Restauro della "Resurrezione" di Fazzini: rimessa in luce la forza dirompente di Cristo
che rigenera il Creato
Presentato ieri in Vaticano il restauro della “Resurrezione”, monumentale opera in
bronzo di Pericle Fazzini situata nell’Aula Paolo VI. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Voluta da Papa
Montini per dire al mondo la notizia più importante di tutti i tempi, “Cristo è risorto!”,
il restauro conservativo riporta in vita i colori originari e i chiaroscuri dell’opera.
La scultura, 20 metri di lunghezza, 7 di altezza e 4 di profondità, vuole rappresentare
il momento stesso della Resurrezione di Gesù, che emerge da un intreccio caotico di
rami secchi, radici e rocce, simbolo dell’angoscia della morte. Ricorda quanto detto
dal Papa la scorsa Pasqua: che “la speranza, in questo mondo, non può non fare i conti
con la durezza del male. Non è soltanto il muro della morte a ostacolarla – afferma
Benedetto XVI - ma più ancora sono le punte acuminate dell’invidia e dell’orgoglio,
della menzogna e della violenza. Gesù è passato attraverso questo intreccio mortale,
per aprirci il passaggio verso il Regno della vita”. L’opera di Fazzini è dominata
dal vento che muove magistralmente il bronzo rendendolo sinuoso e leggero: è lo Spirito
che soffia e libera il Cristo e con Lui tutto il mondo dalle spire della morte.
Curatore
scientifico del restauro è stato il prof. Saverio Carillo, della Facoltà di
Architettura della Seconda Università di Napoli. Luca Collodi lo ha intervistato:
R. – Quest’immagine
iconografica della Resurrezione è diventata una delle opere più preziose ed interessanti
che abbiamo. Forse è anche un’opera-simbolo, perché mutua e sostiene un’iconografia
del volto di Cristo che, in realtà, è assolutamente diversa, dirompente rispetto a
quella tradizionale, utilizzata per le devozioni. E’, quindi, qualcosa di assolutamente
anticanonico e, tutto sommato, di un’enorme forza persuasiva, che oggettivamente rappresenta
uno dei valori peculiari di questo monumento.
D. – E’ un’opera importante,
una tra le più riprese a livello televisivo nel mondo, che accompagna il magistero
del Papa in Aula Paolo VI. Ma è anche un restauro che si è svolto a cura del Governatorato
dello Stato della Città del Vaticano e sotto la responsabilità della direzione dei
Musei Vaticani. Si è trattato di un’opera di restauro alquanto complessa, che ha visto
protagonista anche la seconda Università di Napoli. In che modo?
R. – Nella
collaborazione con la Fonderia d’Arte 2000, che ha assunto l’impegno, presso il Governatorato,
di portare avanti questo lavoro di restauro. E’ un lavoro di restauro che consiste
– come naturalmente si può immaginare – in un’opera di pulitura accurata e di messa
in evidenza dei valori di fruibilità di questa scultura. Il restauro ha restituito
una dimensione di cromatismi che aveva voluto l’artista, Pericle Fazzini, e che, per
tanti versi, si riesce a capire e ad apprezzare in maniera evidente proprio oggi che
è stata pulita, perché si colgono, ad esempio, le brillantature e le lumeggiature
che vengono date dall’uso dell’ottone miscelato al bronzo. Brillantature che, da sinistra
verso destra, cambiano di tonalità. Questo percorso, da sinistra verso destra, è anche
quello che segue il vento che muove i capelli del Cristo. Da questo punto di vista,
nel volume che abbiamo curato, c’è uno splendido saggio di Maria Carolina Campone
che ha evidenziato come il vento costituisca proprio il messaggio di questa Resurrezione
che Fazzini ha messo in essere. Ha anche dimostrato, quindi, come l’esperienza mistica
sia anche un’esperienza di appartenenza ad una quotidianità, di prossimità alla vita
di ciascuno. Questa Resurrezione del Cristo è, in realtà, anche questa traccia esplosiva
e dirompente di una forza che è la forza di Cristo stesso che rigenera il Creato.
Se si guarda bene la scultura si coglie, nelle saette o nelle immagini che ci sono
- ad esempio nella serie di uccelli - uno scenario ed un paesaggio di vera Resurrezione,
dove l’uomo diventa anche il protagonista di un’attesa e di una speranza che si compie
nel Cristo risorto. (vv)