Pakistan. Cristiani sequestrati a Karachi: libero un ostaggio
Un cristiano pakistano, Symond Andre, rapito oltre un mese fa a Karachi, è stato ritrovato
nei giorni scorsi ed è libero. L’uomo era stato sequestrato, alla fine di febbraio,
con un collega durante un blitz compiuto da un gruppo di estremisti in un ospedale
cristiano gestito a Karachi da una Ong coreana. Secondo fonti dell’agenzia Fides in
Pakistan, Andre è riuscito a fuggire mentre, insieme all’altro ostaggio, veniva trasportato
dalla capitale del Sindh in un’altra località. La polizia locale spera che, grazie
alle informazioni che sarà possibile ottenere, si possa presto liberare anche il secondo
ostaggio. Una fonte di Fides nell’esercito spiega che “il fine principale di tali
sequestri è l’estorsione di denaro: i rapimenti costituiscono una modalità con cui
i gruppi estremisti e terroristi si finanziano”. Vittime dei sequestri sono, prima
di tutto, gli stranieri, gli uomini d’affari, i rappresentanti di Ong e gruppi religiosi,
di America, Europa, Australia, perché i terroristi presumono che i governi occidentali
possano pagare alti riscatti. In secondo luogo, come accaduto a Karachi, sono i cristiani
pakistani ad essere nel mirino, dato che i rapitori contano sull’impegno delle chiese
cristiane per liberarli. Fra le vittime dei sequestri vi sono spesso operatori umanitari
ed esponenti di Ong come Giovanni Lo Porto (Italia) e Bernd Johannes (Germania) rapiti
nel gennaio scorso a Multan. I due, che operavano per l’Ong tedesca “Welthungerhilfe”,
sono attualmente nelle mani dei gruppi talebani del Pakistan. Secondo fonti di Fides
nel governo pakistano, circa un mese fa “il loro rilascio sembrava imminente”, ma
poi il caso non ha avuto la svolta sperata. Il governo del Pakistan ha ribadito più
volte il suo impegno per combattere la piaga dei sequestri di persona, ma attualmente
restano nelle mani di gruppi armati diversi operatori umanitari come un kenyano rapito
in Sindh e un inglese della Croce Rossa sequestrato a Quetta. I talebani, spiega la
fonte di Fides, “temono l’influenza che le Ong possono avere sulla popolazione. Per
mantenere intatto il loro potere, soprattutto sulle masse più povere ed emarginate,
tendono a scoraggiare e intimidire le Ong”. (R.P.)