Veglia Pasquale. Il Papa: la luce della Risurrezione vince il buio della morte e dell'odio
Con la risurrezione Gesù ci attira tutti nella sua luce e vince ogni forma di buio:
il buio della morte, del male, dell’odio, della menzogna: è quanto ha affermato Benedetto
XVI nell’omelia pronunciata nella Basilica di San Pietro durante la Veglia Pasquale.
La risurrezione apre una nuova dimensione per l’uomo Il Papa sottolinea
innanzitutto che “Pasqua è la festa della nuova creazione. Gesù è risorto e non muore
più. Ha sfondato la porta verso una nuova vita che non conosce più né malattia né
morte. Ha assunto l’uomo in Dio stesso. “Carne e sangue non possono ereditare il regno
di Dio”, aveva detto Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (15,50). Lo scrittore ecclesiastico
Tertulliano, nel secolo III, in riferimento alla risurrezione di Cristo e alla nostra
risurrezione aveva l’audacia di scrivere: “Abbiate fiducia, carne e sangue, grazie
a Cristo avete acquistato un posto nel Cielo e nel regno di Dio” (CCL II 994). Si
è aperta una nuova dimensione per l’uomo. La creazione è diventata più grande e più
vasta. La Pasqua è il giorno di una nuova creazione, ma proprio per questo la Chiesa
comincia in tale giorno la liturgia con l’antica creazione, affinché impariamo a capire
bene quella nuova. Perciò all’inizio della Liturgia della Parola nella Veglia pasquale
c’è il racconto della creazione del mondo”.
La creazione è orientata verso
la comunione tra Dio e la Creatura “In relazione a questo – aggiunge il Papa
- due cose sono particolarmente importanti nel contesto della liturgia di questo giorno.
In primo luogo, la creazione viene presentata come una totalità della quale fa parte
il fenomeno del tempo. I sette giorni sono un’immagine di una totalità che si sviluppa
nel tempo. Sono ordinati in vista del settimo giorno, il giorno della libertà di tutte
le creature per Dio e delle une per le altre. La creazione è quindi orientata verso
la comunione tra Dio e creatura; essa esiste affinché ci sia uno spazio di risposta
alla grande gloria di Dio, un incontro di amore e di libertà”.
La luce
di Dio si riflette nella natura delle creature “In secondo luogo, del racconto
della creazione la Chiesa, nella Veglia pasquale, ascolta soprattutto la prima frase:
“Dio disse: «Sia la luce!» (Gen 1,3). Il racconto della creazione, in modo simbolico
– prosegue Benedetto XVI - inizia con la creazione della luce. Il sole e la luna vengono
creati solo nel quarto giorno. Il racconto della creazione li chiama fonti di luce,
che Dio ha posto nel firmamento del cielo. Con ciò toglie consapevolmente ad esse
il carattere divino che le grandi religioni avevano loro attribuito. No, non sono
affatto dei. Sono corpi luminosi, creati dall’unico Dio. Sono però preceduti dalla
luce, mediante la quale la gloria di Dio si riflette nella natura dell’essere che
è creato”.
La luce rende possibile la vita, l'incontro, la conoscenza, mentre
il male si nasconde “Che cosa intende dire con ciò il racconto della creazione?
La luce rende possibile la vita – osserva il Papa - Rende possibile l’incontro. Rende
possibile la comunicazione. Rende possibile la conoscenza, l’accesso alla realtà,
alla verità. E rendendo possibile la conoscenza, rende possibile la libertà e il progresso.
Il male si nasconde. La luce pertanto è anche espressione del bene che è luminosità
e crea luminosità. È giorno in cui possiamo operare. Il fatto che Dio abbia creato
la luce significa che Dio ha creato il mondo come spazio di conoscenza e di verità,
spazio di incontro e di libertà, spazio del bene e dell’amore. La materia prima del
mondo è buona, l’essere stesso è buono. E il male non proviene dall’essere che è creato
da Dio, ma esiste in virtù della negazione. È il ‘no’”.
La luce della risurrezione
vince ogni buio, la vita è più forte della morte “A Pasqua, al mattino del
primo giorno della settimana – afferma il Pontefice - Dio ha detto nuovamente: “Sia
la luce!”. Prima erano venute la notte del Monte degli Ulivi, l’eclissi solare della
passione e morte di Gesù, la notte del sepolcro. Ma ora è di nuovo il primo giorno
– la creazione ricomincia tutta nuova. “Sia la luce!”, dice Dio, “e la luce fu”. Gesù
risorge dal sepolcro. La vita è più forte della morte. Il bene è più forte del male.
L’amore è più forte dell’odio. La verità è più forte della menzogna. Il buio dei giorni
passati è dissipato nel momento in cui Gesù risorge dal sepolcro e diventa, Egli stesso,
pura luce di Dio. Questo, però, non si riferisce soltanto a Lui e non si riferisce
solo al buio di quei giorni. Con la risurrezione di Gesù, la luce stessa è creata
nuovamente. Egli ci attira tutti dietro di sé nella nuova vita della risurrezione
e vince ogni forma di buio. Egli è il nuovo giorno di Dio, che vale per tutti noi”.
Col
Battesimo si entra nella luce, nella vita vera “Ma come può avvenire questo?
– si chiede il Papa - Come può tutto questo giungere fino a noi così che non rimanga
solo parola, ma diventi una realtà in cui siamo coinvolti? Mediante il Sacramento
del battesimo e la professione della fede, il Signore ha costruito un ponte verso
di noi, attraverso il quale il nuovo giorno viene a noi. Nel Battesimo, il Signore
dice a colui che lo riceve: Fiat lux – sia la luce. Il nuovo giorno, il giorno della
vita indistruttibile viene anche a noi. Cristo ti prende per mano. D’ora in poi sarai
sostenuto da Lui e entrerai così nella luce, nella vita vera. Per questo, la Chiesa
antica ha chiamato il Battesimo “photismos” – illuminazione”.
L’uomo vede
le cose tangibili, ma non vede la differenza tra bene e male “Perché? – si
domanda ancora Benedetto XVI - Il buio veramente minaccioso per l’uomo è il fatto
che egli, in verità, è capace di vedere ed indagare le cose tangibili, materiali,
ma non vede dove vada il mondo e da dove venga. Dove vada la stessa nostra vita. Che
cosa sia il bene e che cosa sia il male. Il buio su Dio e il buio sui valori sono
la vera minaccia per la nostra esistenza e per il mondo in generale. Se Dio e i valori,
la differenza tra il bene e il male restano nel buio, allora tutte le altre illuminazioni,
che ci danno un potere così incredibile, non sono solo progressi, ma al contempo sono
anche minacce che mettono in pericolo noi e il mondo”.
La fede è un’irruzione
della luce di Dio nel nostro mondo “Oggi – rileva - possiamo illuminare le
nostre città in modo così abbagliante che le stelle del cielo non sono più visibili.
Non è questa forse un’immagine della problematica del nostro essere illuminati? Nelle
cose materiali sappiamo e possiamo incredibilmente tanto, ma ciò che va al di là di
questo, Dio e il bene, non lo riusciamo più ad individuare. Per questo è la fede,
che ci mostra la luce di Dio, la vera illuminazione, essa è un’irruzione della luce
di Dio nel nostro mondo, un’apertura dei nostri occhi per la vera luce”.
Cristo
illumina il mondo donando se stesso Il Papa rivolge quindi “un pensiero sulla
luce e sull’illuminazione. Nella Veglia pasquale, la notte della nuova creazione,
la Chiesa presenta il mistero della luce con un simbolo del tutto particolare e molto
umile: con il cero pasquale. Questa è una luce che vive in virtù del sacrificio. La
candela illumina consumando se stessa. Dà luce dando se stessa. Così rappresenta in
modo meraviglioso il mistero pasquale di Cristo che dona se stesso e così dona la
grande luce. Come seconda cosa possiamo riflettere sul fatto che la luce della candela
è fuoco. Il fuoco è forza che plasma il mondo, potere che trasforma. E il fuoco dona
calore. Anche qui si rende nuovamente visibile il mistero di Cristo. Cristo, la luce,
è fuoco, è fiamma che brucia il male trasformando così il mondo e noi stessi. “Chi
è vicino a me è vicino al fuoco”, suona una parola di Gesù trasmessa a noi da Origene.
E questo fuoco è al tempo stesso calore, non una luce fredda, ma una luce in cui ci
vengono incontro il calore e la bontà di Dio”.
La Chiesa è comunità di luce
perché nel mondo risplenda la luce di Cristo “Il grande inno dell’Exsultet,
che il diacono canta all’inizio della liturgia pasquale – prosegue il Papa - ci fa
notare in modo molto sommesso un altro aspetto ancora. Richiama alla memoria che questo
prodotto, il cero, è dovuto in primo luogo al lavoro delle api. Così entra in gioco
l’intera creazione. Nel cero, la creazione diventa portatrice di luce. Ma, secondo
il pensiero dei Padri, c’è anche un implicito accenno alla Chiesa. La cooperazione
della comunità viva dei fedeli nella Chiesa è quasi come l’operare delle api. Costruisce
la comunità della luce. Possiamo così vedere nel cero anche un richiamo a noi stessi
e alla nostra comunione nella comunità della Chiesa, che esiste affinché la luce di
Cristo possa illuminare il mondo”. Benedetto XVI conclude: “Preghiamo il Signore in
quest’ora di farci sperimentare la gioia della sua luce, e preghiamoLo, affinché noi
stessi diventiamo portatori della sua luce, affinché attraverso la Chiesa lo splendore
del volto di Cristo entri nel mondo (cfr LG 1). Amen”.