2012-04-17 07:26:39

I talebani rivendicano gli attentati in Afghanistan


"Un fallimento di intelligence interna e per la Nato” così il presidente afgano Karzai dopo gli attacchi, nelle ultrime 48 ore a Kabul e nelle provincie di Nangarhar, Paktia e Logar. Unanime la condanna della Comunità internazionale. Per il segretario alla difesa USA Leon Panetta, si è trattato di ''attacchi isolati condotti per motivi simbolici''; il segretario di Stato Clinton ha richiamato Pakistan e Afghanistan ad un maggiore coordinamento nella lotta al terrorismo islamico. Maria Grazia Coggiola:RealAudioMP3

Per un analisi della situazione Giancarlo La Vella ha raccolto il commento del collega Maurizio Salvi:RealAudioMP3
R. – Intanto bisogna sottolineare che questa offensiva dei talebani era attesa, perché tradizionalmente ogni anno, alla fine dell’inverno, gli insorti danno una dimostrazione di presenza e di forza alle truppe di sicurezza afghane e internazionali. Bisogna dire che per la prima volta questo è successo in modo molto eclatante a Kabul e nella zona verde, cioè la zona di massimo controllo, dove si trovano le ambasciate, i ministeri, il palazzo presidenziale e anche il quartier generale dell’Isaf, però nello stesso tempo bisogna anche dire che il sistema di pronto intervento della polizia e dell’esercito afghani ha funzionato, non nella velocità e nell’efficacia auspicabile, ma, nel corso del pomeriggio, il contrasto ai talebani è stato portato avanti sostanzialmente dalle forze afghane. Questo fa capire che il processo di transizione dalla coalizione internazionale alle forze afghane continuerà e che quindi sostanzialmente fino al 2014 non cambierà nulla nei programmi preventivati di ritiro delle forze occidentali.

D. – Inutile dire che questi eventi rappresentano la parola “fine” sull’ipotesi di dialogo con la parte moderata dei talebani…

R. – Certo la questione è problematica, perché l’ipotesi di partenza era quella di permettere al presidente Hamid Karzai di trovare interlocutori tra i talebani più moderati e qui assistiamo a una prova di forza dei seguaci del mullah Omar che dimostra come 10 anni di conflitto non li ha affatto indeboliti. In realtà, i talebani vogliono solo essere considerati interlocutori di primo grado e recentemente hanno aperto un ufficio di rappresentanza nel Qatar con cui hanno iniziato una sorta di dialogo con gli Stati Uniti. Il problema ora è vedere che margini ci sono, perché questi talebani del mullah Omar possano dialogare con il presidente Karzai. Va detto che questa offensiva è avvenuta il giorno dopo della nomina del nuovo presidente dell’Alto Consiglio della Pace, Rabbani, che dovrebbe essere incaricato di portare avanti questo dialogo.

D. – C’è il rischio che, avvicinandosi il ritiro delle forze straniere, l’Afghanistan ritorni ad essere uno Stato fondamentalista gestito dai talebani?
R. – Direi che è molto probabile che i talebani nel futuro dell’Afghanistan abbiano un ruolo molto importante. Chi legge attentamente i loro comunicati, i loro proclami, le loro piattaforme politiche, può vedere che comunque non stiamo parlando più dei talebani del passato, ma di persone che si rendono conto che i tempi sono cambiati: per esempio, loro, ripetutamente, da alcuni anni affermano di non voler avere nulla a che fare con al Qaeda e di volere gestire il loro potere solo all’interno dell’Afghanistan e hanno recentemente anche proclamato, se un giorno saranno al governo, di voler recepire all’interno dell’esecutivo le forze vive, le intelligenze e le capacità anche di altri gruppi etnici. Quindi, forse, su questa base bisognerebbe lavorare per vedere quanto margine c’è per una soluzione che vada bene a tutti. (bf)







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