2012-04-16 13:33:17

La morte del calciatore Piermario Morosini: dolore e solidarietà


Ha destato attonito stupore e dolore l’improvvisa morte di Piermario Morosini, il giovane calciatore del Livorno, deceduto per un malore accusato in campo sabato scorso allo Stadio Adriatico di Pescara durante il confronto con la squadra locale. La Procura della Repubblica della città abruzzese ha aperto un fascicolo per “omicidio colposo”, per mettere in luce se vi siano stati ritardi e negligenze nell’opera di soccorso al giocatore. Morosini, rimasto giovanissimo orfano, aveva ancora una sorella portatrice di handicap alla quale lui stesso provvedeva. Nei prossimi giorni i funerali nella nativa Bergamo. Come riassumere la vita di questo giovane che già aveva dovuto sopportare prove difficili? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a don Luciano Manenti, ex direttore dell’oratorio che Piermario ha frequentato sin da giovanissimo.RealAudioMP3

R. – Si riassume con una parola che forse in questo momento non è di moda, la chiamerei una vita “normale”, normale anche nel senso di vita cristiana. Solo ho l’impressione che in questo momento ciò che è normale in questo mondo diventi straordinario, perché essere normali vuol dire essere umili, corretti, attenti, capaci di valorizzare le persone e tutto questo oggi è certamente straordinario. Prima di tutto la sua famiglia è stata il luogo dove Piermario ha imparato a voler bene alle persone per quello che sono, a voler bene anche agli ultimi, ai più fragili, perché ovviamente anche la sua vicenda personale l’ha portato a imparare questo, anche se era entrato a far parte di un mondo dove è facile perdere questa caratteristica.

D. – Uno degli aspetti di Morosini era costituito dal fatto che i momenti di libertà dal calcio li dedicava proprio a tornare nella sua città e a dedicarsi all’oratorio e a chi aveva bisogno…

R. – Diciamo che Mario faceva quello che fanno tanti giovani nei nostri quartieri e come tanti ragazzi frequentava l’oratorio che per tanti in modi diversi è comunque un luogo di riferimento all’interno del quale con molta naturalezza i ragazzi più grandi danno una mano e seguono i ragazzi più piccoli, che stanno crescendo, sapendo che ogni giovane è una ricchezza… Per i ragazzi più piccoli, in modo particolare, lui veniva visto come una persona per loro speciale, perché era un calciatore affermato e sappiamo quanto i ragazzini amano lo sport in maniera smisurata! Ma non aveva bisogno di questo per ottenere l’attenzione e il consenso dei ragazzi, che otteneva per la sua capacità di ascoltarli, di star loro vicino. Credo che questo sia forse il primo degli insegnamenti che ci lascia: cioè, la capacità di non mettere se stesso al centro dell’attenzione, ma metterci gli altri.

D. – Lei ha fatto un cenno alla famiglia di Piermario Morosini; rimane una sorella purtroppo diversamente abile… Proprio il mondo del calcio ha espresso solidarietà per questa situazione. Nel dolore questo è un aspetto positivo da sottolineare…

R. - E’ un aspetto positivo e in questo momento siamo vicini alla famiglia che chiaramente guarda a questa attenzione senz’altro con occhio benevolo, però non c’è attualmente una situazione di difficoltà. Se davvero col tempo si avrà voglia di tenere fede alla volontà di fare qualcosa in aiuto della sorella di Piermario, io credo senz’altro che ci saranno persone intelligenti capaci di mettere insieme queste disponibilità, queste risorse, per fare del bene anche attorno a questa ragazza, anche perché Morosini stesso aveva già provveduto, affinché sua sorella potesse essere accudita adeguatamente.

D. – C’è un po’ il rammarico per questa scomparsa così prematura che forse poteva essere evitata?

R. – Non lo so, in questo momento non è la nostra esigenza o forse predomina il sentimento di gratitudine per quello che è stato Piermario in vita e il senso di come davvero la vita non sia nelle nostre mani. (bf)







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