Nord Corea: Amnesty denuncia forti violazioni dei diritti umani
Le terribili violazioni sui diritti umani in Corea oscurano “il giorno del sole”,
che nel Paese si celebra domani, 15 aprile, nel centenario della nascita del fondatore
della Corea del Nord, Kim Il-sung. Secondo il governo nordcoreano, il 15 aprile “è
il giorno in cui il Paese diventerà una nazione forte e prospera”. In realtà “è una
vana speranza per i suoi cittadini”, dichiara Rajiv Narayan, ricercatore dell’Ong
“Amnesty International” per la Corea del Nord, in una nota inviata all’agenzia Fides.
Quasi un milione di nordcoreani sono morti a causa della carestia che si è abbattuta
sul Paese dalla fine degli anni Novanta e oggi circa due milioni di abitanti soffrono
le conseguenze della perdurante crisi alimentare. Inoltre, ricorda un network di Ong
riunito nella “Coalizione Internazionale sui crimini contro l’umanità in Nord Corea”,
centinaia di migliaia di persone sospettate di opporsi alle autorità sono detenute
in condizioni brutali all’interno dei campi di prigionia, come il campo per i prigionieri
politici di “Yodok”. “Per diventare una nazione forte e prospera, il nuovo leader
Kim Jong-un dovrebbe porre fine alla repressione che ha caratterizzato decenni di
storia della Corea del Nord e dare priorità a misure efficaci per garantire cibo e
cure mediche essenziali all’intera popolazione”, rimarca Narayan. “Centinaia di migliaia
di persone vivono nei campi di prigionia in disumane condizioni, lontane dalla vista
del mondo e prive di quasi tutte le protezioni relative ai diritti umani”, ricorda.
Quello di Yodok, che ospita 50.000 detenuti tra uomini, donne e bambini, è uno dei
sei campi di prigionia conosciuti della Corea del Nord, dove si stima che 200.000
prigionieri politici e prigionieri di coscienza si trovino senza mai essere stati
processati o a seguito di processi irregolari. Fra loro vi sono anche numerosi cristiani,
detenuti solo a causa della loro fede. Secondo le testimonianze di ex detenuti, a
Yodok i prigionieri vengono frequentemente sottoposti a torture, obbligati a svolgere
lavori forzati e messi a morte. Le autorità coreane rifiutano di riconoscere l’esistenza
dei campi per i prigionieri politici. (R.P.)