2012-04-17 16:03:14

Amazzonia, triplicato il disboscamento. Mons. Giovenale: speriamo nel vertice di Rio


In Brasile, la foresta amazzonica resta il centro di molte preoccupazioni: secondo i dati dei primi tre mesi di quest’anno, il ritmo della deforestazione è triplicato rispetto allo stesso periodo del 2011. E il 5 aprile scorso, è stata uccisa un’attivista locale, che aveva denunciato le segherie abusive e le occupazioni illegali di terre. Di questo tragico episodio, ultimo di una serie che dura da anni, Davide Maggiore ha parlato con il vescovo di Abaetetuba, mons. Flavio Giovenale:RealAudioMP3

R. – E’ una questione storica, nel senso che per secoli l’Amazzonia è stata quasi abbandonata. Ciò vuol dire che anche la presenza dello Stato, attraverso i suoi mezzi legali, è sempre stata molto piccola. Questo si è aggravato negli ultimi 30 anni, con le grandi scoperte minerali nella regione. Sono venute persone disposte a fare razzia delle ricchezze naturali dell’Amazzonia, sia minerali che forestali. Perciò, in pratica, l’Amazzonia sta vivendo adesso un’epoca di frontiera, che ha creato queste tragedie.

D. – Che sforzi sono stati fatti per contrastare questo fenomeno?

R. – Anche a livello legale, il Brasile ha fatto passi molto importanti e soprattutto i procuratori della Repubblica sono molto attivi. Si è passati poi dalla mentalità di 30-40 anni fa – in cui si diceva "pagheremo il progresso con il fumo delle ciminiere, con il fumo dei boschi bruciati per fare allevamenti" – ad un'altra mentalità per cui la vera ricchezza dell’Amazzonia è uno sviluppo attraverso il rispetto della natura, in modo che queste ricchezze non vengano a mancare. Poi si è passati a quella che si chiama la coscienza ecologica umana, cioè il rispetto non solo per gli alberi, ma per le persone che vivono in questa regione, specialmente dei popoli tradizionali.

D. – Su questi popoli potrebbero avere un impatto anche i progetti idroelettrici in corso di realizzazione in varie parti della regione amazzonica?

R. – Uno dei problemi maggiori adesso è quello dell’energia. In molte parti, anche in Europa, quando si parla di energia pulita si parla anche di energia idroelettrica. Invece, in Amazzonia sarebbe uno dei peggiori mezzi per creare energia elettrica, perché l’Amazzonia è un’enorme pianura. Per fare una diga, quindi, che abbia un livello d’acqua per poi far girare le turbine bisogna fare dei laghi immensi, e questi laghi prendono aree sia indigene che della popolazione. La più grande sfida adesso è quella di Bello Monte, nella città di Altamira, nello Xingù, che dovrà obbligare allo spostamento di 23 mila persone, secondo il governo. Molti di loro, però, non hanno documenti e quindi non avranno nemmeno i diritti all’indennizzo, ad avere la possibilità di essere spostati da un’altra parte.

D. – A breve, proprio in Brasile, a Rio de Janeiro, si terrà il vertice delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. Può essere questa la sede per affrontare, con attenzione alla dignità della persona, anche i molti problemi della regione amazzonica che abbiamo citato?

R. – Assieme al vertice di specialisti e di politici, ci sarà anche il vertice parallelo delle organizzazioni: sia Caritas Internationalis che la Caritas nazionale del Brasile, come anche varie altre Caritas nazionali, hanno confermato la partecipazione a questo vertice parallelo, per far sì che lo sviluppo abbia come centro l’essere umano. Un vertice mondiale non potrà restringersi all’Amazzonia. Essendo però in Brasile, l’Amazzonia sarà uno dei punti principali ad essere discusso, perché si possa dare forza anche al vertice ufficiale che si terrà il prossimo giugno. (ap)







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