2012-04-14 15:26:26

Mons. Fisichella: screditare la pluralità dei partiti mette a rischio la democrazia


La crisi economica che sta colpendo l'Italia e l'Europa continua a essere causa di nuovi suicidi tra quanti perdono il posto di lavoro, ma anche tra gli stessi imprenditori che vedono, spesso impotenti, fallire la propria azienda. Ieri, altre due vittime si sono registrate in Sicilia e in Toscana. Un imprenditore si è invece sparato in Veneto. Un dramma, quello degli imprenditori e dei lavoratori che non trovano il coraggio di reagire alla crisi, che preoccupa la Chiesa. Una crisi economica che dovrebbe essere risolta dalla politica, oggi in difficoltà nella gestione del bene comune. Luca Collodi ne ha parlato con mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.RealAudioMP3

R. – Direi, innanzitutto, che bisogna trovare anche le cause di questa crisi economica. Non dimentichiamo che questa è legata anche aduna profonda crisi finanziaria, iniziata negli Stati Uniti e poi, a catena, rovesciatasi in Europa e in altre parti del mondo. Tra le tante cause non si può neppure dimenticare – perché questa è competenza della Chiesa – il richiamo dei principi etici. Laddove c’è l’economia, laddove c’è la casa, la famiglia, si deve essere capaci di comprendere l’orientamento della vita, comprendere il quotidiano, cercare di verificare in che modo lo stile di vita, i comportamenti vengono posti in essere. Dunque, il richiamo etico non può essere secondario. Quindi, anche forti dell’insegnamento sociale – pensiamo nei tempi più recenti alla Populorum Progressio di Paolo VI, alle tre Encicliche sociali di Giovanni Paolo II e all’ultima Enciclica di Benedetto XVI – non possiamo esimerci dal dover non solo compiere una spassionata analisi delle cause e delle situazioni concrete in cui ci si viene a trovare con questa crisi – certamente non ci si può aspettare da noi delle vie concrete di soluzione – ma, dall’altra parte, la Chiesa sente anche la responsabilità di poter orientare quanti ne hanno responsabilità alla considerazione del bene comune e a soluzioni, quindi, che non possono privilegiare né deprimere una categoria particolare, ma devono essere soprattutto in grado di andare al di là del particolare, per puntare gli occhi sul bene di tutti e il progresso stesso della società.

D. – Lei, come abbiamo detto, ha conosciuto molto bene il mondo della politica. E’ preoccupato, anche sul piano più personale, per la crisi che sta attanagliando i partiti, i partiti che sono soggetti che dovrebbero invece promuovere il bene comune?

R. – Sono preoccupato della mancanza di credibilità che viene data in generale alle istituzioni. Dobbiamo comprendere che è vero che ci sono anche fatti oggettivi, che portano a un discredito della classe politica e che possono anche portare ad una mancanza di credibilità nei confronti dei partiti. Tuttavia, non si può generalizzare, non si deve generalizzare, e soprattutto bisogna essere lungimiranti. La vita di una società democratica si sviluppa attraverso la vita dei partiti e metterli fuori gioco significa non avere più un richiamo democratico. La sostituzione dei partiti, in politica, significa arrivare o a un’oligarchia o a una tirannide e questo non è pensabile, soprattutto in una situazione come quella che si vive, non solo in Italia, ma generalizzata in Europa. L’obiettivo dell’Europa non può essere ovviamente un mettere fuori gioco i partiti. Questo, in una vita democratica, non è possibile.

D. – Un recente sondaggio indica in un 50% la parte di popolazione italiana che pensa di non andare a votare alle prossime tornate elettorali...

R. – Sì, lo capisco, ma i partiti e le istituzioni in genere dovranno fare di tutto in questo anno – poco più di un anno – che ci separa dal voto per essere in grado non solo di essere propositivi, attraverso nuove forme che ridiano fiducia ai cittadini, ma soprattutto, da parte nostra, nel far comprendere che la mancanza di partecipazione alla vita del Paese diventa poi un’autoesclusione che comporta inevitabilmente un orientamento della vita politica e sociale, che non può essere soltanto nelle mani di pochi gruppi o poche persone. (ap)







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