Roma. “Fare impresa? Non è più un’impresa“: incontro alla Luiss
“Fare impresa non è più un’impresa, il piano high-tech che fa crescere l’Italia nel
mondo” è l’iniziativa in programma domani alla Luiss Guido Carli di Roma. Alla presenza
di quattro ministri e dei vertici delle più grandi aziende italiane verrà presentato
il progetto della “Italian Business & Investment Initiative”, che ha come obiettivo
quello di cambiare una generazione in tre anni. Massimo Pittarello ha chiesto
al presidente, Fernando Napolitano, come ciò sia possibile:
R. – Questa
iniziativa, è un’iniziativa nuova per l’Italia, infatti l’abbiamo chiamata all’americana
una “Call for action”. I partecipanti saranno: governo, grandi aziende, operatori
finanziari, perché tutti hanno un interesse comune a sviluppare questo settore. Illustreremo
ai ragazzi che opportunità loro hanno a disposizione per creare impresa attraverso
un apprendistato negli Stati Uniti, in particolare a Silicon Valley. Questo, quindi,
consentirà al Paese - nei prossimi tre anni - di poter inviare negli Stati Uniti mille
di questi giovani.
D. – Un ponte diretto tra Italia e Stati Uniti, attraverso
un piano concreto e quindi già attivo. Uno strumento per rendere l’Italia maggiormente
protagonista a livello internazionale, evitando o frenando però la cosiddetta “fuga
dei cervelli” …
R. – Esattamente, in particolare questo programma, che noi
stiamo sperimentando da quattro anni, si chiama “Fulbright BEST”: una borsa di studio,
fatta in cooperazione con l’ambasciata americana, che consente di fare un viaggio
andata e ritorno negli Stati Uniti: sia perché abbiamo oramai più di venti esempi
di aziende create nell’alta tecnologia attraverso questo programma; ma poi perché
i candidati – coloro che vincono – hanno un visto particolare, il “J-1”, per cui vanno
negli Stati Uniti per un solo anno accademico, per poi tornare in Italia. Abbiamo
quindi creato le condizioni straordinarie – visto il momento che viviamo – perché
questi giovani possano da una parte recarsi, apprendere, tornare e poi realizzare
imprese.
D. – E’ un modo per introdurre in Italia, anche con il sostanzioso
appoggio delle istituzioni a questa iniziativa, una diversa mentalità imprenditoriale,
che possa così rilanciare l’iniziativa e l’imprenditorialità dei giovani spesso un
po’ bistrattati nell’Italia di oggi?
R. – Quello che noi facciamo è accendere
un faro, una luce su quello che già esiste e tentiamo, appunto, con le istituzioni
e con le grandi aziende, di dare evidenza e mettere in luce percorsi che già esistono.
Noi non inventiamo nulla di nuovo, stiamo mettendo a sistema, stiamo creando proprio
una piattaforma, perché tutti possano partecipare. Noi in Italia abbiamo, innanzitutto,
un alto numero di laureati in discipline scientifiche ed ingegneristiche, sono laureati
di università che hanno un grandissimo talento nello sfornare ricerche scientifiche
di primissima qualità. Noi produciamo in un decennio 400mila lavori scientifici ed
il numero di citazioni, per ogni dollaro investito, noi siamo i primi al mondo. Questo
significa che i nostri scienziati giovani hanno una capacità di rendere produttivi
i pochi investimenti che abbiamo come nessun altro. Quindi quello che noi vogliamo
fornire – attraverso questa iniziativa – è l’opportunità di creare azienda, quindi
non solo proprietà intellettuale o brevetti o svendita di questi brevetti, ma proprio
tradurre questo in lavoro altamente qualificato. In questa iniziativa convergono anche
altre iniziative, che esistono più o meno da 5-6 o addirittura 10 anni in Italia,
vogliamo quindi dare una massa critica tale da poter, nei prossimi tre anni, vedere
una svolta a livello di questa generazione – parlo di ragazzi al di sotto di 35 anni
– che finalmente potranno trovare un impiego, un’azienda e creare occupazione qualificata
nel nostro Paese. (cp)