In che modo i social network hanno cambiato l’informazione e la comunicazione, anche
per quanto riguarda la diffusione di contenuti cristiani? Una riflessione sull’argomento
è arrivata dalla tavola rotonda che si è svolta ieri all’Istituto Massimo di Roma,
intitolata “Dalle parabole a Twitter”, con la partecipazione di esperti del settore,
ragazzi e famiglie. Il dibattito è stato moderato dal collega della nostra emittente,
Alessandro Gisotti. Ha seguito l'evento per noi, Davide Maggiore:
Comunicazione
immediata, maggiori possibilità di coinvolgimento diretto e di dialogo: sono questi
i vantaggi della rivoluzione del web 2.0 evidenziati nel dibattito, riassunto in tempo
reale sui social network da alcuni dei relatori. Caratteristiche che sono particolarmente
importanti per chi, attraverso la Rete, vuole comunicare contenuti di fede. Ascoltiamo
Lucandrea Massaro, di “Aleteia”, rete online per la nuova evangelizzazione:
“Sostanzialmente,
è la stessa possibilità che avevano gli Apostoli nel primo secolo: andare nel luogo
dove c’è il massimo scambio culturale ed informativo del proprio tempo ed essere presenti,
fare testimonianza. Questa è l’opportunità dei social network oggi, e quindi è necessario
essere presenti con gli strumenti giusti e con i linguaggi giusti”.
La
maggior parte delle potenzialità innovative, tuttavia, resta in molti casi ancora
non sfruttata dagli utenti. A spiegare il perché è il prof. Ettore Franzini,
docente di Tecniche dei nuovi media all’università Lumsa:
“Non sappiamo
bene come utilizzare queste cose. C’è un atteggiamento spontaneo da parte degli utenti
e dei giovani, sull’uso di queste nuove tecnologie. E’ il problema dello scollamento
che c’è tra chi produce tecnologia e chi la usa. Chi produce la tecnologia ha obiettivi
generalmente commerciali, economici. Immette questa tecnologia sul mercato e gli utenti
vengono trascinati ad usare questa nuova tecnologia non so con quanta consapevolezza
di quello che stanno facendo e di che cosa può comportare il suo uso intensivo”.
Questa
consapevolezza, però, è indispensabile nel mondo dei “nativi digitali”, dei ragazzi
cresciuti a strettissimo contatto con la tecnologia, tanto più se quest’ultima può
essere usata per comunicare loro un messaggio positivo. E’ quanto sottolinea Fabio
Bolzetta, giornalista di Tv2000 e impegnato anche in WeCa, l’associazione dei
webmaster cattolici:
“Penso che una missione della Chiesa è quella di incontrare
i giovani dove abitano. I giovani sono i protagonisti del 'continente digitale': è
importante incontrarli, dialogare con loro, ed i social network possono essere uno
strumento per facilitare questo dialogo. Ma attenzione ai rischi ed alle ombre che
sempre esistono”.
Potenzialità negative di cui devono essere consapevoli
gli stessi destinatari del messaggio, ma che non vanno considerate inevitabili. A
precisarlo è ancora il prof. Franzini:
“Il mezzo è completamente neutro.
Qualunque tipo di messaggio può essere veicolato. E’ come la strada: questa serve
per spostarsi da un punto ad un altro. In se e per sé, quindi, la tecnologia non ha
una connotazione positiva o negativa”.
In questo senso, afferma Bolzetta,
è fondamentale l’attenzione alle realtà responsabili dell’educazione quotidiana:
“Non
bisogna fuggire dalle proprie responsabilità: penso alla famiglia, ma anche alla scuola.
Dobbiamo aiutare queste due realtà ad essere vicine ai ragazzi, per insegnare e consigliare.
E come si fa anche in mare, bisogna essere coscienti e saper nuotare anche nel mondo
digitale”. (vv)