2012-04-07 12:34:52

Il cardinale Abril y Castelló presiede l'Ora della Madre a Santa Maria Maggiore


E come ogni Sabato Santo, questa mattina, nella Basilica papale di Santa Maria Maggiore, si è tenuta la celebrazione dell’Ora della Madre, che commemora il dolore di Maria dopo la morte di Gesù, ma anche la sua grande fede e speranza nella Risurrezione. A presiedere la celebrazione è stato l’arciprete della Basilica Liberiana, il cardinale Santos Abril y Castelló. Ascoltiamo il porporato al microfono di Isabella Piro:RealAudioMP3

R. – Molti teologi hanno riflettuto su quella che è stata anche la Passione della Madonna: lei ha accompagnato suo Figlio, ha accompagnato Cristo in spirito di fede, ha saputo vivere sempre in maniera molto profonda la speranza. Una madre così delicata com’è lei, come ha vissuto il fatto di aver perso un figlio? Un figlio che sapeva esser Santo, sapeva essere il Figlio di Dio. Sapeva che questo era il prezzo da pagare per la redenzione degli altri: era l’atto supremo di amore al quale lei si è associata in una maniera stupenda. Pensiamo, però, al dolore di una madre. L’Ora di Maria non è soltanto un’ora: ha, piuttosto, un’accezione più globale, nel senso che lei ha passato quel tempo, quelle ore, ai piedi della Croce vedendo consumarsi il grande sacrificio. Inoltre, è l’ora del vivere in attesa: l’attesa della Resurrezione di suo figlio, perché sapeva molto bene che suo figlio sarebbe risorto. Entrare, così, nello spirito di una madre, la prima cristiana – e la migliore -, che rifletteva sul valore della Crocifissione e della Passione di suo figlio, che sapeva che doveva offrirsi. Lei viveva nell’angoscia, ma era un’angoscia piena di speranza profonda.

D. – Il Sabato Santo é caratterizzato dal silenzio. E’ un silenzio, però, ricco di significati...

R. – E’ chiaro. E’ il silenzio dell’attesa, è una pausa nella liturgia della Chiesa. E’ il silenzio dell’assenza fisica di Gesù. San Giovanni della Croce a volte parlava di un “silenzio sonoro”: un silenzio che parla profondamente, nel senso che è un silenzio pieno di speranza. Non è un silenzio di chi dice: “Tutto è finito”. Il “consumatum est” del Signore sulla Croce non voleva significare la fine di tutto: è finito per il momento, perché termina la sua vita mortale, ma poi arriva il momento della Resurrezione. Viene consumata l’opera della redenzione.

D. – Maria crede fermamente anche nel momento di massimo dolore. Come far capire, all’uomo contemporaneo, che non bisogna mai perdere la fede in Dio?

R. – E’ molto difficile, eppure molto necessario. Credo che l’uomo di oggi viva con l’assenza di fede e di tutti quei valori morali che sono davvero molto importanti, e non soltanto dal punto di vista cristiano. Consideriamo bene la forza che dà ad una persona, il senso di fede nella propria vita: la spinge anche a saper dare ancora di più se stesso per gli altri, per trovare, nell’amore, la maniera di costruire la propria vita ed anche quella altrui.

D. – L’Ora della Madre si celebra nella Basilica di Santa Maria Maggiore. C’è una tradizione storica che riporta a quest’evento?

R. – Credo che il significato profondo sia proprio quello di associarsi a quest’Ora di Maria in una Basilica che è per eccellenza mariana. La Basilica di Santa Maria Maggiore è, in tutto l’Occidente, quella maggiore costruita proprio in onore della Madonna.

D. – Eminenza, con quale animo si appresta a vivere questo periodo?

R. – Prima di tutto con una grande gioia per potermi associare al popolo cristiano e alle tante persone che vedo venire in Basilica. Desidero anche poter aiutare il Santo Padre nel suo lavoro, attraverso quello che possiamo fare noi, nelle Basiliche. In una Basilica papale credo che anche un arciprete debba cercare di essere l’eco della parola del Santo Padre, perché è l’insegnamento più ricco che potrebbe dare per il bene dei fedeli. (vv)

E sul significato teologico dell’Ora della Madre, ascoltiamo anche, al microfono di Isabella Piro, la riflessione del mariologo padre Davide Carbonaro, dell’Ordine della Madre di Dio.RealAudioMP3

R. – Sabato Santo è il grande Sabato, il Sabato del silenzio: abbiamo celebrato la morte di Cristo, giace nel Sepolcro. C’è una donna, la madre di Gesù, che attende nel silenzio, piena di fede e di speranza, l’alba della Risurrezione. Non è un silenzio vuoto, quello che vive dentro Maria e intorno a Maria, ma è un silenzio trepidante d’attesa. È il desiderio di questa Risurrezione che già accade nella fede, nel suo cuore, nella profondità del suo cuore.

D. – Possiamo dire che l’Ora della Madre è la Passione di Maria che fa, così, da specchio alla Passione di Cristo?

R. – Certamente. I Vangeli ci parlano dell’Ora di Gesù, l’Ora della sua glorificazione, del suo salire sul trono della Croce come glorificazione vera e propria. Quindi anche l’Ora di Maria è l’ora in cui la Vergine Maria, la mamma di Gesù, diventa colei che partecipa pienamente di quest’ora del Figlio, attraverso la sua scelta di fede, attraverso la speranza che illumina il cuore suo, ma anche il cuore di tutti i credenti perché, in un certo senso, Maria anticipa la fede di tutta la Chiesa. Ecco perché in ogni sabato del tempo liturgico, non solo nel Sabato Santo, la Chiesa, con Maria, attende la Risurrezione del Signore.

D. – L’Ora della Madre è una celebrazione che unisce ancor di più le tradizioni Orientali a quelle Occidentali?

R. – Certamente: è nata in Oriente, la Chiesa si raduna intorno ad un’icona, chiamata appunto “Icona dello Sposo”, e lì canta il lamento di Maria, ma non come un lamento quasi per rimproverare Dio per la morte del Figlio, ma è questo lamento che richiama le parole bibliche del “Cantico dei cantici”, una parola biblica, un grido a Dio sul perché della morte e sul perché del significato della vita che risorge attraverso il Cristo Signore. Quindi è un grido come quello di Gesù: pieno di speranza nell’amore del Padre.

D. – Anche nel dolore straziante della morte del Figlio, Maria crede e spera: è questo un grande insegnamento per il mondo di oggi, che è sempre più sfiduciato?

R. – Certamente. Molti uomini e molte donne non comprendono il dolore, si arrabbiano di fronte al dolore umano, chiedono a Dio il perché. Molti perdono la fede di fronte alla perdita delle realtà più care, di figli, di persone care, e gridano a Dio il perché del dolore. L’unico insegnamento, l’insegnamento più grande che ci può dare Maria in questo momento è questo silenzio che abbraccia il grande progetto di amore di Dio, che non comprendiamo fino in fondo, ma lo abbracciamo perché è un progetto di amore che ci viene, appunto, regalato da Dio che è un Dio che ama la nostra umanità, che ci fa attraversare il dolore come lo ha attraversato il suo Figlio e che ci riempie di speranza anche in questo nostro tempo, donandoci la pienezza della vita attraverso il suo Figlio Risorto.

D. – Cosa sperare, dunque, dal dolore e cosa sperare per la Pasqua 2012?

R. – Sperare, certamente, in Gesù che torna a risorgere e ad offrirci i segni della sua Pasqua anche in questo nostro tempo. Sono segni indelebili che ritornano nel cuore dell’uomo. Noi non riviviamo delle cose del passato. Dice il Signore nella Scrittura: “Ecco, io faccio una cosa nuova. Pongo di fronte a te la vita. Abbraccia questa vita”. Con questa speranza, vogliamo augurare a quanti vivono, in questo Sabato Santo, l’attesa della Risurrezione con Maria, questa certezza che Cristo ancora oggi risorge nei nostri cuori e ci fa partecipi della sua Pasqua.







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