norme in merito sono molto
severe grazie alla pressione internazionale. Ricordiamo che la Cina è un grande Paese
esportatore. Di fatto, questo impegno del legislatore viene vanificato per una serie
di ragioni, a partire dalla corruzione. E’ molto più semplice ed economico, infatti,
pagare un funzionario addetto al controllo, che non produrre a certi standard con
un costo ovviamente maggiore. E la Cina vive di export e il suo export è fatto di
prodotti in buona parte concorrenziali, dal punto di vista del prezzo. Ma, evidentemente,
questo fenomeno ha ragioni che non sono soltanto quelle del basso costo della manodopera
e delle materie prime.
D. – Come stanno operando le autorità cinesi?
R.
– I vertici del Paese sono a conoscenza di questa situazione, tanto è vero che, anche
di recente, la leadership del partito comunista ha lanciato un allarme contro la corruzione.
Tutto ciò mette in luce il forte scollamento fra il centro del Paese e le autorità
locali: l’attuazione di leggi centrali è resa difficoltosa dalla vastità del Paese
e dai molti interessi in gioco a livello delle periferie.
D. – E’ una situazione
che induce a ridimensionare il livello di progresso economico che la Cina fa registrare
in questi anni?
R. – Questo è molto probabile, infatti non a caso l’economia
cinese sta rallentando, in parte per la congiuntura internazionale, che ha provocato
la diminuzione delle esportazioni, ma anche perché l’adesione a certe regole internazionali
indubbiamente va a incidere sul prezzo dei prodotti, con un ridimensionamento della
capacità produttiva.
D. – Ci potrebbe essere una ricaduta pericolosa di questi
prodotti in Occidente, in Europa e anche in Italia?
R. – Indubbiamente, perché
quello che viene scoperto nella grande Cina è soltanto la punta di un iceberg. E’
possibile che i prodotti esportati non siano conformi alle norme di sicurezza e igiene:
lo abbiamo visto altre volte, come ad esempio nel caso dei giocattoli. E teniamo inoltre
presente che spesso questi prodotti non arrivano direttamente dalla Cina, ma passano
attraverso altri Paesi dai quali poi giungono a noi e quindi, di fatto, non vengono
registrati come provenienti dalle Repubblica popolare cinese. Evidentemente, serve
un maggiore controllo sull’ingresso di questi prodotti, considerando l’eventuale triangolazione
nel loro cammino dal produttore fino alle nostre tavole o nei nostri negozi. (bf)