Il Papa all'udienza generale: Cristo risorto trasforma la vita di chi crede
Il Papa ha dedicato l’odierna udienza generale in Piazza San Pietro al significato
della Pasqua: “il nostro incontro di oggi – ha detto - è pervaso di gioia spirituale,
anche se il cielo è grigio nel cuore portiamo la gioia della Pasqua, la certezza della
Risurrezione di Cristo ha definitivamente trionfato sulla morte. Anzitutto rinnovo
a ciascuno di voi un cordiale augurio pasquale: in tutte le case e in tutti i cuori
risuoni l’annuncio gioioso della Risurrezione di Cristo, così da far rinascere la
speranza”.
La Pasqua di Gesù trasforma i discepoli Nella catechesi
il Papa ha voluto “mostrare la trasformazione che la Pasqua di Gesù ha provocato nei
suoi discepoli. Partiamo dalla sera del giorno della Risurrezione. I discepoli sono
chiusi in casa per paura dei giudei (cfr Gv 20,19). Il timore stringe il cuore e impedisce
di andare incontro agli altri, incontro alla vita. Il Maestro non c'è più. Il ricordo
della sua Passione alimenta l’incertezza. Ma Gesù ha a cuore i suoi e sta per compiere
la promessa che aveva fatto durante l’Ultima Cena: «Non vi lascerò orfani, verrò da
voi» (Gv 14,18) e questo lo dice a noi anche in tempi grigi: non vi lascio orfani.
Questa situazione di angoscia dei discepoli cambia radicalmente con l’arrivo di Gesù.
Egli entra a porte chiuse, sta in mezzo a loro e dona la pace che rassicura: «Pace
a voi» (Gv 20,19b). È un saluto comune che tuttavia ora acquista un significato nuovo,
perché opera un cambiamento interiore; è il saluto pasquale, che fa superare ogni
paura ai discepoli. La pace che Gesù porta è il dono della salvezza che Egli aveva
promesso durante i suoi discorsi di addio: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia
timore» (Gv 14,27). In questo giorno di Risurrezione, Egli la dona in pienezza ed
essa diventa per la comunità fonte di gioia, certezza di vittoria, sicurezza nell’appoggiarsi
a Dio. Nn sia tubato il vostro cuore e non abbia timore, dice anche noi”.
La
Risurrezione di Cristo inaugura un mondo nuovo “Dopo questo saluto – ha proseguito
Benedetto XVI - Gesù mostra ai discepoli le ferite delle mani e del fianco (cfr Gv
20,20), segni di ciò che è stato e che mai più si cancellerà: la sua umanità gloriosa
resta «ferita». Questo gesto ha lo scopo di confermare la nuova realtà della Risurrezione:
il Cristo che ora sta tra i suoi è una persona reale, lo stesso Gesù che tre giorni
prima fu inchiodato alla croce. Ed è così che, nella luce sfolgorante della Pasqua,
nell’incontro con il Risorto, i discepoli colgono il senso salvifico della sua passione
e morte. Allora, dalla tristezza e dalla paura passano alla gioia piena. La tristezza
e le ferite stesse diventano fonte di gioia. La gioia che nasce nel loro cuore deriva
dal «vedere il Signore» (Gv 20, 20). Egli dice loro di nuovo: «Pace a voi» (v. 21).
È evidente ormai che non è solo un saluto. È un dono, il dono che il Risorto vuole
fare ai suoi amici, ed è al tempo stesso una consegna: questa pace, acquistata da
Cristo col suo sangue, è per loro ma anche per tutti, e i discepoli dovranno portarla
in tutto il mondo. Infatti, Egli aggiunge: «Come il Padre ha mandato me, anche io
mando voi» (ibid.). Gesù risorto è ritornato tra i discepoli per inviarli. Lui ha
completato la sua opera nel mondo, ora tocca a loro seminare nei cuori la fede perché
il Padre, conosciuto e amato, raccolga tutti i suoi figli dalla dispersione. Ma Gesù
sa che nei suoi c’è ancora tanto timore, sempre. Perciò compie il gesto di soffiare
su di loro e li rigenera nel suo Spirito (cfr Gv 20,22); questo gesto è il segno della
nuova creazione. Con il dono dello Spirito Santo che proviene dal Cristo risorto ha
inizio infatti un mondo nuovo. Con l’invio in missione dei discepoli, si inaugura
il cammino nel mondo del popolo della nuova alleanza, popolo che crede in Lui e nella
sua opera di salvezza, popolo che testimonia la verità della risurrezione. Questa
novità di una vita che non muore, portata dalla Pasqua, va diffusa ovunque, perché
le spine del peccato che feriscono il cuore dell’uomo, lascino il posto ai germogli
della Grazia, della presenza di Dio e del suo amore che vincono il peccato e la morte”.
Solo Gesù risorto vince la morte, le divisioni e le inimicizie Il
Papa ha sottolineato che “anche oggi il Risorto entra nelle nostre case e nei nostri
cuori, nonostante a volte le porte siano chiuse. Entra donando gioia e pace, vita
e speranza, doni di cui abbiamo bisogno per la nostra rinascita umana e spirituale.
Solo Lui può ribaltare quelle pietre sepolcrali che l’uomo spesso pone sui propri
sentimenti, sulle proprie relazioni, sui propri comportamenti; pietre che sanciscono
la morte: divisioni, inimicizie, rancori, invidie, diffidenze, indifferenze. Solo
Lui, il Vivente, può dare senso all’esistenza e far riprendere il cammino a chi è
stanco e triste, sfiduciato e privo di speranza. È quanto hanno sperimentato i due
discepoli che il giorno di Pasqua erano in cammino da Gerusalemme verso Emmaus (cfr
Lc 24,13-35). Essi parlano di Gesù, ma il loro «volto triste» (cfr v. 17) esprime
le speranze deluse, l’incertezza e la malinconia. Avevano lasciato il loro paese per
seguire Gesù con i suoi amici, e avevano scoperto una nuova realtà, in cui il perdono
e l’amore non erano più solo parole, ma toccavano concretamente l’esistenza. Gesù
di Nazaret aveva reso tutto nuovo, aveva trasformato la loro vita. Ma ora Lui era
morto e tutto sembrava finito”.
La pazienza di Gesù verso i discepoli increduli
“All’improvviso, però – ha aggiunto - non ci sono più due, ma tre persone
che camminano. Gesù si accosta ai due discepoli e cammina con loro, ma essi sono incapaci
di riconoscerlo. Certo, hanno sentito le voci sulla sua risurrezione, infatti gli
riferiscono: «Alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino
alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche
una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo» (vv. 22-23). Eppure tutto
questo non era stato sufficiente a convincerli, poiché «lui non l’hanno visto» (v.
24). Allora Gesù, con pazienza, «cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò
loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (v. 27). Il Risorto spiega ai
discepoli la Sacra Scrittura, offrendo la chiave di lettura fondamentale di essa,
cioè Lui stesso e il suo Mistero pasquale: a Lui le Scritture rendono testimonianza
(cfr Gv 5,39-47). Il senso di tutto, della Legge, dei Profeti e dei Salmi, improvvisamente
si apre e diventa chiaro davanti ai loro occhi. Gesù aveva aperto loro la mente all’intelligenza
delle Scritture (cfr Lc 24,45)”.
Ascolto della Parola ed Eucaristia, luoghi
privilegiati per incontrare Cristo risorto “Intanto – ha continuato il Papa
- erano giunti al villaggio, probabilmente alla casa di uno dei due. Il forestiero
viandante fa «come se dovesse andare più lontano» (v. 28), ma poi si ferma poiché
gli chiedono con ardore: «Resta con noi» (v. 29). Anche noi sempre di nuovo dobbiamo
dire al Signore con ardore: “Resta con noi!”. «Quando fu a tavola con loro, prese
il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro» (v. 30). Il richiamo ai
gesti compiuti da Gesù nell’Ultima Cena è evidente. «Allora si aprirono loro gli occhi
e lo riconobbero» (v. 31). La presenza di Gesù, dapprima con le parole, poi con il
gesto dello spezzare il pane, rende possibile ai discepoli il riconoscerLo, ed essi
possono sentire in modo nuovo quanto avevano già provato camminando con Lui: «Non
ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando
ci spiegava le Scritture?» (v. 32). Questo episodio ci indica due «luoghi» privilegiati
dove possiamo incontrare il Risorto che trasforma la nostra vita: l’ascolto della
Parola, in comunione con Cristo, e lo spezzare il Pane; due «luoghi» profondamente
uniti tra loro poiché «Parola ed Eucaristia si appartengono così intimamente da non
poter essere comprese l’una senza l’altra: la Parola di Dio si fa carne sacramentale
nell’evento eucaristico» (Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 54-55)”.
I
discepoli hanno bisogno di comunicare la buona notizia della Risurrezione di Gesù Il
Papa ha quindi osservato che “dopo questo incontro, i due discepoli «partirono senza
indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri
che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a
Simone!”». (vv. 33-34). A Gerusalemme essi ascoltano la notizia della risurrezione
di Gesù e, a loro volta, raccontano la propria esperienza, infiammata d’amore per
il Risorto, che ha loro aperto il cuore ad una gioia incontenibile. Sono stati - come
dice san Pietro - «rigenerati a una speranza viva dalla risurrezione di Cristo dai
morti» (cfr 1Pt l,3). Rinasce infatti in loro l’entusiasmo della fede, l’amore per
la comunità, il bisogno di comunicare la buona notizia. Il Maestro è risorto e con
Lui tutta la vita risorge; testimoniare questo evento diventa per essi una insopprimibile
necessità”.
Lasciamoci incontrare da Gesù risorto! Di qui l’esortazione
finale: “Cari amici, il Tempo pasquale sia per tutti l’occasione propizia per riscoprire
con gioia ed entusiasmo le sorgenti della fede, la presenza del Risorto tra noi. Si
tratta di compiere lo stesso itinerario che Gesù fece fare ai due discepoli di Emmaus,
attraverso la riscoperta della Parola di Dio e dell’Eucaristia”. Andare con il Signore
e lasciarci aprire gli occhi per il vero senso della Scrittura e per la Sua presenza
nello spezzare il pane. E ha proseguito: “Il culmine di questo cammino, allora come
oggi, è la Comunione eucaristica: nella Comunione Gesù ci nutre con il suo Corpo e
il suo Sangue, per essere presente nella nostra vita, per renderci nuovi, animati
dalla potenza dello Spirito Santo. In conclusione, l’esperienza dei discepoli – degli
undici nel Cenacolo e dei due sulla via di Emmaus – ci invita a riflettere sul senso
della Pasqua per noi. Lasciamoci incontrare da Gesù risorto! Lui, vivo e vero, è sempre
presente in mezzo a noi; cammina con noi per guidare la nostra vita, per aprire i
nostri occhi. Abbiamo fiducia nel Risorto che ha il potere di dare la vita, di farci
rinascere come figli di Dio, capaci di credere e di amare. La fede in Lui trasforma
la nostra vita: la libera dalla paura, le dà ferma speranza, la rende animata da ciò
che dona pieno senso all’esistenza, l’amore di Dio”.