Carestia nel Sahel: la Caritas chiede di agire subito per evitare il peggio
“La situazione è grave, ma se si agisce subito non è troppo tardi per evitare una
crisi umanitaria ben peggiore”. Queste le parole del presidente di Caritas internationalis,
il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, a proposito della carestia e crisi alimentare
che sta colpendo il Sahel, in particolare Ciad, Burkina Faso, Mauritania, Mali, Niger,
Nigeria del Nord, Camerun e Senegal. Niger e Mali sono quelli più colpiti. Sono a
rischio malnutrizione 16 milioni di persone e 10 milioni si trovano già in stato di
insicurezza alimentare. Particolarmente grave è la situazione dei bambini. Da tempo
ormai le popolazioni locali - duramente colpite da siccità, aumento dei prezzi dei
beni alimentari, assenza di servizi sanitari di base e condizioni igienico sanitarie
disperate - hanno iniziato a vendere gli animali e a muoversi alla ricerca di condizioni
migliori. La situazione è aggravata dalla crisi politica in Mali dove il recente colpo
di stato e il conflitto con i gruppi tuareg indipendentisti del Nord ha già provocato
oltre 200.000 sfollati e profughi. In una nota Caritas italiana si dice oggi “molto
preoccupata per la timidezza e la lentezza con cui si stanno muovendo i governi dei
Paesi più ricchi, con un copione già visto nel Corno d’Africa dove, proprio l’indifferenza
agli allarmi dati da tempo, ha provocato la catastrofe e la morte di oltre 100.000
persone”. Caritas italiana ricorda che il Sahel è una regione tra le più povere al
mondo dove la siccità è ricorrente, l’indigenza è strutturale e dove già perdono la
vita 200.000 bambini ogni anno a causa della povertà. Senza i necessari interventi
per far fronte all’acuirsi della crisi, la situazione rischia di peggiorare ancora.
La rete Caritas, attiva da anni in Sahel con programmi di prevenzione e sviluppo,
è da tempo mobilitata per rispondere alla crisi. Ha ampliato il suo impegno lanciando
nuovi appelli di emergenza in Mali, Niger, Burkina Faso e Senegal per oltre 600.000
persone. Le attività principali sono la distribuzione di cibo e sementi gratuite,
o a prezzi agevolati, il rifornimento dei granai di riserva dei villaggi, il sostegno
a piccole attività generatrici di reddito e a sistemi di assistenza alternativi, quali
“denaro per lavoro” (cash for work) e “cibo per lavoro” (food for work), l’assistenza
sanitaria, interventi di riabilitazione idrica e azioni di riabilitazione nel medio
termine per aumentare la capacità della popolazione di fronteggiare le avverse condizioni
climatiche. Caritas italiana partecipa al piano di intervento nei diversi Paesi ed
ha già messo a disposizione oltre 100.000 euro in risposta agli appelli di emergenza.
Oltre ad esortare la comunità internazionale “ad un impegno più forte nel Sahel” Caritas
italiana invita a non dimenticare altre gravi situazioni in Africa, “per le quali
vi è scarsissima informazione sui grandi media”: il Sudan e il Sud Sudan dove sono
centinaia di migliaia i profughi in condizioni drammatiche; la Repubblica Democratica
del Congo con ancora tensioni e violenze nel Nord Kivu con migliaia di sfollati di
bambini e bambini arruolati tra le fila dei ribelli; il conflitto in Somalia tra l’esercito
del Kenya e i gruppi al Shabab; la crisi alimentare nel Corno d’Africa che ancora
non è stata superata. (R.P.)