Per il coltan, materiale prezioso in tecnologia, si combatte in Congo
Nella Repubblica Democratica del Congo la tensione è sempre alta, con numerose fazioni
in lotta tra loro. Fra le ragioni più importanti c’è il controllo del territorio,
che permette di sfruttare l’estrazione del coltan. Il servizio di Massimo Pittarello:
Il coltan è
uno sconosciuto e diffusissimo materiale che negli ultimi anni ha decuplicato il suo
valore. Motivo? Dal coltan si estrae il tantalio, metallo raro usato sia per l’industria
aeronautica, per quella nucleare, ma anche per ogni cellulare, ogni videocamera, ogni
computer, ogni apparecchiatura elettronica. L'80 per cento delle riserve di coltan
trova in Africa, e la maggior parte nella Repubblica Democratica del Congo. Abbiamo
raggiunto padre Antonio Trettel, missionario saveriano che opera nella regione
del Sud Kivu, la più ricca di coltan, ma anche la più sfruttata.
R. – Qui è
la zona del coltan, che poi parte verso Kigali. Ma Kigali non ha alcuna miniera di
coltan. Quindi c’è tutta una mafia di militari e di politici che stanno dissanguando
il Congo, non solo per questo, ma questo adesso fa più gola al mondo e a tutte le
industrie. L’aspetto politico è legato all’aspetto dello sfruttamento che è bestiale,
in un contesto di ingiustizia spaventoso. Lo sfruttamento è proprio fisico. Prima
c’erano piccoli cercatori di coltan ma dopo è stato fatto un decreto per cui solo
le grandi compagnie avevano diritto a entrare e le grandi compagnie che adesso si
servono ancora di questi ma trattandoli da bestie da soma. Adesso il problema politico
oscura tutto.
D. - La realtà è che chi controlla il territorio può sfruttare
la popolazione e rivendere le risorse, e con il ricavato poi acquistare ulteriormente
armi, che gli garantiscono ulteriore potere, quindi è un circolo vizioso difficile
da debellare…
R. – Il territorio qui, soprattutto a est, è incontrollato: non
c’è il governo, ci sono i soldati, la polizia, ma a dominare dietro le quinte sono
quelli che vengono dal Rwanda e siamo nel pieno far west.
D. – Spesso a finanziare
questi gruppi sono le multinazionali che vengono a comprare materie prime nei territori
africani… Negli Stati Uniti è in discussione la Legge Dodd-Franck, che prevede l’obbligo
di informazione se i minerali provengono da zone di conflitto, se sono, appunto, “minerali
insanguinati”, l’obbligo di informazione verso il compratore, il consumatore. Ritiene
che questo possa essere in qualche modo d’aiuto?
R. – E’ meglio di niente ma
le multinazionali non vengono a comprare il coltan direttamente qui, qualcuna sì perché
ha avuto i permessi dal governo, ma di solito lo vanno a comprare a Kigali: là è già
tutto "lavato". Infatti c’è questo traffico, tra corruzione, sfruttamento, tutto nella
nebbia, e poi lì loro possono dire di averlo comprato legalmente. (bf)