Il messaggio del Papa nelle quattro stupende omelie per la Settimana Santa
Il Papa domani mattina terrà in Piazza San Pietro la prima udienza generale di questo
Tempo di Pasqua: nella Settimana Santa ci ha introdotti in questo periodo con quattro
bellissime omelie in cui ha ricordato come la risurrezione di Cristo abbia cambiato
definitivamente la condizione dell’uomo e del mondo. Vi riproponiamo alcuni spunti
delle riflessioni di Benedetto XVI in questo servizio di Sergio Centofanti:
Nella Domenica
delle Palme il Papa ha mostrato la compassione di Dio per il mondo. Gesù non viene
per condannare ma per salvare. Così siamo invitati ad avere uno sguardo benedicente
sull’umanità:
“Lo sguardo che il credente riceve da Cristo è lo sguardo
della benedizione: uno sguardo sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza
del mondo e di compatirne la fragilità. In questo sguardo traspare lo sguardo stesso
di Dio sugli uomini che Egli ama e sulla creazione, opera delle sue mani”.
La
via della compassione delude le aspettative umane perché passa attraverso la Croce.
Gli stessi discepoli restano smarriti: “siamo chiamati a seguire un Messia che non
ci assicura una facile felicità terrena, ma la felicità del cielo, la beatitudine
di Dio".
Nella Messa Crismale il Papa precisa che la croce richiede "una conformazione
a Cristo”, una rinuncia “alla tanto sbandierata autorealizzazione” per mettersi a
disposizione di Gesù. E non esita a dire che, in questo contesto, la situazione della
Chiesa è “spesso drammatica”. C'è chi, anche tra i sacerdoti, vuole rinnovare la Chiesa
attraverso la disobbedienza. Ma il disobbediente annuncia solo se stesso, mentre è
l’obbedienza "il presupposto di ogni vero rinnovamento". La vera obbedienza non è
immobilismo, non è cieca sottomissione, ma crea. Basta vedere il rinnovamento ecclesiale
che nell’era post-conciliare “ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni
di vita”:
“E se guardiamo alle persone, dalle quali sono scaturiti e scaturiscono
questi fiumi freschi di vita, vediamo anche che per una nuova fecondità ci vogliono
l’essere ricolmi della gioia della fede, la radicalità dell’obbedienza, la dinamica
della speranza e la forza dell’amore".
Tutto ciò comporta il combattimento
della fede. Nella Messa in Coena Domini il Papa ci indica Gesù che sul Monte degli
Ulivi “lotta con il Padre … lotta con se stesso. E lotta per noi” contro la sporcizia
che invade l’umanità. La sua anima è nell’angoscia:
“Vede la marea sporca
di tutta la menzogna e di tutta l’infamia che gli viene incontro in quel calice che
deve bere. È lo sconvolgimento del totalmente Puro e Santo di fronte all’intero profluvio
del male di questo mondo, che si riversa su di Lui. Egli vede anche me e prega anche
per me" … e "prende su di sé il peccato dell’umanità, tutti noi, e ci porta presso
il Padre".
In questa lotta Gesù chiede al Padre di allontanargli questo
calice. Ma aggiunge: "Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. Così guarisce
la superbia dell’uomo, che “è la vera essenza del peccato”, che ci fa credere di essere
liberi se siamo indipendenti da tutti, indipendenti anche da Dio. Ma i cristiani –
afferma il Papa – proprio “in quanto inginocchiati” di fronte a Dio, “sono dritti
di fronte al mondo”. Solo chi dipende da Dio è veramente libero.
Nella Veglia
pasquale il Papa ci mostra come Cristo sulla Croce abbia distrutto l'uomo vecchio
e superbo per farlo rinascere come nuova creatura. La risurrezione è la nuova luce
che cambia il mondo. L’uomo, però, è tentato dalle sue stesse capacità a restare nel
buio dei propri piccoli orizzonti:
“Nelle cose materiali sappiamo e possiamo
incredibilmente tanto, ma ciò che va al di là di questo, Dio e il bene, non lo riusciamo
più ad individuare. Per questo è la fede, che ci mostra la luce di Dio, la vera illuminazione,
essa è un’irruzione della luce di Dio nel nostro mondo, un’apertura dei nostri occhi
per la vera luce".
Infine, torna la compassione. La luce di Dio non solo
illumina, non è fredda, ma è fuoco che riscalda. I cristiani – conclude il Papa -
sono chiamati a diffondere nel mondo il calore dell'amore e della bontà di Dio.