Ballottaggio presidenziale a Timor Est. La testimonianza di una suora salesiana
C’è attesa a Timor Est per i risultati del secondo turno delle elezioni presidenziali,
che hanno visto oggi sfidarsi Francisco Guterres "Lu Olo", arrivato primo nello scrutinio
del 17 marzo con circa il 29%, e l'ex capo delle forze armate, Taur Matan Ruak, che
aveva ottenuto al primo turno poco meno del 26%. I 630 mila elettori devono scegliere
il successore del presidente uscente, il premio Nobel per la pace José Ramos-Horta,
che non ha superato la prima tornata. Il voto giunge quando l’ex colonia portoghese
si appresta a celebrare il primo decennio d’indipendenza, proclamata nel 2002 dopo
25 anni di occupazione indonesiana, e a pochi mesi dal ritiro – a fine anno – delle
forze Onu dal Paese asiatico. Sull’andamento del voto, Giada Aquilino, ha raggiunto
telefonicamente a Dili suor Paola Battagliola, ispettrice delle Figlie di Maria
Ausiliatrice (le Suore salesiane di Don Bosco) a Timor Est:
R. – È stata
una giornata molto tranquilla, silenziosa, anche se le previsioni davano momenti di
tensione o di aggressività. Dili è molto tranquilla. E anche nel distretto di Baukau
le suore che sono arrivate oggi da lì ci hanno riferito di una situazione normale.
D.
– Dieci anni fa, l’indipendenza. Oggi, Timor Est che Paese è?
R. – La popolazione
vive tranquillamente. In questi dieci anni, il primo governo costituzionale ha avuto
certo i suoi momenti di crisi, anche perché il popolo doveva “imparare” la democrazia
e la sta ancora imparando: questo cammino non è ancora compiuto. Comunque, negli ultimi
sei anni il Paese ha vissuto nella pace, anche con una certa apertura all’estero.
Si vede un cammino progressivo e sembra che il popolo stia maturando.
D. –
I dati internazionali dicono però che il 40% della popolazione vive in povertà…
R.
– Questo è vero. Il Paese rimane ancora molto povero. Si è notato uno sviluppo notevole
nella capitale. Nei territori rurali invece c’è ancora tanta povertà. La nazione ha
dovuto far fronte a molti problemi. Si è risolto un po’ il problema dell’elettricità:
mentre prima non arrivava in alcuni villaggi, da quest’anno tutti ne possono usufruire.
Le strade, invece, sono ancora un orrore: sono peggiorate, nel senso che le stagioni
delle piogge che si sono alternate in questi anni le hanno sempre più distrutte e
non c’è stata manutenzione. Il problema salute poi rimane, anche se ci sono tanti
medici che vengono dall’estero. Per quanto riguarda le malattie che vanno curate,
ci sono ancora tubercolosi, malaria, la dengue. E poi tanti incidenti, anche per questi
disastri causati dalle strade dissestate, dalle frane, dal maltempo.
D. – Tutti
i candidati, in campagna elettorale, hanno promesso di mantenere la pace, creare occupazione,
portare prosperità a Timor Est…
R. – Sì. Si punta alla stabilità e alla pace
del Paese e soprattutto bisogna risolvere il problema della povertà.
D. – Da
un punto di vista religioso, Timor Est come si presenta?
R. – Timor Est è cattolico.
Il 90 per cento della popolazione è battezzato. Però, le credenze religiose – l’animismo
– sono ancora molto forti. Il Paese ha ancora bisogno di una pre-evangelizzazione.
D.
– Qual è la missione delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Timor Est?
R. – Noi
siamo attive soprattutto nel campo educativo, nelle scuole. Il problema educativo-scolastico
è molto forte. In questi ultimi anni, poi, vi si somma anche il problema linguistico,
perché il Paese ha adottato il portoghese mentre nessuno lo parla. C’è stata la dominazione
indonesiana e il popolo parla la lingua locale che si chiama tetum. Noi gestiamo orfanotrofi,
scuole materne ed elementari, scuole professionali che prevedono anche corsi di computer.
Abbiamo anche una scuola alberghiera, abbiamo costruito due unità di produzione che
danno lavoro alle giovani che finiscono la scuola, perché possano prepararsi a una
professione e quindi al futuro.
D. – Qual è il vostro auspicio per Timor Est,
per il futuro?
R. – Che continui a crescere il senso civico di democrazia e
che la fede del popolo sia sempre più radicata, che continui il percorso di pace e
prosperità, che diminuisca la povertà, che scompaia la violenza. La nostra preoccupazione
è per le elezioni parlamentari che si svolgeranno nel mese di luglio. Penso che, se
questo voto riuscirà a svolgersi nella pace e nella tranquillità, sarà il segno che
il popolo sta crescendo. (gf)