Ancora morti in Siria: il consiglio di sicurezza Onu discute un documento di appoggio
al piano di Kofi Annan
Almeno 41 persone sono rimaste uccise ieri nelle violenze in Siria. 27 nella citta'
e provincia di Homs. E, nell’ospedale della città ribelle dell’ovest, sono stati rinvenuti
75 cadaveri da giorni nelle celle frigorifere. Intanto il Consiglio di Sicurezza dell'Onu
cerca di far pressione sul governo siriano. Il servizio di Fausta Speranza
Il
governo fermi le armi subito o comunque non oltre il termine del 10 aprile e entro
le 48 ore seguenti cessino le violenze da parte delle forze di opposizione. Il Consiglio
di sicurezza prepara una dichiarazione per avviare i primi passi del piano di pace
dell’inviato speciale di Onu e Lega Araba, Kofi Annan. Il documento, che dovrebbe
essere approvato al Palazzo di Vetro entro oggi, esprime pieno sostegno al piano che
prevede la fine alle violenze, l'accesso completo e senza ostacoli del personale umanitario
nel Paese, e una transizione politica che conduca ad un regime democratico e pluralistico.
Nella bozza si legge che i Quindici si impegnano come Nazioni Unite a monitorare il
rispetto degli impegni assunti da Damasco e si riservano possibili “ulteriori misure”.
Resta da dire che Mosca, che finora si è opposta alle prese di posizione del Consiglio
di sicurezza, fa sapere che il ministro degli Esteri siriano sara' in visita a Mosca
il 10 aprile. Intanto c’è da registrare l’appello per una Pasqua senza violenza
lanciato dal vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Giuseppe Nazzaro.
Sentiamolo al microfono di Eugenio Bonanata:
R. – Questa
occasione di Pasqua - anche se loro non la festeggiano - è sempre una giornata di
pace, di speranza, di amore: che accolgano questo momento che i loro fratelli cristiani
festeggiano affinché trovino un accordo per poter ridare al Paese la pace e la stabilità;
che queste situazioni incresciose di attacco dell’uno contro l’altro con le armi in
mano vengano messe da parte; che mettano da parte le armi perché con le armi, con
la guerra, è tutto perduto. Lo diceva già Giovanni Paolo II: “Con la guerra non guadagniamo
nulla. Perdiamo soltanto.” L’uomo perde la sua pace, perde la sua tranquillità ma
soprattutto, perde la sua dignità e noi dobbiamo oggi riacquistare la dignità dell’uomo
per ridare ai siriani la loro dignità di uomini e di figli di Dio.
D. - Come
vivranno i cristiani siriani la Pasqua 2012? R. - È chiaro che la situazione non
sia delle migliori; però noi per quanto riguarda la vita cristiana, assicuriamo lo
svolgimento delle cerimonie religiose. Lo abbiamo già fatto domenica scorsa – Domenica
delle Palme - quando abbiamo festeggiato in chiesa con la massima solennità. Ieri,
per esempio, qui nella nostra cattedrale, abbiamo anticipato la cerimonia per la Messa
Crismale per permettere a tutti i parroci del rito latino della Siria di partecipare
e poi tornare alla rispettive parrocchie. Quindi è una Pasqua di gioia, come tutti
gli altri anni, forse in un tono un po’ minore, un po’ velato, però noi sentiamo la
gioia interiore che esiste in ciascuno di noi e che vogliamo trasmetterla agli altri.
(bi)