Ue: borse altalenanti dopo il crollo di ieri. Guerrieri: misure urgenti per la crescita
Giornata di andamento irregolare per le Borse europee. Hanno cominciato bene le piazze
del Vecchio continente, dopo le decise flessioni di ieri. Poi ci sono state in mattinata
perdite e rialzi. E la giornata è cominciata anche con una forte tensione sui titoli
di stato decennali italiani. Lo spread Bund-Btp, il differenziale tra i titoli di
stato decennali tedeschi e quelli italiani, all’inizio è aumentato fino a toccare
i 409 punti, ma poi è sceso sotto quota 370 punti. In definitiva, resta la preoccupazione
per la crisi economica in Europa e le speculazioni contro il vecchio continente. Fausta
Speranza ha intervistato Paolo Guerrieri, ordinario di Economia all’Università
"La Sapienza" di Roma e visiting professor al College of Europe di Bruges in Belgio:
R. - Dobbiamo
dire, in realtà, quello che dicevamo da tempo: il miglioramento di cui si parlava
era avvenuto grazie all’intervento della Banca centrale europea, che aveva creato
oltre un trilione di euro di liquidità. Bisognava utilizzare questo periodo per mettere
soprattutto in atto alcune politiche, alcune misure efficaci e questo non è stato
fatto. Quindi, l’Europa si ritrova con la crisi e soprattutto con due grandi problemi:
l’eccesso di debiti e la mancanza di crescita, anzi la recessione in molti Paesi.
Sono problemi che vanno affrontati subito, non c’è assolutamente tempo da perdere.
D.
- Ma chi “non ha fatto i compiti a casa”? I singoli governi non hanno fatto abbastanza,
oppure l’Unione Europea?
R. - Io credo che sia soprattutto l’Unione a non aver
fatto abbastanza, nel senso che le misure di austerità sono necessarie soprattutto
in Paesi come il nostro, come la Spagna, ma le misure di austerità vanno accompagnate
- andavano accompagnate - dalla creazione di liquidità: il famoso “Firewall”, il fondo
salva-Stati. Andava dotato di risorse potenti e poi andavano varate misure per la
crescita, perché senza crescita non ci sarà aggiustamento fiscale. Ecco, su questi
due fronti, abbiamo avuto una non decisione. L’ultima posizione sul Fondo salva-Stati
ha lasciato in sostanza le cose come stavano e sulla crescita assolutamente nessuna
misura efficace. Quindi, soprattutto i Paesi dell’euro, l’insieme di questi Paesi,
non hanno fatto il loro dovere.
D. - A proposito del Fondo salva-Stati: che
vuol dire che “è stato lasciato così com’era”? Non è abbastanza la liquidità?
R.
- No. Era stato detto dalla Commissione europea, dal Fondo monetario, dall’Ocse che
questa dotazione di 500 miliardi è assolutamente insufficiente: è come avere un estintore
che però sarebbe inadeguato in caso di incendio. L’avevano detto in tanti. L’Europa,
e soprattutto la Germania, ha fatto orecchio da mercante, è andata avanti con questa
decisione di confermare questa dotazione. Va rivista assolutamente. Io temo che la
situazione peggiorerà e allora, sotto la spinta di questo peggioramento, è sperabile
che finalmente si arrivi a decidere qualcosa su questi due fronti: la liquidità e
le misure per la crescita. Senza queste politiche, Paesi come la Spagna e il nostro
rischiano molto.
D. - Ma in tutto questo, c’è anche la speculazione di qualcuno?
R.
- La speculazione certo che c’è. Nel senso che interviene, ma in questo caso è facile
speculare, perché si specula sull’assenza di misure, sull’incapacità e sull’inadeguatezza
degli interventi degli Stati, dei governi europei. È la politica che sta mancando
all’appuntamento e che quindi rende facile il compito della speculazione. La speculazione
si combatte, si può combattere, se si mettono in campo da un lato le risorse per la
liquidità adeguate e, dall’altro, misure incisive per la crescita. Allora, a questo
punto, è facile poterla contrastare. Ma se si fa di tutto per rimandare ancora una
volta questi provvedimenti, purtroppo la speculazione fa il suo mestiere che è quello,
in qualche modo, di approfittare di queste inadeguatezze e soprattutto, di questi
vuoti di politica.
D. - Quale potrebbe essere una misura concreta per la crescita?
R.
- Un esempio concreto sarebbe quello di varare investimenti a livello europeo, nelle
famose aree che sono quelle delle reti infrastrutturali, quelle della ricerca e sviluppo
per l’innovazione, quelle delle energie rinnovabili. Ci sono progetti che la Banca
europea può legittimare e vidimare. Si possono finanziare con cosiddetti “project
bond”, obbligazioni europee di cui il mercato ha fame. Bene, tutto questo è stato
fatto in una misura risibile, mentre invece potrebbe essere fatto anzitutto su una
scala importante. (bi)