Caro FMI, la "longevità" è una conquista, non un pericolo
Luìs Badilla Morales, Radio Vaticana L'allungamento
della vita media è una grande conquista e non può essere presentato come un allarme
o un'insidia. E' un aspetto demografico che andrebbe considerato assieme a quello,
davvero grave, della crescente denatalità, causa del cosiddetto inverno demografico.
Eppure gli organismi internazionali ignorano questo secondo allarme, e anzi appoggiano
il controllo delle nascite, poiché considerano, a torto, la povertà un effetto della
sovrappopolazione. Il Fondo monetario internazionale lancia l’”allarme
longevità”. Secondo il recente ‘Rapporto sulla stabilità finanziaria globale‘ del
FMI,“se la vita media nel 2050 si allungherà di 3 anni in più di quanto previsto oggi,
il già ampio costo dell’invecchiamento della popolazione aumenterà del 50 per cento”.
L’allungamento della vita media rischia così di far saltare i conti del welfare. Nel
2000 gli anziani nel mondo, ossia gli over 65, erano circa 650 miloni. Nel 2025 saranno
più di un miliardo. Nel 2050 supereranno i due miliardi. La Chiesa - come ha ricordato
Benedetto XVI nel suo viaggio nel Regno Unito nel settembre 2010 - ha sempre avuto
grande rispetto per l’anziano. "Ogni generazione può imparare dall’esperienza e saggezza
della generazione che l’ha preceduta" disse in quell'occasione il Papa. "Mentre cresce
il nostro normale periodo di vita, le nostre capacità fisiche spesso vengono meno;
e tuttavia questi periodi possono essere fra gli anni spiritualmente più fruttuosi
della nostra vita". (Intervista a cura di Fabio Colagrande)