Rapporto denuncia drammatico sovraffollamento nelle carceri italiane
Nel 2011, su un totale di 186 persone decedute nei penitenziari italiani 63 sono stati
suicidi. A fine febbraio su una capienza complessiva di 46 mila posti, nelle carceri
italiane i detenuti erano quasi 67 mila, 54 dei quali sono bambini reclusi con le
loro madri. Una realtà grave, come la condizione dei migranti nei Cie, Centri di identificazione
ed espulsione. Sono questi i temi principali del rapporto della Commissione Diritti
Umani del Senato sullo stato dei diritti negli istituti penitenziari e nei centri
di accoglienza e trattenimento per migranti presentato oggi a Roma. Il servizio di
Irene Pugliese:
Sovraffollamento,
più di 60 suicidi in un anno, bambini reclusi con le loro madri e scarsità di misure
alternative e di recupero. E’ questa la situazione delle carceri in Italia, descritta
dal Rapporto della Commissione Diritti Umani del Senato, presentata oggi a Roma e
di cui è presidente Pietro Marcenaro:
“Viviamo in condizioni di violazione
della legalità. La violazione dei diritti umani non è solo una violazione dei principi
etici, è una violazione di vere e proprie leggi. Si parla molto del sovraffollamento,
che è una cosa molto seria, ma non è la causa; il sovraffollamento è la conseguenza
di una visione della pena, che ha dimenticato la priorità di recuperare le persone,
di offrire alle persone una nuova possibilità, una visione nella quale la parola ‘pena’
è ormai identificata con la parola ‘carcere’”.
Ma le carceri non sono l’unica
realtà ad emergere come drammatica da questo Rapporto. Le condizioni nelle quali sono
detenuti molti migranti irregolari nei centri d’identificazione ed espulsione sono
spesso molto peggiori di quelle dei penitenziari. Il primo problema riguarda i 18
mesi di reclusione previsti. Secondo Marcenaro si tratta di tempi troppo lunghi:
“Questi
18 mesi sono 18 mesi vuoti, in cui non c’è nulla, in strutture inadeguate e con una
promiscuità veramente pericolosa; ragazzini che non hanno fatto niente, se non arrivare
qua per cercare di migliorare la propria vita, sono messi nella stessa stanza con
persone che escono dal carcere, dopo aver scontato pene gravi per reati di ogni tipo;
quindi è una situazione assurda, inaccettabile”.
Per presentarequesta
indagine è stata scelta la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana
e questo non è un caso, come spiega il presidente del sindacato, Roberto Natale:
“Ci
sono troppi ostacoli ad un concreto esercizio del nostro diritto e dovere di raccontare
quello che avviene dentro i Cie”.(ap)