Siria, cauto ottimismo internazionale. In arrivo gli osservatori Onu
In Siria ieri primo giorno di tregua in applicazione del piano di pace dell’inviato
di Onu e Lega Araba, Kofi Annan. Ma, secondo voci dell’opposizione non confermate,
si sarebbero registrati nuovi attacchi dell’esercito di Damasco con diverse vittime.
Cauto l’ottimismo internazionale per questo primo timido passo verso un possibile
dialogo, mentre il Consiglio di Sicurezza dell’Onu sta lavorando su una bozza di risoluzione
che autorizza l’invio in Siria di 30 osservatori. Il servizio di Marina Calculli:
Come valutare,
a questo punto, la tregua In Siria: si tratta di un passo concreto verso la pacificazione
o solo di un segnale distensivo lanciato alla comunità internazionale? Salvatore Sabatino
ne ha parlato con Paolo Branca, esperto di Paesi arabi dell’Università Cattolica di
Milano: R. – Da un certo
punto di vista è importante che ci sia attenzione sulla situazione: se c’è questo
interesse da parte della Comunità internazionale, c’è la speranza che i contendenti
possano - in qualche modo - cercare di mettersi d’accordo o comunque evitare delle
posizioni estreme. La situazione sul campo mi sembra ancora piuttosto fluida, però
il sospetto che si possa essere di fronte a un tergiversare, ad una manovra per prendere
tempo ovviamente non può essere del tutto esclusa.
D. – C’è un segnale importante
da valutare: i carri armati sono, comunque, rimasti a presidiare le città. E’ un brutto
segno questo, secondo lei?
R. – Sicuramente può essere interpretato in modi
diversi: un arretramento delle forze del governo, sembrerebbe un lasciare libero sfogo
evidentemente alle manifestazioni. Che l'esercito abbandoni proprio il controllo del
terreno mi sembra molto meno probabile, anche perché non possono contare – come in
passato – sull’intervento dell’aviazione, come aveva fatto il padre dell’attuale presidente,
quando in un contesto del tutto diverso, fece bombardare Hama: bombardamenti sotto
i quali morirono decine di migliaia di persone. Oggi non sarebbe più possibile una
cosa del genere.
D. – Il Consiglio nazionale siriano ha invitato la popolazione
a scendere in piazza per manifestare pacificamente...
R. – Certamente è una
sorta di braccio di ferro: se sono manifestazioni pacifiche, possono essere ancora
più pericolose ovviamente per il regime, che dovrebbe registrare un fortissimo dissenso
non avendo modo di controbattere. Purtroppo abbiamo visto che la logica dell’esasperare
il conflitto e addirittura del coinvolgere altri – come la Turchia, con lo sconfinamento
verso i profughi l’altro giorno – almeno in alcune parti prevale.
D. - La
Russia, durante il G8 in corso a Washington, ha ribadito la sua fiducia nel piano
di pace di Kofi Annan, ma preme per un urgente invio di osservatori internazionali.
Può essere questo un elemento che può far avvicinare Mosca alla posizione degli altri
Paesi del G8? R. – Penso di sì, perché ovviamente finché non ci sono dei terzi
presenti che possono, in qualche modo, garantire o dire qualcosa di sicuro su quello
che succede sul terreno, siamo un po’ alla “guerra della propaganda”. Una delle questioni
che rendono così difficile questa crisi è proprio la mancanza di notizie sicure e
una lotta fatta anche un po’ a livello mediatico. (mg)