Myanmar: mons. Bo chiede la fine delle sanzioni per aiutare le riforme
Il Myanmar ha una nuova credibilità a livello internazionale, frutto di cambiamenti
importanti, soprattutto in materia di libertà di espressione: lo dice all'agenzia
Misna mons. Charles Maung Bo, l’arcivescovo di Yangon, commentando l’annuncio di una
parziale revoca delle sanzioni americane ed europee. “Le notizie arrivate ieri da
Washington e Londra – sottolinea mons. Bo – sono la presa d’atto dei segnali positivi
che si sono susseguiti negli ultimi mesi: le elezioni libere e corrette di domenica
scorsa e, più in generale, una nuova libertà di espressione”. Secondo l’arcivescovo,
dopo anni difficili gli abitanti dell’ex Birmania possono finalmente discutere dei
grandi temi di attualità. Opportunità nuove, dice mons. Maung Bo, si sono aperte per
il partito del premio Nobel Aung San Suu Kyi ma anche per la stampa e i mezzi di informazione
nel loro complesso. Resta difficile, però, capire i tempi e gli approdi della transizione
avviata dai generali golpisti con la nascita di un governo civile alla fine del 2010.
“Il percorso è difficile – sostiene l’arcivescovo – e difficile da prevedere”. Incerte
sono anche le conseguenze della revoca delle sanzioni americane ed europee. A Yangon
molti si chiedono se porteranno a una riduzione dell’influenza esercitata tradizionalmente
da Pechino. Secondo mons. Bo, il sostegno alla cancellazione delle misure restrittive
ribadito oggi dalla Cina suggerisce che non ci saranno cambiamenti di rotta repentini.
“Lo indica – dice l’arcivescovo – anche la prosecuzione del progetto della diga di
Myitsone, osteggiato dalle popolazioni locali ma ritenuto strategico da Pechino”.
A preoccupare, infine, sono i conflitti tra l’esercito e le formazioni ribelli legate
alle minoranze etniche. “Nella regione settentrionale di Kachin – ricorda l’arcivescovo
– domenica non si è potuto votare”. (R.P.)