Siria: bombardamenti e vittime ad Homs. Mons. Zenari: viviamo il nostro Calvario
Settimana Santa tra le violenze in Siria. Anche oggi pesanti bombardamenti hanno colpito
la città di Homs, uno dei centri dove maggiormente si esprime la protesta contro il
governo del presidente Assad. Almeno dieci, sinora, le vittime. Intanto il Consiglio
di Sicurezza dell’Onu ha dato il suo assenso al piano di pace di Kofi Annan, inviato
delle Nazioni Unite e della Lega Araba. Secondo il piano, l’esecutivo di Damasco deve
ritirare le truppe dai centri abitati entro il 10 aprile prossimo e tutte le violenze,
da qualsiasi parte provengano, devono cessare entro le 48 ore successive. Intanto
prosegue il doloroso esodo di cittadini siriani in fuga dalle violenze. Sono già quasi
24 mila i profughi giunti in Turchia e la situazione umanitaria comincia a farsi preoccupante.
I dati sono stati forniti dall'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati (Acnur).
E sulla Pasqua che si sta vivendo in Siria, Giancarlo La Vella ha intervistato
il nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari:
R. – Purtroppo
é la seconda Pasqua che si celebra in queste condizioni. Per motivi di sicurezza si
è deciso di limitare il più possibile le cerimonie esterne, ma ciò non toglie che
i riti della Settimana Santa siano celebrati e vissuti anche con maggior intensità,
vista la situazione che si sta vivendo in Siria. Naturalmente ci sono alcuni luoghi
dove questa situazione è ancora più tesa, ad esempio ad Homs, dove sono rimasti due
sacerdoti, mentre molti cristiani se ne sono andati, perché è pericoloso vivere lì.
Questi due sacerdoti mi parlano delle cerimonie che cercano di celebrare con i fedeli
rimasti.
D. - Quale è la loro testimonianza?
R. - Mi ha impressionato
la testimonianza di uno in particolare, il quale mi ha detto che, tutte le domeniche,
cerca di uscire dalla propria abitazione per andare a suonare le campane della cattedrale,
il tutto ovviamente con un certo rischio. Egli aspetta, ma non viene mai nessuno,
perché è davvero molto rischioso partecipare per i cristiani che volessero farlo.
Nonostante questo, però, egli suona lo stesso le campane e si ferma nella cattedrale
a pregare, portando nel proprio cuore anche la preghiera di tutti i cristiani presenti
ad Homs, che non possono essere presenti. C’è un altro fatto che mi ha colpito: qualche
giorno fa il sagrestano mi diceva che bisognerebbe prendere un lungo nastro nero,
con il quale circondare la città di Homs, scrivendo all’interno la parola ‘Calvario’.
La cosa che impressiona è che certi luoghi sono veramente dei calvari per tutte le
persone che ci vivono. Speriamo che questo nastro nero sia presto tolto, per poter
assistere alla speranza, alla gioia ed alla pace della Pasqua.
D. – Un altro
calvario è quello che stanno vivendo le tante persone che fuggono soprattutto verso
la Turchia, per allontanarsi dalle zone dove imperversano le violenze...
R.
– Sì, direi che questo è un po’ il contrario dell’esodo che ha vissuto l’antico popolo
di Israele verso la Terra Promessa. Qui, purtroppo, l’esodo è doloroso, perché si
deve abbandonare la propria terra ed é impressionante vedere tutte queste famiglie
che attraversano la frontiera. E’ una Pasqua che, per certi aspetti, é ancora lontana
dal farsi vedere.
D. – Sul fronte strettamente diplomatico, l’Onu ha accettato
il piano di mediazione proposto dall’inviato Kofi Annan. E’ bene aggrapparsi a questa
soluzione per la fine delle violenze?
R. – Voglio sperare che, da tutte le
parti interessate al conflitto, si voglia veramente agire con molta coscienza e responsabilità.
Faccio appello ad uno sforzo di buona volontà da parte di tutti, perché si avverte
che quest’occasione non deve essere persa. Speriamo che, con la preghiera di tutti,
queste volontà siano rafforzate. (vv)