Cile: vescovo di Aysén contro le dighe in Patagonia: un danno per l'ecosistema
“Certamente la risoluzione della Corte Suprema non è piacevole, anche perché un giudice
dei tre favorevoli alla risoluzione – due si sono detti contrari – possiede azioni
dell’Endesa, socia dell'italiana Enel. In ogni caso la decisione riguarda unicamente
le dighe”. Mons. Luis Infanti de la Mora, vescovo del vicariato apostolico dell’Aysén,
commenta così all'agenzia Misna la bocciatura, da parte del massimo tribunale cileno,
di una serie di ricorsi presentati da organizzazioni ambientaliste insieme al senatore
di centro-destra Antonio Horvath di ‘Renovación Nacional’, contro la costruzione di
cinque mega-dighe in Patagonia che comporterà, tra l’altro, l’inondazione di 5600
ettari di un raro ecosistema forestale, con gravi impatti socio-ambientali e conseguenze
rovinose per l’agricoltura. Sul progetto HydroAysén, contro il quale si batte un vasto
fronte della società civile regionale e nazionale, “manca ancora il pronunciamento
del Consiglio di Ministri. Sia sulle dighe, sia sulla linea di trasmissione, lunga
2000 Km, di cui ancora non è stato presentato neanche lo studio di impatto ambientale”
ricorda il presule. Ma soprattutto, manca ancora la voce della popolazione dell’Aysén,
“che chiede un referendum sulla questione, presentato nei mesi scorsi dal movimento
sociale che rappresenta la regione”. Insomma, chiosa il vescovo, “deve scorrere ancora
molta acqua sotto i ponti e sembra che saranno presentati altri ricorsi giudiziari”.
Nel frattempo, le organizzazioni della società civile riunite nel Consiglio di difesa
della Patagonia cilena preparano nuove proteste contro il progetto, promosso da un
consorzio in cui è coinvolta l’italiana Enel attraverso la sua controllata Endesa,
insieme alla Colbún, di proprietà della potente famiglia Matte. Domani nella Plaza
de Armas de Santiago è in programma la prima manifestazione dell’anno contro HydroAysén.
Nel 2011, i promotori della campagna ‘Patagonia Sin Represas’ (Patagonia senza dighe)
sono riusciti a portare in piazza nella capitale fino a 120.000 persone. (R.P.)