Apparso sorridente da un balcone di una casa di Bhubaneswar insieme all'ambasciatore
italiano Giacomo Sanfelice e alla polizia indiana, Paolo Bosusco sarà presto in Italia
per riabbracciare il padre e i familiari. La sua odissea come ostaggio dei ribelli
maoisti, che controllano parte dell'India orientale, è finita stamattina quando è
stato consegnato a dei giornalisti locali fuori dalla foresta di Kandhamal dove lui
stesso si era addentrato il 14 marzo scorso con il turista e Claudio Colangelo, poi
liberato dopo una decina di giorni. La notizia del rilascio è stata accolta con sollievo
sia dalla Farnesina sia da New Delhi e in particolare dal governo dell'Orissa che
ha condotto il delicato negoziato con i guerriglieri. Per la liberazione della guida
turistica piemontese sono state fatte numerose concessioni, tra cui la scarcerazione
di 27 detenuti maoisti e la promessa da parte del governo locale di migliorare le
condizioni delle popolazioni tribali. “In questo mese ho imparato molto dai maoisti,
ma sono contento di aver riguadagnato la mia libertà”, ha detto Bosusco mentre lo
portavano in auto nel capoluogo dell'Orissa, dove si trova attualmente per esami medici.
Già stasera è previsto l'arrivo a New Delhi; a seguire il rimpatrio. Sulla liberazione
c'era stato stamattina un piccolo giallo, in quanto il leader ribelle Sabyasachi Panda
aveva posto come nuova condizione la concessione della libertà provvisoria per una
donna incarcerata da due anni. Va ricordato che nelle mani dei maoisti, ma di un'altra
fazione rispetto a quella di Panda, rimane il deputato dell'Orissa, Jhina Hikaka,
sequestrato dieci giorni dopo il rapimento di Bosusco e di cui non si sa più nulla.
(Dall'India, Maria Grazia Coggiola)