Festa della Divina Misericordia: intervista con don Renato Tisot
Istituita da Giovanni Paolo II nel 2000, durante la canonizzazione di suor Faustina
Kowalska, la festa della Divina Misericordia, secondo la testimonianza della religiosa
polacca, è stata voluta da Gesù per offrire alle anime una strada ulteriore verso
la salvezza. In questo giorno chi si accosta alla Confessione e all’Eucaristia può
ricevere l'indulgenza plenaria. Ma perché questa festività dopo la domenica di Pasqua?
Lo spiega al microfono di Tiziana Campisi, don Renato Tisot, assistente
spirituale dell’Alleanza Dives in Misericordia.
R. - La Pasqua
dura otto giorni e attraverso Santa Faustina, la domenica in albis - la seconda
di Pasqua - il Signore ha voluto assegnarla come il completamento del mistero pasquale,
soprattutto riferendosi al Padre. Quindi la Divina Misericordia - ricordiamo quindi
che il culto non è di Gesù misericordioso ma della Divina Misericordia - è riferito
a tutta la Santissima Trinità. Gesù ha versato tutto il suo sangue perché arrivassimo
a questo incontro con il Padre e potessimo ricevere lo Spirito Santo: Pentecoste,
quindi. Qui l’icona mostra il cuore del padre che ci dà i due massimi doni: il sangue
del Figlio, e l’acqua dello Spirito rappresentati adesso con i due raggi, rosso e
bianco. E’ questa la lettura teologica. In sostanza, il mistero pasquale definisce
che Dio è misericordia, amore misericordioso.
D. - Cosa significa per un credente
porsi di fronte alla Divina Misericordia?
R. - Quello che il Signore vuole,
attraverso questa icona, è che ci sia la scritta “Gesù confido in te”: bisogna scendere
alla fiducia, alla confidenza. Quando dico “confido” mi butto dentro nel senso totale:
non è solo la ragione ma i sentimenti, il cuore che batte, come corrispondenza. E
allora è proprio una proposta che il Signore fa e tu la accetti con il cuore più che
con la mente. Questa icona, quindi, mi richiama tutto il mistero pasquale, partito
dal Cenacolo, passato attraverso il Calvario, arrivato alla Risurrezione. (bf)