Auser: sconcerto per Imu anziani, proprietari di abitazione, residenti in case di
riposo
In Italia si discute sull’Imu. Si pagherà in tre rate, ha detto ieri il relatore al
decreto fiscale alla Camera, Gianfranco Conte che lunedì prossimo presenterà un emendamento
che chiarirà tempi e modalità di versamento. Frenano i comuni: l'impatto sarà ''devastante''
se la rateizzazione dovesse riguardare anche la seconda casa. Il leader del Pd, Bersani,
ha ricordato la proposta del Pd di alleggerire l’Imu e fare una tassa sui grandi patrimoni
immobiliari. Ma sono vari i punti che fanno discutere: ieri il relatore al decreto
fiscale si è detto contrario a modifiche della normativa Imu in favore degli anziani
residenti nelle case di riposo. Debora Donnini ha chiesto un commento a Michele
Mangano, presidente dell’Auser, associazione di volontariato che si occupa degli
anziani:
R. – Siamo
sconcertati da questa posizione, perché nonostante le proteste, le sollecitazioni,
che sono arrivate da diverse parti, compresa la nostra, devo dire che c’è un’assoluta
insensibilità da parte della Commissione, da parte del governo, che agisce su un terreno
di rigore assoluto e però poi manca davvero di equità. Questo è il classico esempio
di un attacco senza precedenti alla condizione di fragilità delle persone anziane.
Una persona anziana, infatti, che vive in una casa di riposo non può pagare come se
avesse una seconda casa al mare.
D. – Quindi, in base a quanto sarebbe previsto
finora, gli anziani, se hanno la residenza in casa di riposo, dovrebbero pagare l’Imu
sulla loro prima abitazione come se fosse una seconda casa e, dunque, con l’aliquota
al 7,6 per mille? E’ così?
R. – E’ esattamente così. Questa è una gravissima
ingiustizia, perché le persone anziane già pagano per intero per la prima casa, il
4 per mille, senza nessun tipo di agevolazione. In questo caso, sono doppiamente svantaggiate
e colpite le persone che hanno necessità – perché magari non autosufficienti, perché
gravemente ammalate – che devono stare nell’Rsa (Residenza sanitaria assistenziale,
ndr) e pagano la casa di proprietà come se fosse una casa al mare. Queste persone
pagherebbero con la seconda aliquota, che è quella del 7,6 per mille, e questa è una
gravissima ingiustizia.
D. – Il relatore al decreto fiscale alla Camera, Conte,
è contrario all’ipotesi dello sgravio e dice fondamentalmente che il rischio è che
un’agevolazione di questo genere spinga i familiari a mettere gli anziani in una casa
di riposo per usufruire di una tassazione più leggera sulla loro casa di abitazione.
E’ vero che ci sarebbe questo rischio?
R. – Perché dovrebbe esserci questo
rischio? La casa di proprietà della persona che viene istituzionalizzata in una Rsa
è la casa che spesso serve – qualora dovesse essere affittata e non sempre viene affittata
– per mantenere in equilibrio i costi del ricovero in una casa di riposo, perché le
tariffe delle case di riposo variano da 1.200 a 4.000 euro al mese. Quindi, con la
pensione, con l’indennità di accompagnamento, la pensione di invalidità, l’anziano
non ce la fa a sostenere i costi aggiuntivi. I costi aggiuntivi che deve mettere in
campo la persona ricoverata verrebbero falcidiati da questa operazione dell’Imu, perché
tra l’intervento dello Stato e la pensione che percepisce, l’anziano non autosufficiente
non è in grado di sostenere i costi delle rette dell’Rsa. Questo è il dramma che scoppierà
tra le famiglie, tra le persone che sono ricoverate. Davvero non capisco. Non si può
perseguire questo obiettivo, che colpisce sempre le persone più fragili, quando si
potrebbe benissimo recuperare risorse altrove. C’è anche un problema di dignità, di
umanità della persona che soffre. Non si può essere ragionieri, perché c’è la crisi.
Queste sono logiche ragionieristiche, come se dietro questo intervento non ci fosse
la persona in carne ed ossa che soffre. Questo non è accettabile. (ap)