Il cardinale Bagnasco a conclusione del convegno delle Chiese del Triveneto: il mondo
ha bisogno di vedere il volto del Risorto
“Il mondo ha bisogno di vedere attraverso la comunità cristiana il volto del Risorto”.
E’ la prima indicazione che, nel segno della nuova evangelizzazione, il cardinale
Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha rivolto alle
comunità ecclesiali del Triveneto riunite questo pomeriggio nell’antica Basilica di
Aquileia, in provincia di Udine, per la messa conclusiva del loro secondo Convegno
ecclesiale. Nell'omelia, il cardinale Bagnasco ha espresso gratitudine e affetto a
Benedetto XVI che domani festeggia gli 85 anni: “Vogliamo seguirlo, ha detto” mentre
ci conduce in “un cammino di riforma interiore”, che precede ogni evangelizzazione.
Il servizio della nostra inviata, Adriana Masotti:
Il cardinale
Angelo Bagnasco si fa interprete delle domande sempre attuali dell’uomo: Dove sto
andando? Che cosa mi attende dopo la morte? Che senso hanno le gioie, il dolore mio
e di tanti, specialmente di chi è innocente? Dove ho fondato l’edificio dei miei giorni?
E richiama l’attenzione sulla questione più urgente: “la fede non di chi non crede,
ma di chi crede” perché...
“Una fede a volte tiepida e stanca, poco consapevole,
non è in grado di riscaldare il mondo moderno che, dopo tante illusioni, spera di
ritrovare il cielo e di scoprire che non è disabitato”.
Tuttavia Dio
aspetta le sue creature, continua, e la sua attesa non è inoperosa, arriva spesso
prima dei suoi stessi messaggeri. Ma come possiamo corrispondere meglio alle attese
del mondo? “Il mondo ha bisogno di vedere attraverso la comunità cristiana unita e
gioiosa il volto del Risorto, il cielo”, afferma il porporato. Da qui cresce un più
convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione e continua: “quell’aggettivo
‘nuova’ non può riferirsi innanzitutto ad una rinnovata comunità cristiana, capace
di vedere il Risorto e quindi di vivere e di comunicare la gioia? E’ dunque una comunità
solida quella che il Signore vuole, attraverso cui l’uomo possa incontrare uno sguardo
di misericordia e di perdono di cui ha tanto bisogno.
“Il mondo deve sapere
che dove c’è Dio c’è futuro”.
E hanno guardato al futuro le 15 Chiese
del Nordest. Dai lavori di questi giorni è emersa la volontà di continuare il cammino
di condivisione sperimentato per condividere ricchezze e risorse. Ricorrenti poi alcune
parole chiave: comunità, sobrietà, formazione degli adulti, ascolto dell’uomo senza
pregiudizi, linguaggio semplice e diretto, valorizzazione delle competenze dei laici,
sostegno alle persone in difficoltà. E’ il volto di una chiesa che vuol essere umile,
ma non intimorita o rinunciataria, piuttosto missionaria con la voglia di incontrare
e ascoltare con simpatia le persone nei luoghi di vita. Alla sobrietà e alla legalità
devono essere improntati l’uso dei beni personali e comunitari, così come i consumi,
le scelte economico- finanziarie e la gestione dei beni delle diocesi. Infine sull’immigrazione
un appello chiaro: che le Chiese si distinguano da politiche che strumentalizzano
il cristianesimo contro l'accoglienza alle persone immigrate.